Riportiamo di seguito l’intervento di Serenella Molendini, consiglera nazionale di Parità, nell’ambito dell’approfondimento di Stato Quotidiano sui temi di genere e in vista del rinnovo del consiglio regionale pugliese
“L’uguaglianza di genere (pur nella differenza) deve essere un pilastro nella prossima legislatura regionale. Se molto è stato fatto in questi quindici anni (asili nido, centri antiviolenza, sperimentazioni di welfare aziendale), molto resta da fare rispetto ad un sistema che rimane profondamente non equo. Penso all’occupazione femminile che è ancora al 35,6% (mentre al centro e al nord si è superato il 60% con punte del 73% ed in Basilicata si è a quasi al 40%), penso alla presenza femminile nei luoghi delle decisioni o in genere nei ruoli apicali (quasi tutte le nomine nelle agenzie regionali sono maschili).
Sono perfettamente d’accordo, perciò, con il movimento #halfofit, lanciato dall’eurodeputata verde tedesca Alexandra Geese a proposito del Recovery Fund che deve avere un’impostazione non gender blind nei confronti delle problematiche di genere e lo stesso deve avvenire con i fondi europei del nuovo Programma 2021-2027. Siamo più della metà della popolazione, abbiamo diritto a far sì che la metà delle risorse europee, nazionali e regionali vadano nella direzione di una maggiore equità del sistema.
Il lavoro e l’occupazione femminile devono essere al centro delle politiche regionali, così come di quelle nazionali. Perché ciò avvenga è necessario:
Intervenire su stereotipi e pregiudizi: si faccia un intervento strutturale culturale nelle Scuole di ogni ordine e grado, ma si dia l’esempio in Regione promuovendo le competenze delle donne.
Riprendere il grande investimento sugli asili nido e sulle strutture di “cura” operato fino al 2015 (grazie all’allora assessora Elena Gentile e a tutto lo staff regionale dell’Assessorato al Welfare) e che in questi ultimi anni ha subito un forte rallentamento. L’indicatore di servizio ci dice che siamo al 19,9% per i bambini da zero a tre anni. Un bel risultato, ma lontano da quel 33% che ci chiede l’Europa e che nelle regioni del centro e nord est è stato raggiunto (32,5%). È anche necessario, soprattutto in questo momento storico, che i servizi per l’infanzia siano gratuiti e il progetto nazionale zero sei va in questa direzione.
È cruciale che tra i settori beneficiari delle misure di sostegno dei fondi ci sia quello delle attività di cura. Perché è caratterizzato da una fortissima presenza di forza lavoro femminile. E perché la cura dei più fragili (bimbi/e, anziani non autosufficienti, persone con gravi disabilità), se non sostenuta dall’intervento pubblico, è ancora delegata alle donne che spesso sono costrette a dimettersi dal lavoro perché non riescono a conciliare le attività di cura con quelle di lavoro (solo nel 2019 sono 1.835 le donne che si sono dimesse in Puglia). Perché non intervenire con interventi ad hoc per far rientrare le donne al lavoro?
Ma forse va anche ripensato il welfare e il lavoro, perché c’è una nuova domanda di cura e di assistenza della persona luogo per luogo, di relazioni comunitarie, di azioni che colgano e consolidino il cambiamento rimuovendo gli ostacoli che frenano i piani di vita dei giovani e delle donne. Se il pendolarismo può essere superato (e questo fa bene all’ambiente e al benessere delle persone) con una nuova organizzazione del lavoro, questo non potrà ricadere sulle donne, ma con servizi innovativi che aiutino donne e uomini a lavorare in smart working e, nello stesso tempo, prevedano spazi educativi di qualità per bambini e bambine.
Elaborare un Piano straordinario per il lavoro. La pandemia ha accentuato la posizione di marginalità delle donne: a giugno si registrava in Italia un -2,6% di occupazione femminile e se a luglio l’andamento è stato migliore con circa 80.000 posti in più di lavoro femminile in Italia (le donne sono molto presenti nel turismo), dobbiamo preoccuparci di ciò che potrà accadere da ottobre in poi. Perché non si potranno erogare solo sussidi, ma sarà necessaria una politica di investimenti seri che creino lavoro per giovani, donne e uomini. Da una parte una grande strategia nazionale per stabilire principi e criteri, dall’altra strategie territoriali che contestualizzino le politiche grazie ad un grande confronto con tutte le migliori energie del territorio. Questa volta senza dimenticare le DONNE che possono essere davvero le grandi protagoniste della Ri- costruzione (con sguardo nuovo) di questo mondo. E le donne sappiamo bene che hanno cura delle persone e dell’ambiente.
Un Piano che tenga dentro i bisogni reali delle donne innanzitutto, perché ci sono le donne con figli, ma anche le donne single, le donne separate, le famiglie senza figli, le donne disabili, le donne immigrate, le donne vittime di violenza maschile. Un Piano che tenga conto delle donne dipendenti, delle libere professioniste, delle imprenditrici, non solo delle grandi aziende, ma anche delle artigiane, delle imprenditrici del piccolo commercio.
Un Piano che tenga conto delle Nuove Economie e le incentivi – green, blu, silver, sharing economy – e delle STEM, ma che, nello stesso tempo, senza alcuna dicotomia tra discipline scientifiche e discipline umanistiche, valorizzi anche tutte le attività di cura. Un Piano che riesca a ridurre il digital divide che vede ancora 1 donna su due essere cittadina digitale e circa la metà non avere accesso al web.
Un Piano che sia contenitore di tutte le misure culturali, sociali, economiche, occupazionali e che preveda l’interazione di tutti gli assessorati. Un Piano straordinario per il lavoro di giovani e donne è stato realizzato, con esiti in chiaro scuro, in Regione Puglia nel secondo mandato del Presidente Vendola. Oggi con la prospettiva di maggiori disponibilità finanziarie che la crisi determinata dal Coronavirus ci sta fornendo e con la maggiore consapevolezza dell’importanza di investire sulle donne e sul lavoro, si potrebbe davvero scommettere che una crisi possa generare opportunità per migliorare il nostro paese e il benessere delle donne e degli uomini pugliesi, a patto che si ripensino i pilastri portanti di un modello sociale, economico e culturale che era già prima “escludente”.
Serenella Molendini, Presidente Associazione CREIS (Centro Ricerca Europea per l’Innovazione Sostenibile) Consigliera Nazionale di Parità Supplente
Per chi voglia approfondire, può essere scaricato gratuitamente l’ebook “Per una Ri-costruzione del Paese post Covid 19. Idee in movimento”, a cura di APS CREIS : www.calameo.com