Manfredonia, 12 settembre 2020. IL DATO percentuale dei traffici marittimi del primo semestre 2020 del porto di Manfredonia, segna un più 24: un dato preso in sé e per sé sarebbe anche gratificante. Ma così non è. Purtroppo. I valori assoluti dei traffici marittimi cui quel +24 si riferisce, sono infatti ben al disotto delle medie registrate negli anni passati. I dati sono quelli diffusi dall’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale di Bari della quale Manfredonia fa parte. Il totale in tonnellate delle merci movimentate, in entrata e in uscita (molto di più le prime), è stato pari a 264.206 con un incremento, rispetto alle 212.369 tonn del 2019, di 51.837 tonn, pari per l’appunto a +24 per cento. (La movimentazione del porto di Barletta, anche se ha avuto una flessione, è sulle 800mila tonnellate).
UN NUMERO positivo pressoché solitario tra i numeri percentuali esposti nella tabella riassuntiva dell’Autority portuale. Per le rinfuse liquide la percentuale esposta è di meno 37,3 corrispondente a 15.150 tonnellate in meno su 40.323; per i cereali scende a meno 4,6 per cento su 91.869 tonn; e le derrate alimentari a meno 10,3 per cento su 18.188 tonn; i prodotti metallurgici fanno registrare un meno 33,2 per cento su 8.403 tonn; c’è un più 304 per cento per le merci in colli, ma si è passarti da 5.749 del 2019 a 23.349 del 2020. E’ da tenere in conto che nel tonnellaggio complessivo delle merci, ci sono anche 29.473 tonn di acqua “esportata” alle Isole Tremiti. Per non parlare dei passeggeri dove gli zeri, nei due anni considerati ma la situazione vale per gli anni precedenti, la fanno da padrona assoluta tanto che non c’è evidenziata nessuna percentuale.
INSOMMA, sono tonnellaggi da minima sussistenza per un porto che con la stessa struttura, ha movimentato milioni di merci. Anche visivamente è una tabella rappresentativa della portualità di Manfredonia, che esprime desolazione anche se non è mancato chi ha pensato di utilizzarla come spot elettorale probabilmente non rendendosi conto della negatività del messaggio.
UNA TABELLA che evidenzia, ad una attenta e oggettiva analisi, tutta una serie di problematiche strutturali (ristrutturazione e manutenzione del pontile, sgombero dei nastri trasportatori, dragaggio dei fondali dei bacini portuali e così via) che condizionano pesantemente una efficace politica di sviluppo portuale. Un porto che soffre il colpevole annoso abbandono in cui è stato relegato da dopo la dismissione dello stabilimento Enichem che ne curava la complessa manutenzione. A parte qualche accenno nei periodi elettoralistici, del porto, della sua funzione, del ruolo da assegnargli in un contesto economico marittimo in grande fermento, mai nessuno se n’è occupato.
CON ACCENTI polemici nei confronti dei candidati alle orami vicine elezioni regionali, l’on. Antonio Tasso ha fatto sapere con una nota, di aver ha chiesto alla Commissione trasporti della Camera dei deputati, di calendarizzare la “Manutenzione e recupero del porto alti fondali di Manfredonia anche in relazione delle programmate ZES e Zona franca”.
“Naturalmente – rivela – ho chiesto e ricevuto sull’argomento, ampia documentazione dall’ADSPMAM che porterò in aula al fine di smuovere le acque su una struttura mercantile che ha una grande valenza strategica in un’area nella quale interagiscono Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e entroterra campano”.