Del caso di Alessandro Ciavarrella di Monte Sant’Angelo ho un ricordo vivido e diretto, oltre ad aver assistito – anche se per un periodo di cronaca – all’evolversi dei fatti. Naturalmente parlo delle prime sensazioni dopo la scomparsa del ragazzo.
Ricordo allora: il mio vecchio giornale – al quale ero legato – la notizia in prima pagina (o seconda, penso la seconda), ricordo le urla di Francesco, i complimenti di Annalisa, la foto di Alessandro (gigante), ricordo il cuore che mi batteva, ricordo un maestro di una scuola elementare, penso dello stesso giovane, che parlava di un ragazzo “intelligente”, di un ragazzo che “si applicava poco” ma che in compenso era “rapido e sveglio di mente”; ma ricordo anche di “ultime amicizie poco raccomandabili” e di alcuni gesti del giovane che forse lo stesso “poteva evitare” .
Ma ricordo anche una sorella di Alessandro (che ho rivisto oggi – con famiglia – ma essendo un cretino non sono riuscito a salutare) nella mia malridotta Nissan Micra. La sorella di Alessandro che mi parlava delle sue preoccupazioni, con occhiali scuri e serenità perduta. Era passato un giorno, forse due dalla scomparsa del ragazzo. Ricordo il mega-salumificio all’ingresso di Monte. Ma soprattutto ricordo il mistero. E poi: assolutamente il vuoto. In tutti i sensi. Nel bel mezzo: ricerche che partono e poi tardono a partire, indagini incessanti dei carabinieri, indagini e basta, e voci, voci, voci, tantissime voci, anche quelle di un ritrovamento dei resti del cadavere, e l’eco della stampa che si accende e poi si spegne (ragioni di audience – nonostante lo neghino Giletti e i replicanti), e poi le accuse su due ragazzi (scagionati e risultati innocenti), ragazzi accusati per presunte tracce ematiche appartenenti ad Alessandro e ritrovate all’interno di un garage (di uno di loro) a Monte Sant’Angelo.
Oggi, che tante cose sono cambiate da allora, oggi che quasi odio questa professione – che invece amo al contrario ma che dovrò lasciare forse per questioni pecuniarie – oggi che sono passati ben due anni (11 gennaio 2009 – in una mattina di sole, come si è sempre detto, nei pressi del bar Byron di Monte, a bordo di una Golf grigia, bar dove il ragazzo era andato per incontrare un amico, ndR) dalla scomparsa di Alessandro Ciavarrella di Monte Sant’Angelo, la stessa comunità montanara è scesa unita (ma non numerosa) per le vie del paese. Ricordando il ragazzo in silenzio. Alcuni giovani di Monte sono sembrati indifferenti (“tenete – sempre – a mente che .. vi dico quello che ho visto io con due soli occhi e chiedo preventivamente scusa se vi parrà troppo poco”) alla stessa manifestazione di piazza. Alcune donne al passare degli striscioni hanno esternato ma anche simulato interesse. Ma non così per tutti: circa 200 le persone presenti. 200 persone attorniate e strette dal silenzio e dal gelo. E da tanto, tanto buio da finestre, persiane e balconi. 200 persone sufficienti in ogni modo per dimostrare l’amore del territorio verso un ragazzo che – a prescindere da quanto sia realmente accaduto – era pur sempre un ragazzo di questa terra. Un ragazzo (forse infelice) ma che oggi penserebbe ad un’automobile, alla ragazza da sposare o forse ad una famiglia. Un ragazzo che oggi sarebbe concentrato nel cercare un lavoro. Una vita allora che si spera non sia stata spezzata.
Il corteo è terminato all’Auditorium Clarisse (tema “La verità su Alessandro Ciavarrella”): presenti Pasquale Gatta – Direttore editoriale de “il diario Montanaro”, Annalisa Loconsole – “Presidente associazione Penelope Puglia”, Felice Piemontese – “Presidente Consulta Provinciale degli Studenti di Foggia”, moderatore Giovanni Vergura – Rappresentante degli studenti del Liceo di Monte Sant’Angelo e Andrea Ciliberti – Sindaco di Monte Sant’Angelo). Non c’erano tutti. E’ vero. Ma i messaggi emersi sono stati bellissimi. Chiedo scusa per la puerilità delle mie parole ma sentire oggi parlare – e siamo nel Gargano – di “lotta contro l’omertà”, di “educazione e politiche della comunicazione”, di valori omnicomprensivi, di progetti tesi alla “formazione dei giovani”, di “formazione e lavoro”, di un sindaco che consiglia ai ragazzi di studiare, etc. etc, non può che allietare – anche se in parte – le sofferenze di una terra colpita da proclami (spesso) continui, assordanti, e persino rompiscatole, provenienti da rappresentanti istituzionali che accusano il “sistema” (si pensi al caso ieri sera di un assessore regionale presente a Manfredonia a interloquire sul CdA) nonostante abbiano contributo loro stessi (le istituzioni), a determinarne e giustificarne le fondamenta (dello stesso sistema).
Ciao Alessandro, magari la prossima volta che scriverò di te t’avranno ritrovato. O magari avranno fatto luce finalmente sul tuo caso. O magari perchè me ne sono andato, forse non ci sarò più, ma almeno sarai ritornato.
Monte Sant’Angelo– “Alessandro era un bravissimo ragazzo ma è stata l’influenza di quegli amici sbagliati che l’ha tradito. Si era messo in giro più grande di lui e neanche lui sapeva come uscirne fuori, aveva fatto amicizia con soggetti che frequentavano il bar sotto casa sua e frequentavano lui.. Lui e l’amico Antonio Santoro venivano comandanti da queste persone ci sono tre nomi (non indicati, ndr): droga, estorsioni e rapine si sono impossessati della libertà di Alessandro, ordinando loro di eseguire illeciti, cominciando dal furto delle auto, fino ad arrivare ad altre azioni che sarebbero avvenute all’atto della dimestichezza acquisita da quest’ultimo. Quindi quella mattina l’incontro è avvenuto con il suo amico Antonio Santoro (come ha raccontato una testimone a quarto grado– trasmissione tv), anche lui in quel giro e da l’incontro con altri soggetti sopra citati per parlare di affari. Affari che forse era contrario Alessandro ? Qualcosa che forse non voleva fare ? Penso che questo sia un buon punto di partenza per far scoprire a tutti la verità. Sperando che la mia lettera possa risolvere questo giallo perché io in qualità di essere umano ho sentito il dovere di accogliere la richiesta di una mamma piena di dolore”. Questa la parte più importante della lettera indirizzata all’Associazione Penelope da parte di un cittadino di Monte Sant’Angelo “che ha preferito rimanere anonimo” come detto da Annalisa Loconsole (“Presidente associazione Penelope Puglia”) che ha dato voce alla missiva e ha diffuso a fine serata il comunicato. “Mi rivolgo a voi come associazione che vi state occupando del suo caso affinchè questo ragazzo ottenga una verità come è avvenuto per la povera Sarah Scazzi, e non dimenticato o messo da parte come avviene di solito per i casi di scomparsa e soprattutto ha il diritto di sapere la verità la sua famiglia che vive nell’incubo cercando di capire che fine ha fatto Alessandro ? Ho seguito le due puntate di Quarto grado, dove la mamma di Alessandro ha fatto degli appelli alla nostra cittadinanza – scrive l’anonimo cittadino – chiedendo aiuto e implorando qualcuno di farsi vivo anche anonimamente per cercare di capire quella mattina realmente cosa sia accaduto. Il problema del nostro paese è l’omertà della gente”.
GLI ATTACCHI NEL TESTO ALLE FORZE DELL’ORDINE – Poi nella lettera le accuse verso gli inquirenti: “Però bisogna riflettere bene su questo punto, perché il vero problema del nostro paese che viene forse preso superficialmente è quello che “la legge non esiste: le forze dell’ordine non esistono” (tesi comunque generica, ndR). Perché erano loro che dovevano avere un ruolo importante in questa storia – scrive l’anonimo cittadino nella lettera – e che potevano fare uscire fuori la verità scoperchiando quel tetto di omertà che c’è tra la gente … Perché è vero sì che il nostro paese essendo piccolo la gente sa sempre tutto di tutti ma non è mica detto che sia sempre così. Perché di ogni storia ci sono sempre i lati oscuri che la gente non può sapere… quindi le Forze dell’ordine non possono affidarsi a quella voce del popolo che si fa avanti… perché così facendo non si farà mai giustizia e poi si sa che ogni persona dice la sua o giusta o sbagliata che sia.. quindi sono proprio le forze dell’ordine che avendo il potete e i mezzi necessari possono arrivare alla verità. Sono molto concentrati sui soliti fatti di cronaca (in verità non sono soliti ma si rinnovano ogni giorno e di certo ne faremmo tutti a meno,in primis le “Forze dell’Ordine” ndR) che succedono mettendo da parte fatti come questo … anche per quelli che non si è mai risolto nulla.. Quello che mi chiedo è: si fa la gara a ricercare i latitanti, lo stato manda gli eserciti di forze armate per perquisire il territorio. Chiediamoci se si faceva la stessa cosa allora quando Alessandro è sparito ? Forse si riusciva a risolvere qualcosa ? Altro che accollare la colpa all’omertà della gente che ha paura che il proprio nome esca fuori senza che la legge ne concludi qualcosa. Ed è per questi ragioni che preferisco rimanere anonimo rivolgendomi a voi (Associazione Penelope, ndR) ed alla trasmissione Quarto Grado, affinchè il mio appello vi sia di aiuto..” Poi le rivelazioni: “i fatti sono andati così…” vedasi ad inizio pagina, nell’incipit del testo.
LA LETTERA DELL’ASSOCIAZIONE PENELOPE : “UTILIZZARE LE UNITA’ CINOFILE, PER RITROVARE I RESTI DI ALESSANDRO” – Da ricordare anche una missiva inoltrata dall’associazione Penelope Italia (associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse – Onlus) al Procuratore Russo di Foggia, al commissario straordinario per le persone scomparse prefetto Michele Penta c/o Ministero dell’Interno di Roma, al Prefetto Nunziante di Foggia, al sindaco Ciliberti di Monte Sant’Angelo, al presidente nazionale Penelope Puglia Elisa Pozza Tasca di Roma, alla famiglia Ciavarrella di Monte Sant’Angelo, una missiva nella quale Annalisa Loconsole informa che: “presso la redazione de Il Diario Montanaro (www.diariomontanaro.it) è stata recapitata una lettera anonima (allegata, ndR) dove una presunta sensitiva fornisce delle indicazioni abbastanza precise dove potrebbe trovarsi il corpo del povero Alessandro”. “La lettera proviene da Torino ma sostengo – ha detto Loconsole – che possa essere un depistaggio. Lunedì mattina, 22 novembre, presso la sede di Penelope Puglia, sull’utenza fissa, è giunta una telefonata anonima alla quale sulle prime non è stato dato alcun peso, voce femminile, pacata, parlava italiano ma con accento tipicamente pugliese e domandava esplicitamente se credevamo ai sensitivi”. “Dopo aver visto la lettera recapitata presso la redazione de ‘Il Diario Montanaro’ e pubblicata sul blog di Alessandro ‘Aiutateci a ritrovare…’ ho collegato le due cose. Scusate l’ardire ma ritengo che quel posto vada setacciato per escludere qualsiasi ipotesi, oltre ad ispezionare altri luoghi sempre comparsi sul blog e regolarmente verbalizzati dalla famiglia presso la Compagnia dei carabieri di Manfredonia, come pure la lettera. Al riguardo ritengo sia utile poter utilizzare le unità cinofile addestrate per ricerca cadavere, che in Italia sono in dotazione, unicamente, per quanto ne sappia, al Corpo di volontari della protezione civile di Milano (utenza telefonica: 022590112, www.cvpc.it, che collabora con il Lababof. La mia preoccupazione e quella della famiglia Ciavarella è che “chi” ha letto come noi sul blog, quella lettera e le altre indicazioni apparse e sa, possa rimuovere i resti di Alessandro, ostacolando le indagini in corso, senza poter così giungere alla conclusione di questa tristissima vicenda”, ha detto Loconsole.
LE REAZIONI –IL SINDACO DI MONTE: “PARTECIPAZIONE E INTERESSE AL PROBLEMA ANCHE DA CHI NON C’ERA” – “ Sono trascorsi due anni dalla scomparsa di Alessandro – dice a Stato il sindaco Andrea Ciliberti – una manifestazione quella di oggi che serve e servirà di certo per smuovere le coscienze. Se qualcuno sa qualcosa parli. E’ giusto sapere cosa realmente cosa sia successo – dice il sindaco di Monte Sant’Angelo – Non direi che la presenza non sia stata massiccia. Parlerei di una presenza importante, e ricordo che sono stati informati gli studenti di tutte le scuole. Penso che anche chi non ci sia oggi senta comunque a cuore il problema”. Infine il sindaco ha difeso l’operato delle forze dell’ordine non concordando “in pieno” sull’analisi emersa durante il tavolo. Felice Piemontese (Consulta degli Studenti): “Certo, speravamo in una presenza maggiore dei giovani. Ma anche noi desideriamo conoscere di cuore la verità. Non abbiamo la pretesa di sostituirci agli inquirenti ma di rappresentare un valido supporto agli stessi”.
Infine, una frase del direttore del Diario Pasquale Gatta: “Monte Sant’Angelo ha deciso di adottare la famiglia Ciavarrella, condividendone il dolore”. In prima fila occhi tristi e avvolti da mare.
g.defilippo@statoquotidiano.it
Video corteo, intervista con sindaco Ciliberti, F.Piemontese, A.Loconsole
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La tragicità del caso di Alessandro Ciavarella, non consente alcun commento perchè si commenta da solo sperando ci sia al più presto una svolta in queste maledette indagini che confermano palesemente che siamo al Sud in una terra arida dove purtroppo non funziona nulla. Ma nelle Tue parole caro Direttore di Stato Quotidiano, emerge un alto senso di disorientamento e sconforto personale sicuramente mai plateato da un addetto ai lavori. Solitamente si dice che stando al fronte, praticamente in trincea quotidianamente, dovrebbe servire a rafforzare per farsi le ossa. Ma dalle Tue parole caro Direttore emerge che le Tue ossa sono pronte per una autopsia. Ti consiglio vivamente di combattere con tutte le Tue forze rimaste, per cercare di far sempre meglio. P.S. Siamo tutti in difficoltà economica, difficoltà morale, difficoltà di sopravvivenza quotidina. Ma la differenza di ognuno di Noi, è semplicemente nel resistere a modo proprio, con ogni mezzo lecito, per riuscire ad emergere da questa massa di ignoranza e mediocrità che circonda e distrugge i Popoli….. Sinceri saluti da un accanito lettore di Stato Quotidiano.
Per Alì Babà. Che le indagini si siano fermate perché siamo al sud, dove non funziona nulla non è del tutto vero. Lo dimostrano tutte le sparizioni avvenute in più parti d’Italia e di cui non si sa niente. Nè si parli di di un sud sempre omertoso, poiché anche la nord quando qualcuno sparisce non è che vi siano molti testimoni!!! (vedere ultime cronache).