Sul ‘processo breve’, già definito legge ammazza-processi, in quanto comporta l’estinzione del processo ancora in corso alla scadenza del termine fissato dal ddl stesso, l’avvocato Salcuni dice: “il principio di rendere finalmente più veloce la giustizia italiana è apprezzabile. I nostri processi – spiega l’avvocato – si distinguono, nel civile come nel penale, per l’esasperante lentezza, in totale negazione dell’art.111 Cost.,il cosiddetto “giusto processo”: “la legge assicura la ragionevole durata dei processi”. Ma se il principio è giusto, dice ancora l’avvocato, la sua realizzazione è “diabolica”: “il processo breve è quello che si conclude in un tempo ragionevole con una sentenza di merito. Qui invece si fa una strage dei processi ( già falcidiati dall’indulto e dalla legge Cirielli che ha abbreviato i tempi della prescrizione), perchè essi si estingueranno semplicemente, senza che si sia agito sulle vere cause della loro durata spropositata, e senza nessun riguardo per le parti offese, le vere vittime di tale strage. Siamo allo Stato che rinuncia alla sua potestà punitiva”, sostiene Salcuni.
Come per il legittimo impedimento, la disciplina in questo caso (qualora diventassero leggi) si applicherebbe anche ai processi in corso. “Un caso di retroattività mai visto – spiega l’avvocato Salcuni – totalmente irrazionale. E’ questo il punto cruciale – continua Salcuni- è possibile che il Presidente del Consiglio sia costretto a danneggiare migliaia di cittadini per salvare se stesso?” “Anche sforzandosi di trovare dei lati positivi in queste normative – continua – alla fine si sarà costretti comunque ad arrendersi all’evidenza: quelle evidenziate sono delle leggi pessime, leggi che si giustificano solo nel tentativo di evitare i processi nei quali il Premier è imputato. Il processo breve e il legittimo impedimento appaiono allora come due facce della stessa medaglia”, dice ancora l’avvocato sipontino. “Siamo al princeps legibus solutus – commenta sconsolato l’avvocato Salcuni – un pessimo esempio per il cittadino, che impara in tal modo a difendersi “dal” processo, anzichè nel processo, arrivando a negare il rispetto che è dovuto alle sentenze e all’organo giudicante”. “In realtà – aggiunge ancora l’avvocato – la giustizia italiana necessita di ben altre riforme e interventi”. Come ad esempio: “una migliore gestione delle risorse a disposizione, davvero scarse” (nda: è stata stimata nel 2009 una spesa per la giustizia pari allo 0,04% del bilancio statale), a cominciare da comunicazioni avvocati-giudici in via telematica e notifiche via mail. “Il risparmio sarebbe enorme – annota Salcuni – invece siamo ancora a livelli di sperimentazioni adottati in poche grandi città, per il resto si registra l’obbligo, per gli avvocati, di dotarsi di PEC (posta elettronica certificata), finora però mai utilizzata”. Ma soprattutto, denuncia l’avvocato Salcuni, occorrono nuovi concorsi per magistrati e personale di cancelleria. A riguardo è sufficiente un dato: “in Italia ci sono 8500 magistrati ordinari a fronte di un organico che ne prevede 10151”.
LA SITUAZIONE DEI GIUDICI DI PACE DI MANFREDONIA – “I giudici di pace dovrebbero essere 5, invece ce n’è soltanto uno – dice Salcuni – oberato da un carico di lavoro impressionante. I giudici di tribunale sono appena 2 nel civile ( tra l’altro due donne andate in maternità una dopo l’altra), e 2 nel penale. Troppo pochi per una realtà grande come la nostra. Da qui rinvii inverosimili e giustizia, se non negata, quanto meno inefficiente”.
Una considerazione infine alla separazione delle carriere dei magistrati: “in un Paese normale è giusto che pm e giudici abbiano percorsi completamente separati, ma in Italia il rischio di sottoposizione dei pm al potere esecutivo è troppo forte – dice l’avvocato Salcuni – è preferibile allora avere un pm e un organo giudicante che facciano parte dello stesso ordinamento ma che siano indipendenti. In Italia garanzie di indipendenza non ve ne sono al momento”. In conclusione, si potrà (anche) non condividere la definizione di ‘democrazia autoritaria’, ma la situazione legislativa, in Italia, non è di certo definibile ‘normale’.
Regione-Territorio Avvocato Salcuni: questa giustizia è 'Ad personam'
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