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I negazionisti e i no-vax sono nati con il Covid? La storia

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
13 Settembre 2021
Covid-19 // Stato prima //

Da oltre un anno e mezzo ormai, oltre con il virus invisibile che tutti abbiamo imparato a conoscere, abbiamo imparato a convivere anche con i negazionisti della pandemia e lo spauracchio dei no vax, teorie del complotto più o meno fantasiose e disquisizioni a volte puerili, a volte ontologicamente interessanti, su cosa voglia dire la parola “libertà”.

L’opinione pubblica si divide, polarizzandosi sui due spalti opposti del campetto – attenzione: la metafora calcistica non è puramente casuale – in cui i buoni combattono i cattivi, gli intelligenti contro gli stupidi, i colti contro gli ignoranti ecc ecc.

Ovviamente ogni fazione ritiene di essere sul lato giusto della barricata.

 

Premetto che chi scrive è totalmente vaccinato e  ha piena fiducia nella comunità scientifica e, in quanto tale, ha tanta stima degli esperti quanto scetticismo nei confronti di chi riduce ogni confronto a una gara.

Ogni fenomeno collettivo ha la sua sociologica origine nella storia, altrimenti perché ci ostiniamo a studiarla? Sicuramente, per quanto possa essere interessante contestualmente, ben poco a lungo termine ci rimane delle date delle battaglie o degli sposalizi a corte. Ciò che è bene estrarre dal passato è la tendenza dell’essere umano a ripetere sempre gli stessi comportamenti.

 

Sedicenti intellettuali riducono il problema ai “social che danno la parola a una legione di imbecilli”, parafrasando Umberto Eco, ma è altresì vero che Internet, usato con coscienza critica, è il – seppur virtuale- luogo di scambio e di conoscenza più democratico della storia. E’ bene imparare a distinguere il mezzo dalla causa, prima che sia troppo tardi e che questa “guerra” si riduca a un cumulo di macerie.

 

Rifacciamoci quindi alla storia, partendo da lontano, intorno al 430 a.C. durante la Guerra del Peloponneso, che vedeva confrontarsi le due super potenze dell’Antica Grecia, Atene e Sparta. Proprio in questo periodo ad Atene si diffuse la peste.

Oltre a descrivere le tecniche militari Tucidide, padre della storiografia moderna – in quanto la presenza divina non aveva alcuna valenza nella narrazione-descrisse anche la reazione dei cittadini all’epidemia di peste.

Non esistevano social network, nessuno aveva coniato il termine “webete”, eppure spuntarono negazionisti e complottisti. I primi si riunivano in simposi, senza alcuna precauzione, i secondi accusavano i nemici spartani di aver appositamente creato il virus per vincere la guerra. Se sostituiamo i simposi con i party nelle discoteche della Costa Smeralda e i nemici spartani con i cinesi o le case farmaceutiche, qual è la differenza con ciò che accade all’incirca 2500 anni dopo?

 

Balzando qualche secolo più avanti un’altra testimonianza interessante è indubbiamente quella dello scrittore Luciano di Samosata: siamo intorno al 180 d.C e l’Impero Romano è travolto dalla “peste antonina”– probabilmente vaiolo- che conta tra i suoi milioni di morti anche l’imperatore Marco Aurelio.

In una delle sue opere racconta di tale Alessandro di Abonutico, dichiaratosi profeta e inventore di talismani e formule magiche alternative in grado di evitare la malattia; Luciano, con la satira che lo contraddistingue, nota anche come i seguaci del ciarlatano fossero poi tra i primi a morire, incuranti di ogni misura precauzionale. Senza ripeterci nel gioco delle sostituzioni abbiamo un’altra conferma della dimensione storica del problema.

VACCINAZIONE IN HUB, FIERA BARI
VACCINAZIONE IN HUB, FIERA BARI

Meccanismi simili si sono ripetute praticamente per ogni epidemia a seguire e mai ringraziamo abbastanza gli scrittori, gli storiografi e tutti gli antesignani del giornalismo per averci riportato determinate testimonianze.

Questo salto in avanti nella storia dunque sarà davvero consistente, più di mille anni: siamo alla fine del Settecento e il medico Edward Jenner inietta il figlio del suo giardiniere del liquido infetto prelevato da lesioni di una persona malata di vaiolo bovino. Seppur in modo sicuramente poco ortodosso nasce così il vaccino contro il vaiolo che salverà milioni di vite.

Le rimostranze sono molte,  di natura religiosa, politica, filosofica, etica. Non bisogna aspettare certamente l’avvento di Facebook per sentir parlare di “limitazione delle libertà”, ma l’introduzione dell’obbligo vaccinale dei bambini approvato in Inghilterra tramite una serie di leggi nella seconda metà dell’Ottocento. Il rifiuto da parte dei genitori prevedeva pesanti sanzioni, tant’è che nascono le prime associazioni “no-vax”: la Anti Vaccination League e la Anti-Compulsory Vaccination League e le loro manifestazioni riempiono le piazze. Nel 1898, a più di cento anni dal coraggioso esperimento di Edward Jenner, viene introdotta una clausola di “obiezione di coscienza”.

La situazione fu altrettanto tesa negli Stati Uniti e nel Canada, tant’è che sono state registrate prolungate contese giudiziarie per l’abrogazione delle leggi sul vaccino obbligatorio contro il vaiolo. Inutile dire che storie simili si sono poi diffuse anche nel nostro caro Vecchio Continente, ma non è necessariamente casuale che questi movimenti abbiano avuto subito presa proprio dove l’individualismo a oltranza e le politiche libertarie hanno avuto la loro origine. Cosa è simbolo di una società fortemente egoista se non l’incapacità di accettare l’importanza dell’azione del singolo sul bene comune?

 

Le obiezioni poste dai sospettosi del vaccino durante l’Ottocento e la prima metà del Novecento d’altro canto non erano sempre considerabili astruse o sopra le righe: infatti tra effetti collaterali, condizioni igieniche opinabili e la precarietà delle classi lavoratrici meno abbienti a cui non era concesso il riposo necessario per curare gli effetti collaterali di alcuni vaccini, è evidente che lo scetticismo non è sempre stata la cima di un castello di carte. Proprio a riguardo dell’ultimo punto diversi ciarlatani alimentarono il loro consenso e il loro potere sulla falsa convinzione che il vaccino fosse uno strumento per sottomettere le classi sociali più basse. Nonostante tutto i numeri hanno sempre parlato chiaro: nonostante tutte le difficoltà il numero di persone salvate dai vaccini è sempre stato un valore incommensurabile.

 

Ad oggi la trafila di approvazione di un vaccino è lunga e sicura, lo scetticismo è sempre meno comprensibile, le dinamiche sempre più trasparenti e gli effetti collaterali sempre meno gravi. Negli ultimi settant’anni la ricerca ha compiuto passi pantagruelici.

Questo non vuol dire che sia legittimo liquidare ogni dubbio e ogni domanda come un ridicolo atto di repulsione: la scienza non è fede, la scienza è porsi sempre dei quesiti. Se si risponde al dubbio con lo sdegno, non ci si può lamentare dell’incursione negli spazi pubblici di sciacalli della paura.

Non si tratta in fondo che di questo infatti: paura dei pericoli che non possiamo toccare con mano e affrontare di petto.

A cura di Lorenza Guerra, Roma 13 settembre 2021

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