Dopo anni di stallo, grazie alla procedura aperta dall’ADSPMAM (Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale), il Mercato Ittico rinasce.
E rinasce sotto l’egida della gestione privata, l’unica in grado di contemperare al meglio domanda ed offerta di mercato.
Alla società aggiudicataria – la cooperativa Produttori Ittici Manfredonia – spetterà il compito gravoso e suggestivo di rilanciare una struttura che, dopo i fasti romantici di Largo Diomede, era stata spostata in una sede più moderna ed adeguata, a ridosso del porto, per essere al passo con i tempi, sulla via del consolidamento della posizione della marineria di Manfredonia.
Nel tempo, quella posizione ha perso via via forza, braccia e pescherecci, incancrenendosi negli ultimi anni in una lunga querelle sulla quale, per pudore, è opportuno per ora glissare.
Adesso, finalmente, torna a vedersi la luce in fondo al tunnel; e l’idea – e noi di POP Officine Popolari ne siamo lieti e speranzosi- che la cooperativa che ne assumerà la guida sia composta in gran parte proprio da pescatori, aumenta la suggestione dell’impresa. A loro spetterà il compito di rendere attrattivo il luogo per conferirvi il pescato e rilanciare il comparto, attraverso l’innovazione e il ricorso a strumenti di vendita che, oltre ad essere moderni, assicurino anche la tracciabilità e, con essa, la qualità del prodotto. Dando nuovo slancio all’intero settore, aprendo la notte al sogno di un’alba sempre più affollata di barche. Diciamocela tutta: un porto e una baia piena d pescherecci è lo sfondo ideale della nostra cartolina di città.
E immaginare, infine e finalmente, uno spazio, quello del “nuovo” Mercato Ittico, in cui, affiancando all’asta tradizionale anche la commercializzazione, la promozione e la valorizzazione del pescato – con tutto il corredo di vendita al dettaglio e, perché no, di eventi e manifestazioni aperte al pubblico – torni a fare della pesca il fiore all’occhiello dell’economia cittadina e la sua bandiera, restituendo alla città una parte importante d’identità a forte rischio di estinzione.
POP – Officine Popolari
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“Dopo anni di stallo il Mercato Ittico di Manfredonia rinasce”.
Me lo auguro di cuore, per la categoria dei pescatori, per l’indotto e per tutta l’economia della città.
Permettetemi di dire, tuttavia, che si tratta solo di un sincero e sentito augurio. Al momento è doveroso riconoscere che il nostro mercato ittico, in realtà, non è ancora un vero mercato, in altri termini non è ancora nato.
Correttamente, si ha un qualsivoglia mercato solo quando esiste una domanda e un offerta di un dato bene o servizio. In termini strettamente economici, dicesi mercato il complesso delle domande e delle offerte di un dato bene o servizio. Dal complesso delle domande e delle offerte di una data merce, si forma il prezzo di quella merce.
Negli anni passati, quando la struttura era ancora formalmente funzionante, la domanda e l’offerta di pesce non si concentravano sul nostro mercato ittico, se non in misura assolutamente irrisoria. E’ noto che erano pochissimi i produttori che conferivano il pescato al mercato, per le ragioni che in questa sede tralascio…
Il mantenimento e il funzionamento di una struttura simile al mercato ittico di Manfredonia, comporta il sostenimento di costi (personale, attrezzature, amministrazione, canoni di concessione, utenze, servizi vari, imposte, ecc.) per molte centinaia di migliaia di euro all’anno. Per raggiungere e mantenere “l’equilibrio economico della gestione” i ricavi devono non solo coprire i costi, ma anche lasciare un margine di utile soddisfacente.
I ricavi di un mercato ittico sono costituiti, quasi esclusivamente, dai diritti d’asta (se non erro attualmente pari al 5/6% su tutto il prodotto venduto e fatturato). Per raggiungere il punto pareggio costi-ricavi della gestione il fatturato (pescato venduto) dovrebbe ammontare a circa 10 milioni di euro all’anno!
Per conseguire un simile fatturato occorrerebbe che almeno i ¾ dei nostri motopesca piccoli e grandi (150 imbarcazioni su circa 200) conferissero il pescato solo al mercato ittico!
Occorre avere l’onesta intellettuale di riconoscere che questo è un obiettivo estremamente difficile e ambizioso da realizzare. Molti pescatori sono abituati, da molti anni ormai, a vendere il pescato fuori dal mercato, e non sarà facile convincerli a cambiare abitudini…
La legislazione nazionale e comunitaria del settore ittico, che io sappia (posso sbagliare), riconosce al produttore – con il solo obbligo del controllo veterinario – la facoltà di vendere il prodotto sulla banchina del proprio porto o di altri porti direttamente ai grossisti, ai dettaglianti e ai consumatori finali.
Termino con l’augurio che il nostro Mercato ittico possa rifiorire e ritornare ai “ fasti romantici di Largo Diomede” del secolo scorso.
Raffaele Vairo
Buona sera.
Il mercato funzionera con quei elementi?
Vediamo se saranno loro I primi a conferire il loro pescato al mercato.
Sicuro ora sempre loro riaprinanno il bar(o sala da gioco?).
Vediamo chi Vender il ghiaccio.
Ma poi ho visto un consul Ente che sta dapper tutto Mo sta con la pesca Mo sta con l’edilizia.
Ora ci sara la cosa ad inserire I parenti gli amici.
Io il mio pesce lo portero sempre al magazzino..
Ma quanto resisterà questa volta la riapertura del mercato ittico?Il nodo cruciale e’ che i pescatori non conferiscono il pescato nella struttura mercatale che all’epoca , quando venne inaugurata,era seconda in tutta l’Italia come dimensione e come numero di motopescherecci (circa 500) ora fatiscente e con le imbarcazione meno della meta’ che faticano a sbarcare il lunario con tutte le problematiche che devono affrontare : dalle leggi UE sempre più restrittive e sproporzionate fino all’attuale covid-19 che ha diminuito del 30% il fatturato del pescato. E con questi chiari di luna chi dovra’ sostenere i costi e pagare i debiti che hanno lasciato le cooperative di prima?
Un porto e una baia piena di pescherecci e’ lo sfondo ideale della nostra cartolina di citta’ dice l’autore dell’articolo e penso che
rimarra’ per sempre solo una cartolina .