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Adozioni internazionali: razzismo nelle coppie italiane

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
12 Dicembre 2010
Psicologia //

Adozioni internazionali (fonte image: ivostrisoldi.it)
Adozioni internazionali (fonte image: ivostrisoldi.it)
Bari – LE adozioni internazionali in Italia restano “significative scelte d’amore e di coraggio” da parte di aspiranti genitori che intendono adottare bambini senza famiglia. Tuttavia resistono moltissime zone d’ombra attorno a questo gesto che dovrebbe fare dell’altruismo il vero filo conduttore.

“Le statistiche descrivono un fenomeno preoccupante: le adozioni internazionali perseguite da molte famiglie italiane sovente sono motivate da scelte razziste e sessiste” afferma l’avv. Gian Ettore Gassani, Presidente Nazionale dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani. “Nel 2009 – continua – sono stati 3.964 i bambini adottati in Italia. Negli ultimi 10 anni sono stati adottati 27.965 bambini da 22.665 coppie (con una media di 1.23 per famiglia). Dati i costi delle adozioni del tutto imprevedibili (dai 5 mila ai 25 mila euro a seconda del Paese di origine del bambino adottato), le adozioni internazionali restano sostanzialmente appannaggio delle coppie benestanti di cui il 65% è residente nelle regioni centro settentrionali (dal 16 novembre 2000 al 31 dicembre 2009 la Lombardia è stata la regione con il maggior numero di bambini adottati: 4.644 seguita dal Veneto: 2.459; Toscana: 2.065; Lazio: 1.947; Campania: 1.416). La maggioranza delle coppie di aspiranti genitori adottivi ‘sceglie’ e ‘acquista’ bambini di pelle bianca, per lo più provenienti dall’est europeo (Russia in primis poi Ucraina). Pochissimi sono i bambini provenienti dal ‘Terzo mondo’. L’aspetto più significativo è che i coniugi italiani, nel 60% dei casi, chiedono ed ottengono bambini di sesso maschile quando invece la maggioranza dei piccoli abbandonati è di sesso femminile. Le leggi internazionali e gli ultimi orientamenti della Suprema Corte di Cassazione sanciscono, di contro, che una coppia debba adottare un bambino ‘a scatola chiusa’ senza poter scegliere etnia, colore della pelle, provenienza geografica, sesso e condizioni di salute. Soltanto l’età è subordinata a quella degli adottandi anche se si registrano casi di adozioni di bambini molto piccoli (la media è 5 anni) in favore di coppie non più giovanissime”.

La maggioranza delle coppie vuole, quindi un bambino maschio, di pelle bianca, biondo, occhi azzurri, sano e piccolo di età. Questo è quanto emerge dai dati della CAI (Centro Adozioni Internazionali) e del Centro Studi AMI. Dati alla mano, Gassani denuncia: “Nel 2008 nel 26% dei casi i Tribunali per i Minorenni hanno rilasciato alla coppie decreti di idoneità ‘mirati’ (con l’indicazione del Paese di provenienza del bambino, la specifica appartenenza ad una determinata etnia, il genere del minore, lo stato di salute, l’età giusta). Soltanto 14 bambini su 100 che entrano in Italia sono affetti da patologie a fronte del 35% dei bambini malati che vive negli internat”.


Redazione Stato

3 commenti su "Adozioni internazionali: razzismo nelle coppie italiane"

  1. Adozioni internazionali, CAI smentita dalla Corte di Cassazione

    L’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, nella persona del presidente nazionale avv. Gian Ettore Gassani replica all’odierno comunicato della CAI in materia di adozioni internazionali sottolineando quanto segue: “I giudici della Suprema Corte di Cassazione nel giugno scorso sono dovuti intervenire, con sentenza 13332 per sancire e riaffermare un principio sacrosanto: i bambini da adottare non possono essere selezionati per etnia. L’Intervento della Suprema Corte si è reso necessario a seguito del proliferare dei cosiddetti ‘decreti di idoneità mirati’ emessi da alcuni Tribunali per i Minorenni, che indicavano esplicitamente le qualità del bambino da adottare. Nessuno ha affermato che in Italia tutte le coppie siano razziste ma è sconcertante negare che una significativa parte di esse lo sia. Del resto, tanto per uscire fuori da equivoci od ipocrisie di fondo, è arcinoto che le coppie che intendono adottare un bambino straniero possono scegliere la etnia di quest’ultimo attraverso il conferimento di incarico all’ente autorizzato ‘giusto’, ossia che opera in determinati Paesi. Pertanto la scelta del bambino ‘perfetto’ è stata finora assolutamente praticata da moltissimi. Il sistema adozioni va rifondato: adottare un bambino è un gesto di altruismo e non la mera ricerca di colmare un vuoto genitoriale. E’ innegabile, altresì, il dato statistico fornito dalla stessa CAI secondo cui nel quasi 60% dei casi i bimbi adottati siano di sesso maschile, dato sempre costante negli ultimi anni. Nessuno disconosce l’impegno della CAI ma non sono accettabili buonistiche analisi su un fenomeno come quello delle adozioni internazionali che meriterebbe ben altri approfondimenti”.

  2. DOZIONI INTERNAZIONALI – GIOVANARDI HA TORTO

    EXCUSATIO NON PETITA, ACCUSATIO MANIFESTA

    Ieri la nostra Associazione ha assunto una posizione contro la mentalità di alcune coppie di aspiranti genitori nostrani, proiettata all’adozione del “bambino perfetto” (bianco, biondo, occhi azzurri, sano e piccolo di età e maschio…).

    La situazione delle adozioni internazionali nel nostro Paese è sotto gli occhi di tutti. Pur ammettendo con forza che la stragrande maggioranza delle coppie italiane che scelgono di adottare sia vocata all’altruismo, è innegabile che esista una minoranza numerosa che interpreta l’adozione come l’acquisto del bambino su misura.

    I dati di questo fenomeno sono stati offerti proprio dalla CAI. La maggioranza dei bambini adottati proviene dall’Est Europeo (Russia ed Ucraina in primis).

    Il 29% dei decreti di idoneità all’adozione internazionale, emessi dai Tribunali per i Minorenni nel 2008 sono stati “mirati”, cioè hanno indicato etnia, colore della pelle, età e condizioni di salute dei minori da adottare. Per arginare questo “mercato” la Suprema Corte di Cassazione, a seguito di un ricorso dell’AIBI, nel giugno scorso ha emesso la sentenza n. 13332, attraverso la quale ribadiva il principio che non può essere consentito ad un Giudice minorile o ad una coppia scegliere un bambino in base alla sua etnia.

    C’era bisogno della Suprema Corte per capirlo! Ancora. Sempre la CAI ha divulgato il dato secondo cui quasi il 60% dei bambini adottati in Italia è di sesso maschile.

    Inoltre emerge un altro dato allarmante:la maggioranza delle adozioni avviene nelle regioni più ricche (dati i costi assurdi per adottare a livello internazionale). Ma allora di cosa parliamo?

    Giovanardi, Presidente della CAI, pur non essendo stato tirato in ballo, ha apoditticamente esternato sconcerto nei confronti di tale analisi, negando il fenomeno da noi denunciato, spingendosi irriguardosamente a dichiarare: “Gassani non sa quel che dice, la Cassazione ha pronunciato quel verdetto rispetto ad un solo caso”.

    Giovanardi ha torto. Se il 29% dei decreti nel 2008 e nel 2009 è stato mirato, è evidente che la Cassazione con la predetta sentenza ha sancito un principio per tutti e non per uno caso singolo.

    E’ forse Giovanardi che non sa quel che dice. Eppure nessuno aveva messo in discussione l’operato della CAI.

    Dunque perché allora, la Cai ha reagito in questo modo? Con tanta virulenza rispetto ad una analisi che, invece, in linea di principio avrebbe dovuto trovarla d’accordo? Gli antichi romani, in determinati casi, erano soliti affermare ‘excusatio non petita accusatio manifesta’

    Sarebbe il caso di uscire dal pantano delle ipocrisie. Anche quando il decreto di idoneità non è mirato, la coppia può scegliere l’etnia del minore conferendo incarico all’Ente che opera in una determinata area del pianeta.

    E’ accettabile tutto questo? E come mai la maggioranza dei bambini adottati è di sesso maschile?

    Lo sapete che la maggioranza dei bambini rinchiusi negli internat o abbandonati per strada è di sesso femminile? Le battaglie dell’AMI sono note e a molti iniziano a dare fastidio perché, fuori da ogni ragionamento e logica politica da cui l’AMI prende le distanze, vanno a toccare gli interessi di gente senza scrupoli o la suscettibilità di ignoranti in materia.

    Da sempre sosteniamo che l’adozione – che è una scelta d’amore e di coraggio – non può essere a pagamento. Deve essere no cost ^

    Perché garantiamo ai mafiosi il gratuito patrocinio a spese dello Stato e non facciamo altrettanto con chi vuole dare amore attraverso l’adozione?

    Le adozioni vere sono quelle a “scatola chiusa”, senza possibilità di scegliere il bambino che verrà, proprio come in una gravidanza naturale.

    Se non cambiamo questo andazzo, saremo complici tutti della compravendita dei bambini perfetti: un modo come un altro per garantire all’Occidente di continuare a colonizzare i Paesi più poveri anche attraverso adozioni chirurgicamente selezionate.

    Lunedì 13 dicembre 2010

    AMI NAZIONALE

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