Foggia/Manfredonia, 11 novembre 2019. Un’udienza “fondamentale“, quella del 16 dicembre 2019, per il procedimento penale, in Corte d’Assise a Foggia, a carico del 48enne Matteo Lombardi e del 39enne Antonio Zino, arrestati la mattina del 17 aprile 2019 per l’omicidio di Giuseppe Silvestri. Omicidio avvenuto alle ore 5, probabilmente alle “ore 4.45” del 21 marzo 2017, lungo la via Panoramica di Monte Sant’Angelo.
“Zino risponde di favoreggiamento semplice, Lombardi di omicidio”
I due imputati – entrambi ritenuti “facenti parte del gruppo criminale Romito-Ricucci-Lombardi” -, erano stati accusati rispettivamente di “omicidio aggravato dal metodo mafioso e porto e detenzione d’arma” (Lombardi) e di “favoreggiamento” (Zino, vedi sotto).
Le indagini relative ai 2 arresti erano state svolte dai Carabinieri del Comando provinciale di Foggia e coordinate dalla D.D.A. di Bari (i pm Giuseppe Gatti, Ettore Cardinali e Luciana Silvestris con il procuratore aggiunto Francesco Giannella).
Focus udienze. Stamani l’ascolto dei primi testimoni
Come riportato in un primo testo, dopo la precedente udienza – nella quale erano state ammesse le prove ed era stato nominato il perito per le trascrizioni, le telefonate e le captazioni ambientali -, stamani sono stati ascoltati i primi testi: Carabinieri e medici, compreso il medico legale che ha constatato il decesso del Silvestri. Stamani sono state anche acquisite tutte le perizie autoptiche.
Il “giallo” fotogrammi
Relativamente all’ascolto dei testimoni: da raccolta dati, sono stati commentati i fotogrammi ripresi dagli impianti di videosorveglianza, relativi al giorno dell’omicidio. Si dovrebbe fare riferimento a impianti privati e non comunali.
Non sono stati riscontrati fotogrammi che hanno ripreso il momento dell’agguato. In conclusione, non sarebbero emersi dei “fotogrammi utili per attestare cosa realmente sia successo nel giorno dell’agguato al Silvestri“.
L’udienza del 16 dicembre “fondamentale” per l’esito del procedimento
Nel corso dell’udienza del 16 dicembre 2019 saranno ascoltati i tecnici dei Carabinieri del RIS di Roma, che hanno effettuato l’esame sulle cartucce esplose (“5 o 6“, secondo il collegio difensivo) per l’omicidio. Per gli accertamenti sui colpi d’arma da fuoco esplosi nell’agguato, agli atti del fascicolo risulterebbero “solo i risultati”, ma mancherebbe “tutta la premessa”, e le indagini svolte “per giungere alla conclusione”. Vale a dire: che a sparare contro il Silvestri sia stato Matteo Lombardi.
Come riferisce il collegio difensivo dell’uomo “solo su una cartuccia sarebbe stato trovato del dna prevalentemente attribuibile al Lombardi“, mentre sulle altre “principalmente della mistura“.
La nota stampa dei Carabinieri relativa all’arresto di Lombardi e Zino
Come ricordato, nella nota stampa relativa all’arresto dei due imputati, i Carabinieri del Comando provinciale di Foggia hanno invece comunicato che “Intorno alle 5 del mattino del 21 marzo 2017 erano stati segnalati ai CC. alcuni colpi di arma da fuoco provenire dalla via Panoramica di Monte Sant’Angelo, nonché la presenza di un’auto ferma a centro strada“. “Immediatamente giunti sul posto, i Carabinieri accertavano la presenza di una Fiat Doblò di colore grigio, attinta da diversi colpi di arma da fuoco, ferma al centro della sede stradale con a bordo il corpo esamine di Giuseppe Silvestri, pregiudicato del posto, crivellato da colpi di fucile cal. 12“.
“L’accurato sopralluogo dei Carabinieri aveva consentito al tempo di rinvenire tracce biologiche che, esaminate da parte del RIS di Roma, avevano evidenziato il DNA di Lombardi Matteo su quasi tutte le cartucce esplose e rinvenute, in maniera pressoché esclusiva e consistente“. “Le risultanze investigative delle attività tecniche consistenti in intercettazioni e analisi dei tabulati telefonici aveva consentito al tempo di smentire la versione sin da subito fornita da Lombardi Matteo, che aveva dichiarato la propria estraneità ai fatti e di trovarsi già in Lombardia alla data dell’omicidio. L’affermazione era stata inoltre rafforzata da quelle di Antonio Zino, che aveva testimoniato falsamente di aver accompagnato Lombardi Matteo nel Nord Italia, fornendogli un alibi, nel tentativo di depistare le indagini”.
Collegio difensivo “Il giorno dell’omicidio, Lombardi era in viaggio in auto per Milano”
Da evidenziare come l’imputato Lombardi, quando ascoltato dagli inquirenti per sommarie informazioni, aveva dichiarato al tempo che, il giorno dell’omicidio (21 marzo 2017), era “in viaggio in auto per Milano, per vicende professionali – lavorative”.
“Il DNA non è databile in alcun modo“
Nell’udienza del 16 dicembre 2019, il collegio difensivo di Lombardi cercherà di attestare come “il DNA di una persona” non sia “databile”, e che pertanto non sia dimostrabile che il dna presente su una cartuccia “è stato rilasciato a breve distanza” dai fatti, “tanto 1 anno” quanto “3 mesi” prima. “Il dna non è databile”, ripetono gli avvocati dell’uomo. Avvocati che confidano di giungere a sentenza “prima dell’estate 2021”.
I dubbi sulla Toyota Rav
Nel corso dell’udienza di stamani spazio alla visione dei fotogrammi, “non comunali (“poichè non attivi nella zona”, come reso noto dal legale di Zino), per accertare con certezza l’auto utilizzata dal responsabile o dai responsabili della morte di Giuseppe Silvestri.
Si parla dell’utilizzo di una Toyota Rav, “ma non è stato indicato con certezza il colore della stessa”, dicono gli avvocati del Lombardi. Per i Carabinieri si fa riferimento ad un “grigio chiaro”. Le risultanze si riferiscono all’auto trovata incendiata “a circa 50 km” (“località Falcare, agro di Cagnano Varano) dal luogo (via Panoramica a Monte Sant’Angelo) dove è stato trovato cadavere Silvestri la mattina del 21 marzo 2017.
I Carabinieri avrebbero ritrovato l’autovettura, una “Toyota Rav, anno 2003“, la sera del 21 marzo 2017. Un dato che è ritenuto “anomalo” dal collegio difensivo del Lombardi tanto per le ore di distanza tra l’omicidio (alle “4.45” del 21 marzo 2017) e il rinvenimento dopo ore dell’auto incendiata, quanto per la distanza tra i luoghi dell’omicidio e quello dove il mezzo è stato dato alle fiamme. Secondo il collegio difensivo, gli incendi dei mezzi utilizzati per gli omicidi avvengono solitamente a poca distanza dagli agguati e in luoghi relativamente vicini (luogo dell’omicidio e quello dell’incendio del mezzo).
Come emerso durante l’udienza di stamani, l’autovettura Toyota Rav sarebbe stata vista passare per la casa del Silvestri “un’ora prima dell’agguato”. Poi alle ore 4.50 (ipoteticamente 5 minuti dopo l’agguato) sarebbe stata vista transitare “a circa 300 metri dal luogo dell’omicidio”. I Carabinieri di Monte erano stati già informati dei fatti (l’omicidio del Silvestri) verso le ore 4.50, attraverso una telefonata di un cittadino al centralino della caserma.
La Toyota Rav utilizzata dal responsabile o dai responsabili dell’omicidio risulta provento di furto, qualche mese prima in un paese dei Monti Dauni. “Ma ancora non si comprende il modello” della stessa.
Il profilo del Silvestri, la contestazione relativa al movente
Come riportato dai Carabinieri nella nota stampa relativa all’esecuzione della misura cautelare a carico di Lombardi e Zino, Giuseppe Silvestri, detto l’Apicanese, era una figura storicamente inserita nel contesto della mafia garganica facente capo alla famiglia “li Bergolis” di Monte Sant’Angelo e denominato “clan dei Montanari”, la cui mafiosità è stata riconosciuta con sentenza irrevocabile di condanna all’esito del processo denominato “Iscaro-Saburo”.
Al sodalizio criminale mafioso dei “li Bergolis” si è con il tempo contrapposta altra consorteria criminale, operante in area garganica: il clan Romito-Ricucci-Lombardi di Manfredonia, Mattinata e Macchia di Monte Sant’Angelo.
La contrapposizione tra i gruppi criminali ha dato origine alla faida ancora in atto, che ha insanguinato (e continua a insanguinare) la provincia di Foggia. L’omicidio – del 21 marzo 2017 – fu il primo della sequenza dei tre “delitti del 21 marzo”: a quello di Monte Sant’Angelo sono seguiti il tentato omicidio a Vieste di Marco Raduano, il 21 marzo 2018, scampato ad un agguato nei pressi della sua abitazione e il recente omicidio a Mattinata di Francesco Pio Gentile, del 21 marzo 2019.
La rapina aggravata alla gioielleria a Monte
“L’omicidio di Silvestri Giuseppe, persona legata agli eredi di sangue della famiglia li Bergolis, era stato perpetrato a breve distanza di tempo dalla rapina aggravata alla gioielleria dei Nobili di Monte Sant’Angelo del 18 febbraio 2017, per la quale erano emersi indizi verso lo stesso Silvestri Giuseppe, il quale era sospettato di aver collaborato con i rapinatori, fornendo loro supporto logistico, senza che però potessero essere trovati elementi di prova certi nei suoi confronti“.
Il collegio difensivo del Lombardi ritiene “anomalo” anche il movente, reso dagli inquirenti, alla base dell’omicidio di Giuseppe Silvestri.
Il riesame. Il provvedimento dello scorso luglio 2019
Come già pubblicato, si ricorda in conclusione come, con provvedimento dello scorso luglio 2019, il Tribunale del Riesame aveva parzialmente accolto il ricorso presentato dai legali del 48enne Matteo Lombardi, annullando di fatto l’articolo 2 della legge sulle armi, in particolar modo in relazione alla detenzione di un fucile.
Al di là del parziale accoglimento relativamente alla detenzione del fucile, il Riesame – nello scorso luglio 2019 – aveva confermato per il resto l’ordinanza interessante Lombardi, attualmente detenuto nel carcere di Voghera.