I particolari sono stati resi noti in Questura a Foggia alla presenza del Procuratore Capo di Foggia dr. Vincenzo Russo. Le esecuzioni di ordinanza sono state emesse dal Gip Dottor Antonio Buccaro su richiesta del Pm Dottor Bruno Infante.
Profilo ed omicidio Rizzi Come risaputo, Giosuè Rizzi fu ucciso con sette proiettili ai primi del 2012 a bordo dell’auto su cui viaggiava, una Ford Fiesta scura, al centro della carreggiata destra di Via Napoli, alla periferia di Foggia. Per il pentito tranese Salvatore Annacondia Rizzi era, per tutti, al di fuori del capoluogo dauno, “il Papa di Foggia”. Lui, tra i fondatori della Società Foggiana, 60 anni di cui la metà passati dietro le sbarre, sembrava essere fuori dai giochi, fuori da tutto. Come Michele Mansueto, ucciso nel giugno dell’anno scorso quando pareva essersi scrollato di dosso la nomea mafiosa. Rizzi resta per tutti innanzitutto l’esecutore materiale della ‘Strage del Bacardi’, avvenuta in un bar del centro storico di Foggia, quando il commando di cui egli stesso faceva parte, fece irruzione ad armi spianate uccidendo quattro persone (tre foggiani ed una donna di Terlizzi, nel barese).
Sul passato criminale dell’ex “papa di Foggia” nessun dubbio, diverso invece il peso rivestito dopo la scarcerazione. Dopo 21 anni ininterrotti in carcere (02.05.1986 l’arresto legato alla strage al circolo Bacardi, poi la trafila giudiziaria), G.Rizzi fu posto ai domiciliari (motivi di salute) il 15.05.2009 (un anno da scontare per il fine pena di 30 anni per cumulo pene) e rimesso in libertà definitivamente il 16.11.2010 (quando fu sottoposto a libertà vigilata). In precedenza il 14.11.2009 l’arresto per evasione dai domiciliari e per resistenza alla PS (16 mesi). Mai nascosti i gravi problemi di salute dell’uomo e forse la dipendenza all’alcolismo. Quali i movimenti dell’uomo nei quasi 14 mesi trascorsi in libertà? Le indagini erano state condotte dalla Mobile foggiana, dai carabinieri del Reparto operativo, dal Pm Luciana Silvestris e dalla collega della DDA di Bari Eugenia Pontassuglia.
Al tempo le indagini cercarono di stabilire possibili relazioni con gli omicidi di Lilino Mansueto (24.06.2011) e Franco Spiritoso (morto il 18.06.2007). Nel mezzo la morte di Tonino Bernardo (27.09.2008). L’ipotesi fu quella di un regolamento di conti generale per “togliere di mezzo” i vecchi vertici della mala foggiana. Forse per un tentativo di ri-gestione degli “affari” passati.
Le estorsioni ai commercianti foggiani dei fiancheggiatori di Rizzi. Quali sono state le attività del cd “Papa di Foggia” prima del suo omicidio? Con l’odierna indagine, una risposta. Da quanto emerso, 4 soggetti, ora destinatari di misure cautelari – Luigi De Matteis, classe 1962; Elio Maccione, classe 1957; Mario Piscopia, classe 1980; Fausto Rizzi (nipote di Giosuè), classe 1980 – si sono resi autori di numerose estorsioni aggravate in concorso ai danni di commercianti della città di Foggia. In alcuni casi, quando ancora in vita, era lo stesso Giosuè Rizzi a compiere le estorsioni. Durante una di queste il già Papa di Foggia è stato ripreso dal sistema di videosorveglianza di un negozio del centro storico, con attestazione delle percosse inferte da G.Rizzi ai danni del titolare dell’esercizio commerciale. Da qui le indagini fino alle odierne misure cautelari.
Dalla conferenza stampa è emerso che sono state 4 le estorsioni operate dal gruppo Rizzi, 2 quelle del gruppo capeggiato da Rossana Trisciuoglio.
Le dichiarazioni. Secondo gli inquirenti, lo stampo, le modalità e la mentalità emerse nelle estorsioni sono di “stampo camorristico-mafioso”: “si effettuano estorsioni per dimostrare quanto siano forti, e riescano a controllare il territorio”, spacciano droga credendo di “offrire un servizio”, come riferito dal Procuratore Capo di Foggia V.Russo. Lo stampo è quello, ma non vi sono per questo gruppo elementi che riconducano a commistioni del clan Rizzi-Trisciuoglio con quelli affiliati alla camorra, sebbene “altri gruppi” della zona lo siano. Un classico esempio è mostrato dalla rissa ripresa da una telecamera di video sorveglianza dove rizzi aggredisce fisicamente il titolare dell’attività commerciale perchè avrebbe preteso lo sconto su certi prodotti o l’applicazione del prezzo di produzione. Stesso modo di procdere ed approccio per l’uomo che è stato oggi arrestato con l’accusa di aggressione a personale ospedaliero, dal quale avrebbe prteso trattameti di favore e corsie preferenziali.
Il luogo dove avvenivano le estorsioni era uno scantinato di un altro bar gestito da terzi. Quando i pregiudicati non riuscivano ad estorcere denaro alle vittime, il loro target si spostava sui debitori delle attività commerciali. Si giungevaa anche a minacciare parenti e famigliari.” Scarsa la collaborazione dei cittadini, oltre l’omertà e la paura nel denunciare certi accadimenti”, come osservato dal Sostituto procuratore Alessandra Fini. “Per questi e altri motivi – spiega Fini – non è stata una indagine facile da monitorare. Importante è stata l’attività di pedinamento ed intercettazioni ambientali, oltre che alcuni attentati effettuati con autobombe prsso le stesse attività commerciali.”
A cura di Ines Macchiarola
inesmacchiarola1977@gmail.com
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Da: Avv. Eugenio Gargiulo (eucariota@tiscali.it)
Vietate le “vendette private” contro gli atti di “bullismo”!
Al genitore della vittima non è concesso vendicarsi degli atti di bullismo sopportati dal proprio figlio minorenne. È quanto affermato dalla Cassazione, che ha confermato una condanna a tre mesi di reclusione (convertita in pena pecuniaria) inflitta nei confronti di un padre che aveva usato violenza nei confronti di un giovane di 13 anni, reo di aver vessato il figlio con atti di bullismo.
Nello specifico il genitore, aveva preso il giovane bullo e lo aveva trascinato per i capelli e per un orecchio nella camera della vittima, il figlio di 11 anni, costringendolo sotto minaccia a chiedere scusa in ginocchio e dandogli due ceffoni sul volto.
Il bullo diventato “vittima”, secondo la Cassazione, è stato sicuramente sconvolto e alterato, sul piano psichico, “dalla condotta reiteratamente violenta, sotto tutti i profili, dell’imputato, proiettata verso un obiettivo di punizione e rieducazione, assolutamente al di fuori della sua competenza ed estranea alle regole di civiltà che sempre e comunque devono vincolare le azioni e le reazioni dei cittadini”.
Per la Suprema Corte, la pena inflitta all’uomo, già condannato in primo e secondo grado, sarebbe “calibrata e commisurata alla gravità del danno cagionato al minorenne”. L’uomo avrebbe infatti dovuto semplicemente rivolgersi ai responsabili del centro sportivo nel quale si erano verificati gli atti di bullismo, senza prendere iniziative personali di nessun genere.
Foggia, 10 ottobre 2012 Avv. Eugenio Gargiulo
Nei secondi sei mesi dell’anno 2012 la Procura della Repubblica ha emesso un numero doppio di arresti rispetto al primo semestre 2012.
Contemporaneamnete vi è una riduzione significaiva di furti e rapine.
Ottimo lavoro, veramente e con soddisfazione, ottimo lavoro.
Continute così.
Gustavo Gesualdo
alias
Il Cittadino X
Gustavo, vero è un frammento di incipit detto alla conferenza e che ho omesso per dimenticanza.
Thanks 😉
Ma perchè scusate quando equitalia butta per strada una famiglia ……la casa non è organizzazione di stampo mafioso? certo quello è protetto dalla massoneria ma anche questa setta di squilibrati è una organizzazione …….