Riceviamo e pubblichiamo per “La Regione delle Donne” l’intervento di Maria Tibollo, segretario della Cisl Foggia
“Le conosco le donne, donne di tutte le età, condizioni sociali e culturali, le conosco e sono accomunate dalla forza, dal coraggio e dallo spirito d’iniziativa, le conosco perché le ho cresciute, mi ci sono confrontata, le ho amate e, a volte, le ho combattute. Sono un’insegnante per caso, concorso fatto per volontà di mio padre, lavoro cominciato dopo anni di attività politica e sociale, quando mi è stato chiaro che il mondo lo possono cambiare i ragazzi se accompagnati nel loro sogno.
Ed io ho sognato un mondo diverso quando mi è stato stretto l’articolo maschile che comprendeva anche il mio genere, le restrizioni familiari rispetto ai miei fratelli, la difficoltà di far comprendere un altro punto di vista. Il ’68 è stato il periodo che mi ha formata, avvertivo la possibilità di cambiare un mondo statico, vecchio, compresso. Mi hanno formato la musica, i libri, i viaggi, le conversazioni notturne, la libertà della minigonna e della gonna lunga ma, più di ogni altra cosa mi hanno formata le donne con le quali ho percorso pezzi della mia vita.
Mi ha formato mia madre con il suo rifiuto di utilizzare il cognome di mio padre, con la forza della sua indipendenza e gioia di vivere, anche se poi avvertiva molto la pressione della famiglia d’origine. Non riusciamo mai a liberarci del senso del dovere e, a volte, da un vago senso di colpa, ce lo inculcano da piccole, con il latte materno, trasmesso in eredità in qualità di donne, compreso nel nostro ruolo. Ma io mi sono ribellata quando ho capito che non volevo per forza piacere agli altri, superando il timore del giudizio e senza mai definirmi femminista.
La scuola mi ha dato l’opportunità di sperimentare l’influenza degli educatori sul pensiero dei giovani, le pratiche filosofiche, lo scambio continuo dei ruoli fra bambini mi ha convinto che la scuola è la porta del cambiamento, l’opportunità per ognuno di costruire una visione plurale, fuori dagli schemi. Non è stato sempre facile, l’opposizione degli adulti l’ho avvertita ma non mi ha fermata. La scuola è donna, stereotipo di lavoro “comodo” per poter curare casa e famiglia, impegno non diverso dall’educazione familiare e dal carico di responsabilità. Ma non è un lavoro facile, neanche comodo, ci vuole passione per farlo bene, forza fisica e morale, assorbe tempo e mente, non si smette mai di essere educatore, neanche nei famosi tre mesi di ferie (che sono solo 36 giorni).
Ho insegnato per oltre 30 anni, sono stata formatrice, volontaria in varie associazioni e, in ultimo, ho ricoperto, e ricopro ancora, il ruolo di dirigente sindacale del mondo della scuola. Difficile farsi accettare da alcuni uomini che aspettano l’errore, che ti vogliono vedere fragile, bisognosa di sostegno, ma tant’è…
Bisogna cambiare la politica, la Scuola deve essere libera da influenze sempre diverse, il lavoro va sostenuto da leggi valide per riprendere autorevolezza e riconoscimento sociale, favorendo il confronto politico interno inteso come arte di vivere in comunità e gestirne il governo democratico, una scuola in cui incoraggiare la libera espressione di tutti, il senso critico, il rispetto verso l’altro, l’autonomia individuale.
La scuola deve riprendere ad operare scelte e decidere quali obiettivi seguire per favorire il cambiamento, liberandosi dalle pretese dei genitori e di colleghi o superiori legati a modalità superate, solo così avremo una scuola che riprende il suo ruolo di potenziatore di abilità e libertà. Così riusciremo a cambiare il mondo”.
Maria Tibollo, docente, Segretario generale reggente della Cisl Scuola Foggia, Componente regionale della segreteria Cisl FNP
Bullshit
Io, io e io! Lei parla di se stessa, della scuola, della donna, ma non parla dei bambini….i primi interessati!
Mi hanno chiesto un contributo sulla figura della donna nella scuola, non sugli utenti. Il titolo dei vari contributi è “La regione delle donne”. Basta leggere.
Lei è obbediente, ho capito, ma visto che lei parla molto della “scuola” mi aspettavo che parlasse anche dei bambini.