Manfredonia. Le barche che di notte a Manfredonia tutte insieme riprendono il mare dopo quasi un mese di stop è uno spettacolo che incanta e stupisce: sembra quasi di guardar planare una miriade di lucciole su un lago.
Il fermo biologico è uno strumento in vigore da ormai più di 30 anni e che l’Unione Europea ha voluto per tutelare il patrimonio ittico dei mari, favorendo la riproduzione naturale delle specie più pescate.
In realtà, Manfredonia conobbe il primo fermo biologico durante la prima guerra mondiale. Per questioni di sicurezza, con decreto del 25 luglio 1915 venne vietata la pesca. E Manfredonia, del pericolo che si correva in mare, ne sapeva qualcosa, dato che fu proprio il nostro golfo il primo luogo ad essere bombardato all’alba del 24 maggio 1915, primo giorno della grande guerra. Durante quel fermo fu consentito solo l’uso di ami, impianti fissi e reti tirate da terra, con l’impiego di piccole barche a remi a non più di 500 metri dalla spiaggia, dall’alba al tramonto. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: “Il forzato fermo biologico produsse risultati insperati con una resa enormemente moltiplicata, stimata dall’ufficio dazario intorno ai 20mila quintali di media tra il 1921 ed il 1923 e tutti i pescatori cercarono di trarre il massimo profitto da questa inusuale congiuntura”. Mentre in passato per le loro imbarcazioni i pescatori di Manfredonia si rivolgevano ai cantieri di Molfetta, Trani e San Vito Chietino, finalmente presero fiato anche da noi i maestri d’ascia e gli addetti alla cantieristica (fonte: Maurizio Gangemi).
Nel 1924 la flottiglia di Manfredonia annoverava ben 15 coppie di paranze e 180 battelli per la piccola pesca. Man mano la nostra città accrebbe ulteriormente il numero delle imbarcazioni divenendo una delle più grandi ed importanti marinerie dell’Adriatico.
I pescatori sono un simbolo della nostra città e svolgono un lavoro difficile, al confine tra terra e mare. Trascorrono molti giorni in mare, lontani dalle famiglie, e quando tornano il loro pensiero è sempre rivolto al mare, riparando le barche o rammendando le reti per ricominciare. In passato non di rado, quando partivano, le mogli sul molo ne attendevano invano il ritorno, maledicendo quel mare che dava loro la speranza di una vita migliore, ma che la vita gliela toglieva anche.
Ma quanto è cambiata nei decenni la vita dei pescatori? “I pescatori di un tempo rispetto a quelli odierni erano svantaggiati sotto ogni aspetto e dovevano imparare prima a conoscere il meteo e tutte le sue possibili bizzarrie attraverso l’esperienza sul campo”, mi racconta Vincenzo Brigida, astatore e figlio di pescatori da generazioni. “Molti sono deceduti per le condizioni meteomarine che improvvisamente cambiavano e si facevano tempestose. Io personalmente ho perso due zii in mare”.
Quindi, Vincenzo mi spiega come ci sia stata un’evoluzione in meglio. “Oggi le barche sono dotate di ogni comfort e questo, specialmente per la grande pesca, fa la differenza. Ti lascio immaginare la difficoltà che si aveva prima nel restare una settimana in mare senza nemmeno i servizi!”. Oggi sono anche molti gli strumenti di cui i pescatori di qualche tempo fa erano sprovvisti: “Ecoscandagli a colori, schede da inserire in apparecchiature sofisticate che ti registrano le cale più redditizie, gps, radar a lungo raggio, rete internet e via discorrendo che, comparati alla sola bussola a disposizione dei pescatori di prima, ti fanno pensare che adesso sembrerebbe anche più facile fare questo lavoro”.
Ma non è tutto rosa e fiori come può sembrare. “Le leggi comunitarie ed il caro gasolio hanno fatto sì che la marineria di Manfredonia si riducesse ai minimi termini – continua Vincenzo Brigida – Basti pensare che nel 1995 le barche erano circa 550 mentre oggi non si arriva a contarne 200. In ultimo la chiusura del Mercato Ittico, che ha inferto un duro colpo alla nostra marineria che adesso soffre del prezzo di un prodotto eccelso poco valutato rispetto ad altre zone che, pur non possedendo un prodotto all’altezza del nostro, riescono a piazzarlo ad un prezzo migliore grazie al mercato”. “Manfredonia, inoltre, ha sofferto anche dell’eliminazione delle pesche speciali del bianchetto e del rossetto, fonte di reddito per la piccola pesca che in inverno non potendosi allontanare dalla costa a causa del tempo avverso, aiutava comunque a lavorare”.
Insomma, nonostante la vita di bordo per i pescatori sia diventata meno dura, ci sono ancora molte problematiche che rendono questo mestiere difficile e poco redditizio. Ed intanto i nostri pescatori, speranzosi per un domani migliore, hanno ripreso il mare. Ed il golfo ha dato loro il benvenuto riempendo le loro reti con pesce in quantità.
Pesca forza tira pescatore / Pesca non ti fermare / Poco pesce nella rete / Lunghi giorni in mezzo al mare / Mare che non ti ha mai dato tanto / Mare che fa bestemmiare / Che si placa e tace senza resa / E ti aspetta per ricominciare / E ti aspetta per ricominciare (P. Bertoli)
Maria Teresa Valente