Anno accademico 2001/2002. Cominciarono allora le mie corse per saltare sui regionali che da Foggia mi portavano a Lecce. La Puglia la percorrevo tutta per studiare in una delle città più belle del Sud. Avevo deciso che la storia dell’arte e i beni culturali dovevano far parte della mia vita. All’epoca ero troppo giovane per capire pienamente la “rivoluzione turistica” che stava cominciando in quegli anni, proprio a partire dal Salento.
Adriana Poli Bortone era sindaco di Lecce da tre anni e il territorio salentino iniziava ad emergere come meta turistica. Dopo quasi vent’anni, mi piace pensare che il brand “Puglia” sia nato lì e la fautrice sia stata una donna.
Profondamente innamorata della Puglia, dopo alcuni anni di lontananza, ho voluto fortemente tornare per viverci e lavorarci. Quest’estate l’ho ripercorsa tutta, stavolta con la mia macchina, e l’ho guardata da vicino. E’ una miniera di pietre preziose a cielo aperto, ma come tutte le miniere, ha anche zone in ombra e desolate.
La Puglia vanta riconoscimenti di livello internazionale come Best value travel destinations in the world, ed è stata scelta come location per numerose pellicole cinematografiche di successo. L’estate 2020 l’ha vista protagonista grazie al reportage fotografico di una nota influencer, che ha deciso di trascorrervi parte delle vacanze, e alla sfilata di una prestigiosa maison di moda diretta, guarda caso, da una stilista di origini salentine. Ancora due donne. Sono convinta che ci sia qualcosa nella lungimiranza e nella creatività femminile che potrebbe apportare notevoli cambiamenti nella gestione del territorio.
Ci sono realtà museali guidate da donne come il MarTa di Taranto, la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare, il MAT di San severo, per citarne alcune, e forse non è un caso. Insomma, lo scrigno e le gemme ci sono ma è necessario creare le condizioni adeguate affinché possano essere ammirati da ogni angolazione.
Per rendere l’offerta maggiormente attrattiva, occorre investire in strutture ricettive moderne, magari non consumando suolo per crearne di nuove, ma semplicemente riammodernando quelle esistenti, elevandone lo standard qualitativo e realizzando concretamente quel sogno – soprattutto nei piccoli borghi che soffrono lo spopolamento- chiamato “albergo diffuso”. Immaginare e strutturare percorsi turistici diversificati che mettano in evidenza anche siti poco conosciuti, recuperando quelli in stato di abbandono partendo almeno dalla messa in sicurezza, utile per poterli visitare in occasione di eventi realizzati ad hoc. Per fare tutto questo è necessario reclutare e gestire personale qualificato che abbia a cuore la propria terra e la conosca a fondo, mosso da un reale spirito di appartenenza.
Occorre quindi creare quello spirito di squadra che dovrà servire a supportare l’entusiasmo dei giovani coraggiosi che hanno deciso di restare e quelli che hanno deciso di tornare! Un cenno alla tanto osannata “destagionalizzazione”: il clima della Puglia è mite per gran parte dell’anno e sono tante le ricorrenze legate alle tradizioni locali in ogni stagione.
Due, infine, i temi da cui bisognerebbe partire per raggiungere il traguardo: il completamento del tanto agognato aeroporto “Gino Lisa” e il risanamento del nostro patrimonio più grande, più antico, più longevo: gli ulivi. Se c’è un’immagine che mi ha lacerata nel mio essere pugliese, è stata la vista di ettari ed ettari di uliveti devastati dalla Xylella. “Campi trasformati in camposanti, tra ulivi morti come nell’inferno dantesco, nella selva di Pier delle Vigne”, (cit. M. Veneziani).
Consapevole che ciò che scrivo non è nuovo a livello di proposte ed è molto condiviso, sono altrettanto consapevole che nessuno è ancora riuscito a portare a termine almeno uno di questi processi di sviluppo turistico. Certamente fattore importante da tener presente la necessità di ingenti risorse economiche. In Salento hanno iniziato con il POR (Programma Operativo Regionale) 2000/2006, poi è venuto il PO FESR (Programma Operativo Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) 2007-2013 che ha permesso la nascita di Puglia Promozione e quest’anno scade il PO FESR 2014/2020. Siamo sicuri che il problema sia la mancanza di risorse economiche?
Eleonora Zaccaria, 11 settembre 2020
Non discuto su chi sia il fautore della nascita del brand Puglia, potremmo discuterne per mesi.Mi preme evidenziare, e concordo su questo, come il problema, soprattutto al Sud, non sia l’assenza di risorse economiche ma come tali vengono allocate e spese, su quali progetti si investe e soprattutto quale visionsi ha per un territorio.
Un esempio: il Gino Lisa negli anni è stato sempre un fallimento (economicamente parlando) relegato a scalo minore; oggi si allunga la pista senza un Piano Industriale che indichi chi volerà, a quali tariffe, con quali costi. Realizzare una pista e avere una cattedrale nel deserto per poche migliaia di passeggeri (guardare i dati fino al 2010) cos’è se non un spreco? Ci auguriamo tutti che il Lisa possa esplodere a livello di passeggeri, ma siamo in Lockdown e le compagnie low cost tagliano le rotte, Ryanair e Easyjet non voleranno da Foggia perchè già volano su Bari e Lecce, ci affideremo a compagnie minori con rischio di fallimenti? Spero di no, ma è quello che è accaduto fino al 2010. E questi sono fatti. Così come bisognerebbe rivedere i fondi destinati ai Cammini/sentieri, perchè nessuno ha previsto fondi di manutenzione per gli stessi, con la conseguenza che i comuni realizzano percorsi che dopo 6 mesi o 1 anno, diventano terra di nessuno e di degrado. Insomma, la qualità degli investimenti parte da una vision reale di sviluppo, da una classe amministrativa competente e coraggiosa (con scelte impopolari), fin quando guarderemo solo quello che ci fa comodo, alcuni territori non cresceranno mai. E il brand Puglia caratterizzerà solo alcune aree pugliesi nella mente dei turisti.