Titolo originale: Drive
Nazione: Stati Uniti
Genere: noir, thriller
Anno: 2011
E Nicolas Winding Refn fu.
Come nelle più prevedibili evoluzioni, il regista della trilogia di Pusher non solo è ormai ufficialmente tra i notabili anche presso il grande pubblico, ma raggiunge tale felice affermazione secondo le precise tappe di maturazione sperate da chi già ne apprezzava le crescenti doti e qualità.
Drive, ultimo lavoro del maestro danese, è un noir DOC in stile a cavallo tra gli anni 70 e 80 come non se ne vedevano da tempo, misurato e calibrato negli equilibri di un prezioso orologio di marca.
Si narra la storia di un pilota d’auto e stuntman che, occasionalmente, presta le proprie abilità al volante per rapine al soldo di piccoli malavitosi. Contatti poco raccomandabili e l’incontro con una graziosa ragazza gli complicheranno la vita.
In Drive il percorso narrativo, rispetto all’opera di Scorsese, è più strettamente noir in senso criminale, evoluzione che appare chiara nella seconda parte in un’esplosione controllata di terribili accadimenti e violenze. Refn è educato (nel senso più nobile del termine) nel gestire questa materia e scende quasi una lacrima nel costatare tale conquista ricordando certi infantilismi registici di Pusher, che si temeva diventassero il braciere grossolano e poco originale della sua vena gangster.
Le ispirazioni del film sono evidenti, addirittura smaccatamente omaggianti nella definizione del protagonista e nella sequenza iniziale: il pilota, un ottimo Ryan Gosling, è erede diretto dell’insolito e affascinante Ryan O’Neil di Driver l’imprendibile, cult anni 70 di Walter Hill che, rispetto al lavoro di Refn, restava, per scelta, di impianto poliziesco da inseguimento, confinato il noir alla sola introspezione del protagonista. L’aspetto criminale di Drive si mantiene, ad ogni modo, classicamente legato alla tradizione di certo cinema della stessa epoca, molto vicino al Chi ucciderà Charley Varrick? di Siegel, costruendone un godibile mix col precedente di cui onestamente si sentiva il bisogno, ora più di un tempo.
Per forma estetica e efferata violenza, Refn si lascia evidentemente guidare dal cinema gangster anni 80/90 – e in tal senso continua il gioco di Pusher ma questa volta con serietà -, e sono centellinate e perfette le sequenze del genere, nella seconda parte, impeccabili e debitrici del miglior Scorsese. La colonna sonora, audacemente originale, dai ritmi dance nostalgici anni 80, completa un quadro che è l’attestazione di una maturità vera, umile e personale, che cita le fonti e al contempo scrive un percorso.
Nicolas Winding Refn segna, coi suoi ultimi tre lavori, tre centri su altrettanti generi cinematografici, come un bizzarro discepolo della settima arte che raccoglie stili da tempi e mode lontani, consapevole delle possibilità d’applicazione dei suoi gusti e abilità.
Si è felici e al contempo timorosi, abituati troppe volte a naufragi dopo esordi ben più potenti.
Cosa resta da fare? Nulla, se non attendere in silenzio, come il pilota di Drive in una camera buia dall’alto di un palazzo, e sperare non siano solo fuochi fatui.
Premio alla Regia alla 64ª edizione del Festival di Cannes.
Valutazione: 7.5/10
Spoiler: 9/10
AltreVisioni
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Cencoroll, A. Uki (2009) – corto d’animazione. Fantasia nipponica ma poco pregnante * 5
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Palombella Rossa, N. Moretti (1989) – onirica e surreale dichiarazione di sconfitta di ideali. Audace * 7.5
Baarìa, G. Tornatore (2009) – film inutile e arido come una noce vuota. Grossolano in tutto * 3
In Stato d’osservazione
This must be the place, P. Sorrentino (2011) – Cannes 2011: Sorrentino + Sean Penn * 14ott
Cowboys & Aliens, J. Favreau (2011) – buon passatempo? Da valutare senza pregiudizi * 14ott
Melancholia, L. Von Trier (2011) – ancora una prova difficile dopo Antichrist? Attesa * 21ott
Paranormal Activity 3, H. Joost & A. Schulman (2011) – ancora un altro… * 21ott