Domenica notte, 8 settembre 2019, primo uscita di lavoro dopo il fermo biologico, i fratelli Pinto, abili pescatori, conosciuti nella marineria locale col soprannome di “Caperusse” con i loro motopescherecci “Gioia” e “Antonella” guidati dal capo barca “Ciccio”, hanno catturato nelle loro rete più di 50 quintali di cefali, denominati in loco “i sperune” (una delle tante specie di muggini che vivono nelle acque del Golfo di Manfredonia). I fratelli Pinto, armatori e bravi pescatori non solo nuovi a queste imprese, spesso catturano anche pesci di pregio e di grossa taglia. A tal proposito, due anni fa, sempre i Pinto con le loro imbarcazioni in zona di mare Capoiale hanno pescato quintali di mormore.
Il sistema di pesca “a cocchje pa vulande” praticato dai fratelli Pinto con i due pescherecci “Gioia” e “Antonella” viene eseguito con una rete volante legata e trascinata in parallelo dalle due imbarcazioni. Mi riferiva uno dei pescatori che era a bordo di uno dei due pescherecci , che questa cattura eccezionale di cefali è avvenuta alla “prima caléte” alla prima calata delle reti in mare e per tirare il sacco con il pesante pescato sulle barche hanno impiegato quasi cinque ore di lavoro, praticando più volte “a spezzéte”. Una pescata eccezionale, che accade molto raramente nel Golfo di Manfredonia. La maggior parte dei cefali pescati, di grossa taglia, superava il chilogrammo di peso.
**A Spezzéte: Quando il carico nella rete del pesce pescato è eccessivo, viene praticato con un cavo un nodo alla rete, per poter a più riprese portare a bordo i pesci catturati nella rete.
Va evidenziato, altresì, che nel golfo di Manfredonia vivono numerose specie di cefali che vale la pena ricordare: “Jarza d’ore o garzadore”, “u levazze”, “chèmazze”, “salatone”, “chépechiatte”, “sperone”, “spurlitte”, “tuppille”, “tupparille”, “spruuidde”, “mosemudde”, “sparrazze”. Va infine, detto che i cefali pescati dai fratelli Pinto denominati in loco “i sperune”, sono degli ottimi cefali da cucinare e mangiare, ma quelli pescati in questo periodo, sono pieni di uova e pertanto hanno meno sapore. Un tempo, in loco, dall’ovario dei cefali si ricavava la bottarga che veniva salata e essiccata e poi cucinata in vari modi.
A cura di Franco Rinaldi, cultore di storia e tradizioni popolari di Manfredonia
fotogallery in allegato
Ecco perchè non ne gira più nemmeno uno sott’acqua…..invece di fare la “spezzata” provate a prenderne un pò di meno! Se hai 10 pesci e li prendi tutti nel primo giorno, gli altri giorni cosa prenderai? Rispondetevi!
Ma se non danno il tempo di deporre le UOVA, nel futuro che tipo di cefalo prenderanno?….
A cosa serve il fermo biologico??????.
A razza giall
Ma perché state sempre a criticare???ogni tanto pensate che questi poveri lavoratori hanno diritto anche a qualche bella soddisfazione! Pensate alle altre tante volte che escono in mare al gelo e tornano a mani vuote, rimettendoci anche economicamente.per favore fatela finita!!!!
Volevo far presente a scopo di chiarezza che le specie di cefalo presenti nel Mediterraneo sono 6 e che i vari nomi dialettali, spesso vengono attribuiti alla stessa specie, ma con denominazione differente.
Le specie di Cefalo presenti nei nostri mari sono:
Mugil cephalus, il più grande, il famigerato “chépechiatte” menzionato nell’articolo del sig. Rinaldi;
Liza aurata, detto “garza d’oro”;
Liza ramada detto “salatone”;
Liza saliens detto “sperone” e che è il protagonista della pescata “miracolosa”
Chelon labrosus che dovrebbe essere lo “sparrazze”
ed infine il più piccolo e meno conosciuto, perchè il più costiero di tutti ( è il tipico cefalo che si vede pascolare sugli scogli nutrendosi di microorganismi presenti tra le alghe) che è l’ Oedalechilus labeo.