Oltre a questo aspetto appare opportuno segnalarne un altro di altrettanto preoccupante: “Il nostro sistema creditizio – prosegue Bortolussi – presenta dei nodi strutturali che vanno assolutamente affrontati. Ricordo che il 10% dei maggiori affidati riceve l’81,8% del totale dei finanziamenti. Questi soggetti non sono costituiti da piccoli imprenditori, da famiglie o da titolari di partite Iva, bensì quasi esclusivamente da grandi gruppi o società industriali. In linea generale non ci sarebbe nulla da obbiettare se questo 10% fosse costituito da soggetti solvibili. Invece, dall’analisi della distribuzione del tasso di insolvenza, emerge che il 78,9% è concentrato nelle mani del 10% dei migliori affidati. In buona sostanza, nei rapporti tra banche ed imprese tutto è clamorosamente rovesciato: chi riceve la quasi totalità dei prestiti presenta livelli di affidabilità bassissimi, mentre chi dimostra di essere un buon pagatore ottiene il denaro con il contagocce”.
La CGIA ricorda che l’importo complessivo delle sofferenze ha ormai toccato, al 30 ottobre 2013, i 114 miliardi di euro. Un livello alquanto preoccupante. Significativa, infine, anche la situazione dei tassi di interesse sui nuovi prestiti erogati alle imprese: se alle Pmi italiane il tasso medio applicato è del 5,12%, quello riferito alle grandi imprese è del 4,36%. Un’ulteriore dimostrazione che il nostro sistema creditizio premia i grandi e non i piccoli.
Redazione Stato