Manfredonia, 14 gennaio 2021. “Al tramonto della vita, come dice S. Giovanni della Croce, saremo giudicati sull’amore”. Sarà l’amore che abbiamo donato agli altri a qualificare la nostra vita, a dire se la vita che abbiamo vissuto sarà stata o no una vita piena e degna.
Chi non è mai stato un TU per qualcuno se ne va da questo mondo dopo aver vissuto un’esistenza senza senso e senza valore.
Se ne va vuoto, perché nessuno ha mai riempito la sua vita, né egli ha mai riempito la vita di qualcun altro; non ha lasciato traccia nel cuore, nella vita e nell’anima dell’altro, non è stato costruttore di personalità, di affetti, di emozioni; in una sola parola senza mai aver potuto dare un senso vero, duraturo e pieno alla propria vita.
Chi non ha mai incontrato un TU perde la fede in se stesso e nella vita, non è più sicuro del proprio valore e della propria bellezza, al limite nemmeno della propria esistenza, perché è l’ ALTRO che ci conferma nella nostra identità e nel nostro valore.
Senza un TU in cui riversarci e rispecchiarci non possiamo conoscere né il nostro valore né i nostri limiti e poterli superare. Per questo chi non l’ha mai incontrato, o chi l’ha incontrato e non l’ha voluto riconoscere, si abbandona all’ adulazione di se stesso e dell’IO egoistico o alla frenesia del possesso, illudendosi in questo modo di darsi una dignità e un nome, riempiendo il vuoto esistenziale creato dall’assenza di relazioni vere. Verga racconta questa povertà spirituale in un romanzo straordinario: “La roba”.
Mazzarò che ha dedicato tutta la vita ad accumulare beni, al pensiero di non poter portare con sé i suoi beni nella vita ultraterrena lo fa addirittura impazzire e il testo si conclude con una scena pietosa e indimenticabile: lui che vaga nei campi, accecato dalla follia, distruggendo raccolti e colpendo animali e gridando “Roba mia, vientene con me.
Chi non ha mai incontrato, o non ha mai voluto un TU considera l’altro come se fosse “roba”, valuta e giudica il prossimo in base alla “roba” di verghiana memoria, mette al centro della propria vita se stesso, l’IO egoistico, i propri bisogni e interessi, utilizza gli altri solo per soddisfare il proprio ego, cerca solo il proprio sterile benessere in una vita arida, povera di sentimenti e di sensibilità. Stipula “accordi” e “unioni” basati solo sul calcolo che inesorabilmente naufragano contro il muro del TEMPO.
Nel Vangelo di Matteo, Gesù che ha incontrato personalmente una umanità smarrita e sofferente e ne ha avuto compassione e rivolge un invito forte “ Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8)
«Lungo tutto il Vangelo Gesù invita a dare: dare ai poveri, dare a chi domanda, a chi desidera un prestito; dare da mangiare a chi ha fame, il mantello a chi chiede la tunica; dare gratuitamente… Lui stesso ha dato per primo: la salute agli ammalati, il perdono ai peccatori, la vita a tutti noi. All’istinto egoista di accaparrare Il Signore oppone la generosità; all’accentramento sui propri bisogni e all’egoismo, l’attenzione all’altro; alla cultura del possesso contrappone quella del dare ………. Il valore di ogni nostra azione: dai lavori di casa, all’assistenza ai genitori anziani, al disbrigo delle pratiche d’ufficio, ai compiti di scuola, il nostro lavoro, come alle responsabilità in campo civile, politico e religioso, tutto può trasformarsi in servizio attento e premuroso per l’altro. L’amore ci darà occhi nuovi per intuire ciò di cui gli altri hanno bisogno e per venire loro incontro con creatività e generosità. Il frutto? I doni circoleranno, perché l’amore chiama amore. La gioia si moltiplicherà perché “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”(Atti degli apostoli 20,35)» (Chiara Lubich).
Diventare TU dà un vero senso al nostro IO e ci conferisce dignità, onore e immortalità.
Diventare TU nei confronti dei:
figli, donando loro amore che si manifesta: nel riconoscere e rispettare la loro diversità; nel quotidiano e concreto sostegno rinunciando ad una parte di sè stessi; nell’ascolto delle loro parole e soprattutto nell’ascolto di quelle non dette; nel soddisfare i loro bisogni materiali; seguirli nello studio; nel mantenere e MANUTENERE il matrimonio con il coniuge per non fargli mancare un genitore; ma soprattutto insegnare con l’esempio, testimoniare con le proprie azioni e comportamenti non solo con le vuote parole, i giusti valori che li aiuteranno ad affrontare e superare le sfide della vita da adulto e a costruire a loro volta un percorso di vita sicuro, stabile e vincente fondato sul TU e non solo sull’IO;
Diventare TU nei confronti del:
genitore anziano manifestando amore nella faticosa e quotidiana assistenza rinunciando ad una parte del nostro tempo, del nostro denaro e delle nostre energie che vorremmo destinare solo a noi e per noi;
Diventare TU nei confronti del:
fratello, sorella, del parente, del coniuge, del fidanzato, dell’amico avendo rispetto per la loro dignità riconoscendo gli altrui diritti senza invidia e senza egoistiche pretese che ci rendono miopi e a lungo termine perdenti.
Nel quarto capitolo della genesi “ Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. [6] Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo».
Il TU è una persona da amare e custodire, in cui abitare e farsi abitare.
Nei 60 lunghi e faticosi anni di matrimonio voi siete stati tutto questo. Siete diventati un TU nell’amore coniugale, l’uno nei confronti dell’altra. Siete diventati entrambi un TU per i vostri figli, per i vostri nipoti, per i vostri fratelli e sorelle, per i vostri genitori e nei confronti di tutti coloro che avete incontrato nella vostra vita.
In questi 60 lunghi e faticosi anni di matrimonio, come dice San Paolo di Tarso avete avuto spes contra spem, avete sperato nonostante le delusioni, la fatica, i sacrifici di una lunga vita che il Signore vi ha voluto donare, avete sperato nell’insperabile, avete avuto FEDE sperando contro ogni speranza.
Il 12 Gennaio 1961 Vi siete affidati allo Spirito Santo per conoscere la strada sulla quale camminare e costruire. Lo Spirito Santo ha esaudito le vostre preghiere, Vi ha tenuto compagnia in tutte le stagioni della vostra vita e vi ha condotto fino a qui.
Non conta quanto si sta insieme ma come si sta insieme. Comunque auguri a questa coppia
Mi permetto di fare i più sinceri Auguri a questa MERAVIGLIOSA COPPIA, LINA E COSIMO, CHE CONOSCO E APPREZZATO TANTISSIMO.
LINA E COSIMO CIUFFREDA, SONO STATI SEMPRE UNA COPPIA-ESEMPIO PER TANTE FAMIGLIE; I SESSANT’ANNI DI MATRIMONIO, DIMOSTRA CHE QUANDO UNA FAMIGLIA METTE AL CENTRO IL DIO-AMORE, TUTTO IL PERCORSO FAMILIARE, DIVENTA GIOIA DI VIVERE INSIEME, DI AMARE I FIGLI E TUTTO CIÒ CHE LI CIRCONDA. IL LORO MODO DI VIVERE IL CRISTIANESIMO, È CIÒ CHE IL SIGNORE CHIEDE AD OGNI FAMIGLIA, QUEL SAPERSI ARMARE ANCHE ATTRAVERSO LE DIFFICOLTÀ CHE LA VITA CI PROPONE.
IN TUTTE LE FAMIGLIE CI SONO ALTI E BASSI, MA SE VENGONO AFFRONTATI CON IL DIALOGO, COME USAVANO FARE LINA E COSIMO, TUTTO SI SUPERA, SENZA EGOISMO E MALINTESI. ANCORA TANTI AUGURI CARISSIMI LINA E COSIMO, SIETE UN PICCOLA CHIESA DOMESTICA. IL SIGNORE VI BENEDICA SEMPRE.
Siete ciò che serve e che manca! Esempio! VERI MAESTRI DI VITA! CHE DIO VI BENEDICA.
AUGURI