L’indagine della Procura e della squadra mobile sul commercio illecito di materiale pirotecnico tra Foggia e Basilicata è nata da un sospetto poi rivelatosi infondato: quello che Luca Buonarota si fosse vendicato di Giacomo Mongiello, ucciso a Foggia nell’agosto 2025, ritenendolo responsabile del suo arresto per possesso di materiale esplodente.
L’inchiesta è sfociata nel blitz di ieri con l’esecuzione di 7 ordinanze cautelari nei confronti di 6 foggiani e 1 lucano. I sette indagati sono accusati a vario titolo di 12 capi d’imputazione per fatti avvenuti tra settembre 2024 e aprile 2025: 10 per vendita, acquisto e detenzione illegale di circa 10mila petardi e 350 “cipolle”; 1 per peculato e 1 per falso.
Dall’indagine sull’omicidio non emersero indizi sull’assassino e sul movente, ma si scoprì una presunta compravendita di materiale pirotecnico tra Foggia e Potenza.
Gli arrestati
Il gip Mannini, accogliendo le richieste del pm Pensa, ha disposto:
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Carcere per Mario Padovano (36 anni, di Genzano di Lucania), Luca Buonarota (23 anni, di Foggia), Michele Cappa (22 anni, di Foggia), Emanuele Mennuno (38 anni, di Foggia) e Andrea Potenza (42 anni, di Manfredonia).
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Arresti domiciliari per Antonietta Coda (28 anni, compagna di Buonarota) e Giovanbattista Bondesan (60 anni, barese residente a Foggia), rappresentante legale dell’ente di beneficenza Aps Bethel.
Bondesan è estraneo al filone principale dell’indagine sugli esplosivi ed è coinvolto insieme a Buonarota solo nelle ipotesi di peculato e falso.
Per gran parte dei capi d’imputazione legati al possesso di materiale esplodente, il gip Mannini si è dichiarato incompetente per territorio e ha trasmesso gli atti alla magistratura di Potenza, poiché è lì che Buonarota si sarebbe approvvigionato, acquistando petardi dal lucano Padovano.
L’omicidio irrisolto
Giacomo Mongiello, 45 anni, fu ferito la sera del 2 agosto 2024 in via Ettore Valentini, alle spalle di via Sbano, mentre usciva da un locale dove aveva comprato una birra. Un uomo esplose due fucilate e si allontanò in bicicletta. Colpito al braccio, Mongiello fu operato d’urgenza, ma morì due giorni dopo in ospedale: alcune schegge avevano perforato il polmone.
Il blitz è una “costola” dell’inchiesta sull’omicidio, tuttora a carico di ignoti, volta a identificare e catturare l’assassino e a chiarire il movente del delitto.
I sospetti infondati
Fin da subito, Buonarota fu monitorato, poiché si sospettava che l’omicidio Mongiello fosse una vendetta per il suo arresto del 22 marzo 2024. In quell’occasione gli furono sequestrati 100mila euro, circa mezzo chilo di materiale pirotecnico illegalmente detenuto nella cantina del condominio e 8 grammi di hashish.
Dopo l’arresto, Buonarota aveva manifestato sui social l’intenzione di punire eventuali collaboratori delle forze dell’ordine. Poiché l’esplosivo era stato rinvenuto nello stesso stabile dove abitava anche Mongiello, la polizia ipotizzò un suo coinvolgimento nell’omicidio.
Tale pista investigativa si rivelò infondata, ma le intercettazioni, i pedinamenti e i controlli misero in luce il “peculiare spessore criminale” di Buonarota e la sua ripresa nello smercio illecito di esplosivi nonostante l’arresto.
La vendita delle “cipolle”
Secondo l’accusa, Buonarota avrebbe cercato di preservare la sua figura di monopolista nel mercato illegale di esplosivi, continuando a smerciare petardi e “cipolle”, manufatti ritenuti dagli artificieri di elevata pericolosità e potenziale distruttivo.
In questa attività si sarebbe avvalso della complicità della compagna Antonietta Coda e dei fornitori Padovano e Potenza. Dopo l’arresto del 2024, avrebbe adottato un nuovo assetto organizzativo, delegando ai complici Cappa, Mennuno e un terzo foggiano (arrestato in flagranza a dicembre 2024 ma estraneo al blitz di ieri) il compito di trasportare e stoccare gli esplosivi.
Padovano, in due occasioni, avrebbe venduto a Buonarota e Coda 5mila petardi e 50 cipolle per 1500 e 1750 euro. A Potenza si contesta invece la vendita di circa 200 cipolle per 800 euro.
Il peculato e il falso
Indagando sul traffico di esplosivi, pm e polizia avrebbero accertato anche un presunto peculato e un falso che coinvolgono Buonarota e Bondesan.
Quest’ultimo, rappresentante legale dell’ente di beneficenza Aps Bethel e incaricato di pubblico servizio, avrebbe consentito a Buonarota di appropriarsi, tra marzo e aprile 2025, di generi alimentari destinati a famiglie bisognose: cassette di arance, barattoli di legumi, confezioni di pasta, pomodori, zucchero e farina, tutti prodotti contrassegnati con la dicitura ufficiale “confezionato dall’Unione Europea – Ministero del lavoro e delle politiche sociali – Coesione Italia – Inclusione e lotta alla povertà”.
L’accusa di falso riguarda invece il procedimento di messa alla prova di cui Buonarota beneficiò nel marzo scorso. Avrebbe dovuto svolgere attività lavorativa presso l’ente di beneficenza, ma – secondo l’accusa – lui e Bondesan avrebbero falsificato il registro delle presenze, attestando la sua partecipazione in orari in cui era in realtà assente.