Tarantino stupisce ancora e questa volta ce n’è per tutti, fan e detrattori.
Dopo l’incerto risultato di A prova di morte, il sig. Pulp Fiction ci prova con l’omaggio a un film anni ’70 di Castellari (uno dei miti personali del regista), Quel maledetto treno blindato, costruendone un film del tutto inaspettato, con una regia delicatamente di (auto)maniera – anche il titolo del film originale viene cambiato e personalizzato -, molto più vicino ai thriller di guerra alla Sporca Dozzina o Grande Fuga che ai lavori che il grosso del pubblico ha già amato di Tarantino.
Ci si para innanzi un “infallibile” film di genere nel quale il regista esercita tutta la sua abilità nella costruzione di magistrali situazioni di suspence – per protagonisti spietati nazisti a caccia di ebrei, “falchi all’inseguimento di ratti” (cit.) -, alternate a sketch grotteschi che mai scivolano fuori dalle righe – come, invece, copione imponeva per alcune delle sue altre opere.
La modalità e grandezza con cui Tarantino integra le fasi di tensione a quelle condite da humor non solo posiziona Inglourious Basterds lontano dal resto del suo cinema, ma ne sancisce la sua (felicemente constatata) abilità per le dinamiche del thriller. Nei precedenti lavori (Reservoir Dogs “a part”) il pulp veniva elevato a canovaccio, stile ma non a qualità di regia, mescolando in maniera poco scindibile generi diversi in un tripudio colorato d’invenzioni d’immagini e dialoghi, depurandolo, cioè, dalla volgarità commerciale delle origini e lasciando da esso trasudare tutta l’ammirazione del Quentin cinefilo e un po’ adolescente da drive-in.
Bravi(ssimi) tutti gli attori, con una nota di merito al cacciatore di ebrei (l’ottimo Christoph Waltz), disegnato in maniera impeccabile nella sua spietata sicurezza di predatore. Pitt un po’ sotto le righe.
Lo spiazzamento di fronte alla novità di Inglourious Basterds riporta alla mente una vecchia virata di stile, quella dell’inatteso Jackie Brown, che lasciò perplessi molti seguaci tarantiniani (incluso chi vi scrive alla prima visione), ma che in realtà non rinnegava il regista, sancendone solo altri aspetti, e con classe.
E’ verità che tanti autori di cinema hanno poco da dire, autoriciclandosi già dopo esordi incerti. Non è il caso di Tarantino. Oltre a un esordio tra i migliori in assoluto, Quentin dimostra una volta di più di avere ancora un po’ di cose da raccontarci.
Voto: 8/10
Spoiler: 8/10
Copertina: Quentin Tarantino (fonte: www.infooggi.it)
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Inglourious Basterds – Q. Tarantino, 2009I
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