Si chiama Mirko Cazzato ed è di Lecce. Ha fondato nel 2016 il movimento “MaBasta”, acronimo che contiene anche le parole anti bullismo (Movimento Anti Bullismo Animato da Studenti Adolescenti). E’ lui il candidato al Global Student Prize, che premia il migliore studente al mondo. Il ragazzo, che ora è fuori dalla scuola secondaria, segue sempre il Movimento; e continua a praticare le arti marziali.
Nel 2016 lui e i suoi compagni rimasero molto scossi nell’apprendere che una ragazza aveva tentato il suicidio a causa di episodi di bullismo che le avevano distrutto la vita. Decisero di fare qualcosa e, soprattutto, qualcosa di concreto. Elaborarono un progetto che prevedeva alcune azioni molto semplici e insieme efficaci: la scelta di un professore referente antibullismo (mabaprof); conoscere la realtà del bullismo nelle classi tramite questionari; eleggere nel gruppo classe un bulliziotto e una bulliziotta, che monitorano le situazioni e che sono anche predisposti ad un pronto intervento; adibire il cartaceo e la rete per denunce; dare un bollino verde ad una classe “debullizzata”.
In palio c’è un premio di 100.000 euro che, se vinti, Mirko investirà tutti nella sua associazione. Mirko, da quello che si legge di lui, non è un ragazzo particolarmente studioso e il premio stesso non è dato a chi conosce più cose ma a chi crea qualcosa di nuovo e che abbia un grande impatto sulla realtà, in questo caso scolastica. E cosa c’è di più importante nella scuola di un progetto semplice ed efficace contro la piaga del bullismo?.
“Fin da piccolo, si legge, tendeva ad intervenire a favore dei più deboli o delle persone in difficoltà. Il suo è un progetto che diventa tutt’uno con il suo normale stile di vita, quello di un ragazzo che non accetta la realtà per convenienza, per pavidità, quando la realtà è evidentemente sbagliata”.
Tutti noi sappiamo che il bullismo ha radici profonde nella naturale aggressività umana e perché esso diventi un tabù occorreranno forse moltissimi anni. Ma avere il coraggio di guardare da vicino un fenomeno frequente oltre che deleterio ha dato nuove armi a chi lo combatte. C’è un altro aspetto da non trascurare in questo progetto e nel pensiero di Mirko. L’idea di una classe de-bullizzata ci fa pensare, in questi tempi di paura e di contagi, ad un contagio nel senso migliore del termine, quello che affronta la possibilità che esista anche una banalità del Bene, fattibile, realizzabile anche in età adolescenziale.
Certo, occorre una mente lucida, consapevole. Ma niente di più. Questo ragazzo, figlio di una famiglia della media borghesia, con un papà camionista e una mamma che lui definisce casalinga, ha trovato un terreno fertile di valori all’interno del proprio nucleo familiare e poi, fortunatamente, anche fra i compagni di scuola e i loro docenti. E questa splendida fortuna la condivide dal 2016 con altri bravi ragazzi come lui. Sono centinaia le scuole, dicono, che si avvalgono di questo progetto. Non sarebbe il caso di provare a contarne migliaia?.
Maria Teresa Perrino, 12 settembre 2021