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Qualche giorno fa il sindaco Franco Landella ha postato su facebook i lavori in corso di un progetto finanziato dal Por Puglia Fesr-Fse definendo la struttura “Casa Rifugio”. Capozzi spiega: “In primo luogo la casa rifugio ha un indirizzo secretato, le donne possono rimanervi per un periodo che va da 3 mesi ad un anno al massimo. In secondo luogo, in base alla normativa, la struttura per questo tipo di edilizia è una casa unica, una villa, non appartamenti singoli. Penso che si tratti di case di ‘semiautonomia’ come quella che abbiamo a S. Severo in cui la vittima di violenza, terminato il periodo critico, può uscire per andare a lavoro, per portare i bambini a scuola, può fare il co-housing con altre donne che hanno lo stesso percorso”. Il centro è in costruzione, non è dato conoscere altri dettagli, sebbene richiesti, dall’assessore ai servizi sociali Raffaella Vacca.
Sappiamo che le case rifugio ad indirizzo secretato in tutta la Capitanata sono due, che altre si trovano nella Bat, e chiaramente nessuno pensa di postarli sulla rete. Anche nei commenti al post del sindaco qualcuno l’ha sottolineato.
Il piano sociale di zona dell’ambito territoriale di Foggia per il triennio 2018/2020, approvato definitivamente a luglio dal Comune e dalla Regione nella conferenza dei servizi ha previsto, nell’area “Politiche regionali per il contrasto della violenza e di abuso e maltrattamento”, le rette per strutture residenziali che accolgono donne, anche con figli minori, in situazioni di disagio vittime di violenza. Il budget per il 2019 per questo ambito è di circa 217mila euro. La determina dirigenziale del Comune di Foggia è del 4 novembre.
Tra via D’Addedda e via Lussemburgo, ubicazione individuata dal sindaco, sorgerà anche un centro polifunzionale per i bambini. E’ di oltre due milioni di euro il finanziamento ottenuto, le palazzine che ospiteranno le donne sono 8 o 9. La gestione del centro sarà con molta probabilità oggetto di bando in quanto il Comune non ha il personale sufficiente per occuparsene.
Un anno nero in Capitanata per le donne morte a causa di violenza maschile: Roberta Perrella a S. Severo, Filomena Bruno a Ortanova, una famiglia uccisa, di cui 3 donne, nel centro dei 5 Reali siti. A Cerignola ieri Luminita Brocan è stata mortalmente ferita all’addome da una pistola, un’altra è gravissima. “Non è questione di anno nero, è che ora se ne parla di più, in modo specifico, prima tutto andava nella cronaca – dice Capozzi- oggi si parla di “femminicidio” e di conseguenza si dà più spazio alla donna vittima di questa violenza”. Il 25 novembre sarà la giornata mondiale sul tema.