“Ritengo a mio parere giusto – commenta – conoscere le reali cause che hanno portato al decesso di una nostra concittadina, mentre si sottoponeva all’esame di risonanza magnetica, che si svolge con la somministrazione del liquido di contrasto, in una struttura da molti ritenuta d’eccellenza, quale l’ospedale di San Giovanni Rotondo. Bisogna, fugare ogni dubbio – continua Lonigro – accertando le vere e reali cause che hanno determinato la morte della povera Teresa Maria, verificando se si sia trattato di un caso fortuito oppure se non ci si debba trovare di fronte ad un’altra brutta pagina di malasanità. Purtroppo, come tutti sappiamo, questa triste piaga sociale in Italia colpisce in modo orrendo, tanto che le stime parlano di oltre 30 mila decessi legati a vicende di cattiva sanità”.
“Per questo – spiega il consigliere SeL – ho chiesto nella mia interrogazione all’assessore competente (Ettore Attolini, ndR) che vengano intraprese tutte le iniziative possibili per far luce sull’inquietante episodio, anche attraverso l’istituzione di una commissione, al fine di verificare se siano stati commessi degli errori umani ed organizzativi e conoscere in breve tempo i risultati dell’indagine autoptica”. “Il diritto ad un’assistenza sanitaria giusta e professionalmente elevata – conclude Lonigro – è un diritto sacrosanto di ogni cittadino e noi tutti, a nostra volta, abbiamo l’altrettanto sacrosanto dovere di renderla sempre più efficiente, cercando di eliminare le cause che determinano delle morti a volte alquanto sospette”.
IL caso. Come riferito, doveva essere un esame di controllo, dopo un malore, e invece una semplice risonanza magnetica si è rivelata fatale per Teresa Maria Totaro, donna che viveva a Siponto (Manfredonia), in una casa sul mare con Lilli Quitadamo, la sua compagna da 23 anni. Lo aveva riferito nel dicembre 2011 – mediante una nota stampa – l’Associazione radicale “Mariateresa Di Lascia”di Foggia .
I fatti. Lo scorso 18 novembre 2011 la signora Totaro si era recata (con la compagna) all’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo (Fg), e nel corso della risonanza, dopo la somministrazione del liquido di contrasto, muore. Lilli Quitadamo, compagna della donna da 23 anni era lì quella mattina e da quel giorno “non si dà pace” cercando “verità e giustizia”. Il caso è già stato seguito da un legale – attualmente da due – mentre sarebbe in corso (come comunicato dall’Associazione, su nota del precedente legale) un procedimento penale nei confronti della dottoressa di radiologia Filomena Urbano e del tecnico radiologo dott. Teodoro Cassano. Le accuse a loro carico sarebbero di negligenza, imprudenza e imperizia, come previsto dagli articoli 113 e 589 del codice penale.
L’interrogazione parlamentare. Sulla vicenda il 19 dicembre 2011 era stata presentata anche un’interrogazione parlamentare ( Interrogazione parlamentare) dei senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca al Ministro della Salute, Renato Balduzzi. I senatori hanno chiesto al Ministro se intenda avviare un’indagine interna per stabilire “l’entità del fenomeno per lo specifico prodotto (liquido di contrasto)”, se inoltre “erano presenti nella sala di radiologia i farmaci cortisonici, antistaminici e gli strumenti quali la maschera di ossigeno che consentono di intervenire tempestivamente in caso di effetti indesiderati quali lo shock anafilattico”; e “se al momento dell’arresto cardio-circolatorio della paziente durante la risonanza fosse immediatamente disponibile nell’area della radiologia l’anestesista dedicato al servizio” e “se nella stessa area fossero permanentemente presenti e funzionanti le attrezzature cliniche necessarie per la rianimazione cardio-respiratoria”.
Coppia di fatto. Teresa viveva a Siponto, vicino Manfredonia, in una casetta sul mare con Lilli, la sua compagna da 23 anni. Lilli va indietro con la memoria a quell’incontro che l’ha fatta ritornare in Italia dalla Germania, ricorda le battaglie con le femministe della Casa Internazionale delle donne di via del Governo vecchio a Roma, ricorda quella Manfredonia che ha trovato al suo ritorno, dove le femministe erano niente più che “putèn”, ma che tuttavia ha sempre rispettato la loro unione. E forse è solo la sua tempra, che nel dolore, la spinge ancora a fare di questo suo caso una battaglia pubblica: “Noi ci siamo tutelate con un testamento per tutto quello che sarebbe accaduto dopo. Ma quante coppie di fatto ci pensano? Per la legge italiana io non avrei potuto nemmeno entrare in ospedale insieme a Teresa. Vorrei che la nostra storia serva anche a tutte le altre coppie di fatto”. L’associazione radicale “Mariateresa Di Lascia” sta dando il suo sostegno a Lilli nella ricerca della verità. Intanto si aspettano i risultati dell’autopsia, che si spera saranno disponibili quanto prima. Contrariamente a quanto già comunicato l’esito per ora è stato ulteriolmente prorogato.
g.defilippo@statoquotidiano.it
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Lilli come possa stare ma vorrei che si ricordasse una cosa di mia zia Teresa…lei era una donna molto riservata e molto stimata nell’ambito del suo lavoro. Molto apprezzata da tutti.
Nel foglio del consenso che deve essere firmato dai pazienti per l’uso del mezzo di contrasto c’è espressamente scritto che c’è il rischio di decesso.Le statistiche parlano di un caso ogni 50.000 ma io personalmente penso che la percentuale di persone che sviluppino una reazione allergica sia molto superiore a questi dati.
http://www.ausl.fo.it/LinkClick.aspx?link=Documenti%2fModulistica%2fMODULO_dsh109b.pdf&tabid=2841&mid=6421
(leggere 3a pagina in alto)
Salve a tutti se un soggetto è allergico lo deve dire prima e subito ai medici così predispongono una profilassi pre-esame diagnostico con mezzo di contrasto.
Oppure ha avuto un infarto per la paura e doveva suonare il campanello o alzare la mano…
La mia prima risonanza magnetica l’ho fatta a Bologna: prima di entrare, due medici oltre al mio cardiologo, mi hanno sottoposto ad un vero interrogatorio, dopo aver saputo della prima volta. Poi sono andato nella sala. Un paio d’anni dopo, a S.Giovanni Rotondo, dopo 8 mesi di attesa, sono stato chiamato in sala e, mentre mi liberavo degli indumenti, un tecnico mi ha passato un foglio dicendo: “firma qui e qui”! Sapevo cosa fosse, ma ho chiesto perché dovevo firmare e che mi lasciasse il tempo di leggere tutto o mi facesse il riassunto. Si è innervosito ed è intervenuta una infermiera a spiegarmi della liberatoria. Penso che l’esame sia stato piuttosto frettoloso!