Foggia – A volte basta davvero poco per farci tornare indietro negli anni. Oggi, per esempio, mi è capitato casualmente di avere tra le mani e sfogliare, l’album della raccolta calciatori “Panini” di quest’anno. E’ di mio figlio, il più piccolo: Si fa per dire. 19 anni, ma, per fortuna, con alcune passioni che condivide con quelle della mia gioventù. Ogni anno raccoglie le figurine, e, senza soluzione di continuità, conserva tutti gli album da quando io stesso facevo la raccolta calciatori.
Decido, dunque, di scendere per andare a comperare alcune bustine da fargli trovare al rientro. All’edicola prendo tre bustine: 70 cent, ciascuna. Due parole con l’edicolante e … in men che non si dica, la memoria torna indietro agli anni 60. “Caspita, 70 centesim?! ti ricordi quando le pagavamo addirittura 10 lire? Le “dieci lire” delle bustine rappresentavano se non tutto, tantissimo per la nostra generazione. Esse, infatti, erano il frutto del nostro impegno settimanale alla scuola, catechismo…e basta! perchè non esisteva altro, che la Domenica si concretizzava nelle 100 lire che i nostri genitori ci davano, con nostra immensa gioia e con le quali potevamo acquistare, appunto, le tanto agognate bustine dei calciatori: non prima però di essere stati a messa. Dopo la Santa messa, allora in quel di San Tommaso, una corsa all’edicola di P.zza Baldassarre, prima di andare a vedere il film a Santa Chiara o alla sala farina, e via all’acquisto delle figurine.
Con 100 lire ben 10: Pensate! poi, dopo il film, iniziavano gli interminabili scambi di figurine e i tanti giochi che con le stesse si facevano: Colletto, colore, squadra cappotto ecc. La ricerca dei “difficili” lo “sbolognamento!” quanto più possibile dei “triploni”; la ricerca della “squadra” o lo “scudeto” che ci mancava e che avremmo però “pagato a “caro figurine”: poevano valere anche tre o quattro calciatori. C’era però qualcosa alla quale occorreva fare molta attenzione: quella di non scambiare le figurine “valida”. La “Valida” o “bisvalida” erano quelle figurine che riportavano sul retro per l’appunto, tale dicitura. La loro raccolta premiava i collezzionisti più assidui con ricchi premi. Quasi in ogni bustina vi era una “valida”.
L’album riportva nelle ultime pagine l’elenco dei regali e le modalità per ottenerli: palloni di cuoio, magliette e completi da calciatore, l’intramontabile “almanacco del calcio” e tanti altri “sogni” di noi bambini. Oltre alle bustine domenicali, qualcuno di noi riusciva a comprare qualche bustina anche in settimana, approfittando di una piccolissima “cresta” che a volte si faceva su un qualche commissione che la mamma ci affidava al vicino negozio alimentare. Il completamento dell’album era il successo al quale tutti aspiravamo. Per coloro ai quali mancavano solo una o due figurine, era una vera disdetta. Ogni bustina che si apriva era un battito di cuore nella speranza di veder spuntare il calciatore mancante. Si accumulavano così centinaia di doppioni che, alla fine, difficilmente si sarebbero scambiati.
Le soluzioni per finire l’album erano due: Sperare nella “comprensione” di qualche amico che in cambio di decine e decine di figurine ti consegnava quella mancante oppure , ma era una cosa che si faceva a malincuore e quasi di nascosto e anche vergognanosene un po’, chiedere direttamente alla “Panini” il o le figurine mancanti. Quanto già ervamo più grandicelli cominciò ad essere consueto lo scambio di figurine tra compagni di scuola: ma non in classe! altrinenti il professore te le requisiva ( i più maligni dicevano che lo faceva di proposito per portarle ai suoi figli…). Funzionava, più o meno, così: ciascuno portava a scuola l’elenco delle figurine mancanti e lo consegnava ad un compagno il quale poi, a casa, ne avrebbe controllato i numeri con quelli che aveva e il giorno successivo li portava a scuola e, durante la ricreazione, li consegnava a colui che le aveva chiesto, ottenenone in cambio quelle che servivano a lui. In tal modo si accellerò di molto il riempimento dell’album.
La raccolta dei calciatori della “Panini” era, insomma, una vera e propria passione. Dopo esserci lasciati andare a questi ricordi, pago le bustine all’edicolante e, non senza una punta di nostalgia, prendo le tre bustine, pagate 2 euro e 10 centesimi, e, comunque, ringrazio il buon Dio, per avermi dato un figlio che conservi ancora il desiderio di rccogliere queste ceebri ed imortali figurine.
(A cura del Dr Salvatore Aiezza)