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Immigrazione, da numeri a persone

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
14 Gennaio 2011
Psicologia //

Un momento del convegno (St)
Un momento del convegno (St)
Manfredonia – IL 13 gennaio 2011, nella sala del Palazzo Celestini, si è svolta la presentazione del Dossier Statistico sull’Immigrazione della Caritas-Migrantes. Non solo numeri, flussi e criminalità, ma “speranze” culturali, semi di una nuova società che si incontra e discute, che tenta di superare la diffidenza verso lo “straniero”, il “diverso”.
Alla presentazione hanno partecipato Angela Martiradonna, redattrice regionale dello stesso dossier per la Puglia, Padre Arcangelo Maira, missionario scalabriniano e Direttore Ufficio Diocesano Migrantes e l’Assessore alla “Solidarietà, Cultura e Politiche giovanili” Paolo Cascavilla.

DOSSIER CARITAS – Sono trascorsi venti anni dalla nascita del Dossier statistico sull’immigrazione, risultato di un progetto culturale inteso a favorire una conoscenza del fenomeno migratorio, un tema caro al mons. Luigi Di Liegro, direttore della Caritas romana nel 1990, che lanciò questa studio sulle condizioni degli immigrati. Attualmente la popolazione immigrata sul territorio italiano conta la presenza di 5 milioni di persone. Il Dossier, nelle indagini condotte sui benefici e sui costi dell’immigrazione, ha evidenziato che gli immigrati versano nelle casse pubbliche più di quanto utilizzino come fruitori di prestazioni e servizi sociali. Si tratta di quasi 11 miliardi di contributi previdenziali e fiscali l’anno che hanno contribuito al risanamento del bilancio dell’Inps, trattandosi di lavoratori giovani e, perciò lontani dall’età pensionabile. Essi dichiarano al fisco oltre 33 miliardi l’anno.

MARTIRADONNA, DALL’EUROPA ALLA PUGLIA – “ I numeri non sono cambiati a livello locale, ma le storie di emarginazione e di chiusura sembrano aumentare. Se guardiamo all’Unione Europea, notiamo una netta chiusura nei confronti dell’immigrazione, generando comportamenti xenofobi e di discriminazione. La stessa Spagna ha investito risorse economiche per il rimpatrio degli immigrati incentivando una politica sui bonus economici offerti a coloro che vogliono lasciare il territorio spagnolo su propria iniziativa”. “Inoltre, il numero delle donne immigrate supera quello degli uomini, e secondo il 50% degli europei l’immigrazione è diventato un problema da risolvere con la chiusura delle frontiere”.

“Tre anni fa, la prefettura di Bari ha analizzato il fenomeno dell’imprenditoria straniera sul territorio, costatando che gli imprenditori stranieri creano posti di lavoro anche per gli italiani. La presenza più numerosa in Puglia è legata alla popolazione albanese, seguita da quella rumena. Gli sbarchi sono notevolmente diminuiti, nel 2010 si contano solo 822 stranieri sbarcati in Puglia, e provenienti da zone dove il conflitto è di casa” conclude Martiradonna.

LA PIAGA DELL’AGRICOLTURA – Secondo i dati presenti all’interno del Dossier, il 31,6% sul totale degli occupati nel settore agricolo sono immigrati, mentre il 60% degli lavoratori stranieri in Provincia di Foggia lavora nei campi, non trascurando le estreme condizioni di sfruttamento.

PADRE ARCANGELO MAIRA: “GLI IMMIGRATI SONO MAESTRI DI VITA”– Padre Arcangelo missionario scalabriniano e Direttore Ufficio Diocesano Migrantes interviene: “ Gli immigrati sono nostri maestri di vita. Ci spingono all’incontro, dal quale capiamo chi siamo, riscoprendo le nostre paure, i nostri limiti”. “Non vediamo sempre l’immigrato come quella persona bisognosa delle nostre forze, affamato di assistenza, ma come una persona capace di lavorare e guadagnarsi il pane col sudore della sua fronte, senza cadere nella distorsione dell’assistenzialismo”.

ASSESSORE CASCAVILLA: “ABBIAMO CREATO LA PAURA DELL’ALTRO” – “L’assenza di curiosità da parte della popolazione, denota un vuoto all’interno della nostra società. La presenza in sala degli operatori del settore e la scarsa partecipazione dei cittadini sono un segnale che crea distanze dalle questioni affrontate e che riguardano, al contrario, tutti. Noi abbiamo creato la paura dell’altro e la mancanza di percorsi multiculturali all’interno delle scuole hanno dato vita alle identità limitate, come finestre chiuse. Noto che le relazioni nella sofferenza e nell’emarginazione contano molto, come per esempio nel gruppo dei polacchi che vivono per strada, un vincere insieme la solitudine per affrontare le difficoltà. Mi domando, che cos’è l’integrazione senza il lavoro? Le disuguaglianze aumentano in questo paese non solo nei confronti della popolazione immigrata. L’aumento della popolazione immigrata denota la diminuzione della popolazione complessiva. Credo che ci debba essere una “nuova alleanza” fra tutti, nel rispetto della dignità e dei diritti. Le “morti sociali” causate dalla crisi economica ci obbliga a rivedere i modelli di sviluppo, che non è solo economico. Le cause sono la carenza del senso civico della società meridionale, che crea nuove forme di clientelismo, le modernizzazioni al Sud, (si, ma quali?) e la formazione di nuove classi dirigenti che puntino sulle risorse del territorio perché da fuori non arriveranno più le soluzioni. Maggiore controllo delle risorse e della loro allocazione per favorire una nuova cultura tra tutti”.


mariapia.telera@statoquotidiano.it

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