L’addetto alla biglietteria era il sarto Michele Casalino, sostituito poi nel tempo da suo figlio Nicola e da Luciano Casalino, figlio di Peppino Casalino. Tra gli addetti alla biglietteria lavorò anche per un periodo Giovanni Ricucci. Quando erano in programma film importanti il sarto Casalino, faceva i biglietti anche nella sua bottega, per evitare affollamento serale alla biglietteria del Cinema. L’addetto allo sbigliettamento “u strazza bbigliette” all’ingresso del Cinema era un certo Tonino Grasso detto “Tonine Barlaianne”. Questo signore, me lo ricordo bene anch’io, alto e magro con un baffetti “i mustazzette”, di giorno praticava il mestiere di “cardellére” uccellatore e la sera prestava servizio all’ingresso del cinema. Alcuni giorni fa, ho intervistato Lorenzo Di Staso (82 enne) che aveva lavorato sin da ragazzino presso il cinema Murgo, addetto all’innaffiamento del terreno del cinema composto da “frascine” polvere di tufo gialla; poi allo sciacquo e alla pulizia delle sedie, all’allestimento dei tabelloni pubblicitari dei film in programma e al ritiro delle pellicole, che arrivavano da Bari alle 5 del pomeriggio, con il pullman di Oreste Palumbo in piazza Duomo, che Di Staso trasportava al cinema su una piccola carretta, spinta a braccia. I lavori di innaffiamento del terreno del Cinema e di pulizia delle sedie, si tenevano sempre nelle ore pomeridiane. Mi riferiva sempre Di Staso, che successivamente in giovane età aveva lavorato nel cinema Impero in qualità di maschera con servizio in galleria e che durante il servizio riceveva ordini sempre dal maresciallo Casalino che lo chiamava affettuosamente col nomignolo di “Mussolini”. Di Staso, mi riferiva altresì, che quando era in programma un film importante e c’era molta folla, facevano entrare i ragazzi (che occupavano sempre i primi posti nel Cinema “sotte u scherme” e si sedevano su panche di ferro dette i –ferrizze-) dalle porte di uscita di sicurezza del cinema che davano sul campo sportivo. Sempre nel cinema Impero, in una piccola stanza abitava il popolare fotografo Gino (Geggine) Losciale con la sua famiglia. Mi riferiva il figlio di Losciale, il fotoreporter Matteo Losciale, che l’abitazione (una piccola stanza) ai suoi genitori gli fu concessa dal proprietario del cinema Impero “don” Giuseppe Murgo, quando suo padre con sua madre originaria di Zapponeta praticarono “la fuga”, decisero giovanissimi di mettersi insieme “ce so scappète” senza il consenso delle famiglie. Gino andò con la sua bicicletta a Zapponeta a prendere la sua ragazza e se la portò sul telaio della bici pedalando fino a Manfredonia. La madre di Gino, poiché non accettò di buon grado l’iniziativa del figlio non li volle ospitare nella sua casa.
Chi soccorse il giovane “Giggino” fu suo padre, Pasquale Losciale, che lavorava nella farmacia alle dipendenze di don Giuseppe Murgo, che chiese al proprietario della farmacia di trovare un alloggio per il figlio e la sua ragazza. Murgo che era una persona sensibile, concesse subito una stanza sita nel cinema ai due giovani (con ingresso che dava in via E. Fieramosca) in attesa che si calmassero le acque in famiglia. Gino Losciale, che apprese il mestiere di fotografo da un signore napoletano che lavorava e stampava le foto nel laboratorio chimico della farmacia Murgo, iniziò la sua attività di fotografo professionista proprio nel Cinema Impero. Sempre l’amico Matteo Losciale, che mi diceva di essere nato in quella casa del Cinema, mi riferiva che il padre di giorno faceva le foto alle persone che ne facevano richiesta sul palchetto sotto lo schermo del Cinema e nottetempo preparava lo sviluppo e le metteva ad asciugare nel Cinema. Incredibile, uagnì. Lo stesso Losciale, che era anche l’uomo di fiducia del farmacista Murgo nel Cinema, in un angolo dell’arena aveva un piccolo sgabuzzino dove vendeva “i gazzose fresche”, “i rossole”(caramelle di liquirizia) ed altre cose commestibili da sgranocchiare per i clienti del cinema. A tal proposito, mi riferiva qualche tempo fa Gaetano ”Tanine” Romito, ex capomastro muratore, che da bambino per guadagnare qualche soldino vendeva nel cinema “pa cascetelle a tracolle” (contenitore in legno porta bibite sorretto da una fascia che il ragazzo portava a tracolla) le gassose fresche al grido: “Zioss…a gazzosa fresche” per conto di “Geggine Loscèle”. Le bibite, mi ricordava sempre “Tanine”, erano tenute al fresco nel corso della serata in grandi conche di zinco con grossi pezzi ghiaccio coperti con sacchi. Nel 1951 Gigino Losciale, si trasferì con la sua famiglia dalla sua abitazione sita nel Cinema Impero in Vico S.Rocco “u curtigghje de Cianna Cianne e Pecciacchélle” e poi in via S.Rocco per continuare la sua attività di fotografo. La gestione della vendita delle bibite nel cinema passò a Aldo Trigiani. Uno dei frequentatori assidui del cinema Murgo era anche mio padre, Pasquale Rinaldi, che gestiva una latteria nei pressi del lavatoio pubblico in piazza dei Baroni Cessa.
Prima della proiezione serale del film, mio padre faceva il giro per i bar dai suoi clienti dove forniva il latte per la riscossione, lasciando per ultimo il gelataio Tommasino, in via dell’arcangelo. Dopo il film, era solito fermarsi dal suo amico Tommasino “alla bbarracche i ggeléte” per riscuotere il pagamento della fornitura giornaliera del latte, al quale tutte le “sante” sere raccontava il film serale proiettato. Tutto questo, me lo raccontò in lacrime anni fa il compianto e bravo maestro gelataio Tommasino Rinaldi, ricordando l’amicizia fraterna che aveva con mio padre. Era consuetudine di alcuni clienti del Cinema Murgo, frequentatori del Bar delle Rose, che prima di recarsi alla seconda proiezione serale del film in programma, comprare una granita al limone o al caffè da Giovanni Prencipe proprietario del bar delle Rose. Di fronte l’ingresso del Cinema Impero dagli anni ’40, c’era una certa Marianna Palumbo detta “Mariànne fefe e cicere” che seduta tutte le sere vicino alla sua piccola bancarella vendeva fave e ceci “arrustite” arrostiti, lupini, noccioline e “summendèlle o spassatimbe” semi di zucca essiccati e infornati, che molti clienti del cinema compravano prima di entrare a vedere il film. La signora Palumbo fu sostituita nel tempo in questa attività da Antonio Vitulano. Un altro episodio simpatico da raccontare, è quello che mi ha riferito sempre Nicola Casalino, che aveva mansioni di bigliettaio al Cinema. Mi diceva che alcuni clienti avevano l’abitudine di andare a sedersi in seconda serata in galleria dove era più fresco. Molte volte, si addormentavano in un sonno profondo rischiando di rimanere chiusi nel cinema.
Finita l’ultima proiezione del film in programma, poiché dovevano chiudere le porte “du cenematò” del cinema, il maresciallo Casalino mandava la maschera in galleria che li andava a svegliare con la frase: “Uagliò u film ji fernute…a reterè!” Negli anni ’50, era abitudine di molte persone che non andavano a cinema, di andarsi a sedere prima dell’inizio della proiezione del film di fronte all’Impero, per ascoltare le canzoni di successo di quegli anni trasmesse con altoparlanti posizionati dai gestori del Cinema sul muro all’esterno del Cinema. Negli anni ’30-’40, oltre ai tabelloni pubblicitari posti sulla parete esterna del muro del Cinema, e poi allestiti e ubicati giornalmente in corso Manfredi (nei pressi della farmacia Murgo) e “au pezzecandòne” alla cantonata (di fronte l’attuale Café Des Artistes), dove era posto il tabellone dei film con la scritta “prossimamente”. In Piazza del Popolo, invece, dove nei pressi c’era un’insegna di “Cine”, dalla fine degli anni trenta veniva appeso al muro un grande tabellone che pubblicizzava il film serale in programma al Cine-Teatro Pesante (durante l’inverno) mentre sempre nello stesso sito, dagli anni ’40 veniva posto il tabellone del film serale proiettato all’Arena Giardino Pesante. Negli anni ’30-’40 i film in programma nei cinematografi locali, venivano anche pubblicizzati dal banditore “u bbannajule” Domenico Notarangelo detto “Tremelande”. Questi, a detta di anziani che ho intervistato, girava con un manifesto del film attaccato su un piccolo tabellone di legno attaccato sul retro della carrozzella trainata da un cavallo e guidata dal cocchiere locale detto “Mecheline u cucchjire”. Ogni tanto, il banditore Notarangelo, si fermava per le vie e piazze della Città e pubblicizzava con la sua potente voce i film serali in programma all’Arena Giardino Pesante e al Cinema Impero.
A proposito di banditori locali, nel 2009 l’amico musicista Tonino Racioppa, appassionato cultore del dialetto e delle tradizioni di Manfredonia, ricordava sul suo sito online: “Il manfredoniano- Il blog di Manfredonia” i due banditori sipontini Notarangelo e Potito entrambi dalla voce possente “ca ndrunavene a chiazze”. Il banditore “Tremelande” quando andava in giro sulla carrozzella per pubblicizzare i film era seduto a fianco il cocchiere ed era solito richiamare l’attenzione della gente gridando a squarcia gola: “Questa sera, al Cinema di Pesante, ci sarà –nu bellissimo “filmo”…“A sud di Pago Pago” !!!.. Oppure: Uagnì è uscito il nuovo filmo di Totòooo! Tutti da Prejatorje stasòooore!!!. Mentre quando pubblicizzava il film al cinema Murgo era solito gridare: “Al Cinema Muuuurgo !!!”…andate a vedere “Tarzà contro i cacciatori bianghi”. Altro banditore locale popolarissimo era Potito detto “Melòne” che spesso veniva chiamato per altre incombenze. Purtroppo, anche durante il regime fascista, i banditori dopo l’annuncio dato al pubblico spesso venivano scherniti “presi a pernacchie”. A tal proposito, il 28 ottobre 1939, scrive Michele Magno nel suo libro “Vent’anni di vita Manfredonia”, due giovani diciottenni, Luigi Longo e Francesco Magno accusati di aver risposto con pernacchie all’annuncio dato dal pubblico banditore furono arrestati. Dal 1946 al 1965, una cosa molto seguita dalle persone che frequentavano il cinema nel corso dell’intervallo tra la proiezione del primo e secondo tempo del film, era la “Settimana Incom” (una sorta di cinegiornale italiano distribuito nei cinema di tutta Italia dal 1946 al 1965 dalla casa di produzione cinematografica INCOM, che raccontava gli avvenimenti della settimana in Italia) e “i proleghe” la presentazione dei nuovi film in programma che a breve scadenza dovevano essere proiettati nel Cinema. La famiglia Murgo, proprietaria del locale del Cinema Impero, aveva 9 posti riservati, appena si saliva sopra, a sinistra della galleria. Tra i film, del dopo guerra, proiettati al cinema Impero, dove c’era sempre il pienone di spettatori erano quelli che avevano come protagonista il grande Totò “i film Tatonne”, quelli con Amedeo Nazzari dove c’era “u chianda chiande” tra gli spettatori, i film di storia e quelli western denominati in loco “i sceriffe”. Una caratteristica dei cinema di un tempo era il fumo delle sigarette dei clienti. Bastava andare in galleria e durante la proiezione del film, “nuvole di fumo” di accaniti tabagisti salivano in alto dalla platea sottostante. Un’altra abitudine dei clienti del Cinema era lo sgranocchiare continuo di fave, ceci e semi di zucca durante la proiezione del film. Alcuni cimeli del Cinema Impero sono conservati presso il bellissimo museo dei Pompieri e della Croce Rossa Italiana, realizzato e diretto da Michele Guerra e collocato a Manfredonia in zona D46. Il Cinema Impero dopo anni di abbandono e vicissitudini varie è stato rilevato dal dott. Roberto Murgo, figlio di Tonino Murgo, insieme ai costruttori edili fratelli Salvatore, Pasquale e Fabio De Salvia, che lo hanno trasformato in civili abitazioni. I De Salvia, che nel corso della demolizione del Cinema avevano conservato alcuni cimeli del Cinema, hanno provveduto in seguito, su richiesta di Michele Guerra, alla loro donazione al Museo dei Pompieri di Manfredonia. Mi riferiva alcuni giorni fa il dott. Roberto Murgo, che anni fa, fu fatta al Comune di Manfredonia una proposta di acquisto dell’Arena, per la realizzazione di una struttura pubblica comunale all’aperto, che non andò a buon fine. Alcune foto allegate al presente articolo sono di Gino Losciale.
Queste pagine di storia locale sono state arricchite da documenti reperiti anni fa presso l’archivio storico del Comune Manfredonia; alcune foto e documenti mi sono state forniti anni fa dal compianto amico Salvatore Casalino, che intervistai per avere notizie sull’attività di suo padre Nunzio Casalino, da Nicola Casalino, e dalle famiglie Murgo e Quitadamo. Tra le persone che ho intervistato e che hanno lavorato nel Cinema Impero, voglio ricordare Lorenzo Di Staso (82 enne). Altre notizie, le ho reperite tramite la madre di Luciano Casalino, sig.ra Sipontina Carmone (94 enne vivente, moglie di Peppino Casalino) e da interviste varie effettuate a persone che hanno frequentato e lavorato nel Cinema Impero. Spero un giorno, di pubblicare tutti i miei scritti che ho divulgato nel tempo in un libro di Storia Patria. Voglio a conclusione dell’articolo, mettere in evidenza che nel 2010 il prof. Italo Magno, curò una interessante e oculata biografia sulla vita di Nunzio Casalino dal titolo: “Nunzio Casalino” (una vita dedicata alla sua città).
Notizie storiche sulle sale cinematografiche sotto il nome di “Cinema Impero”. **A metà degli anni Trenta quando le ambizioni di Mussolini erano mirate all’espansione africana dell’Impero, anche l’industria cinematografica fu utilizzata quale mezzo di propaganda per finalizzare tale progetto. A Asmara (Eritrea) Mussolini fece costruire un cinema dal nome “Cinema Impero”. Anche in Italia in quel periodo alcune sale cinematografiche presero il nome di “Cinema Impero”. Sempre in quegli anni con l’ondata di fobia contro le parole in lingua inglese e francese molti vocaboli usati come football, hotel, chauffeur, trainer vennero messi al bando e fu imposto a tutti i gestori dei cinema e teatri Eden di cambiare il nome del locale in Adua.Tale decisione fu motivata dalla considerazione che lo statista inglese Enthoy Eden, fu il grande nemico dell’Italia fascista.
A cura di Franco Rinaldi, cultore di storia e tradizioni popolari
fotogallery Franco Rinaldi