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Se mi lasci vale

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
15 Gennaio 2012
Psicologia //

lasciarsi (http://psicologo.girlpower.it - archivio)
Manfredonia – CI sono stereotipi culturali letteralmente “incarnati” nella testa delle persone. Quello della donna-compagna come possesso o territorio esclusivo del maschile è uno di questi. Quando questo schema salta e il “possesso” manifesta volontà autonoma e autodeterminante di uscita dal gioco della relazione, la rabbia, la frustrazione, l’incredulità e l’intollerabilità dell’evento possono generare in alcuni, e risottolineo in alcuni, uomini una spirale di agiti sia verbali che di violenza fisica che va fuori controllo, letteralmente. Perché credo, è come se andasse in frantumi un pezzo importante dell’identità stessa del maschio che è propria della nostra cultura. Ed è anche vero che le donne alle prime avvisaglie “di trasformazioni improprie” del compagno dovrebbero darci un taglio netto subito, e allontanarsi. Giacché pensieri tipo “non succederà più”, “cambierà”, “lo aiuterò a cambiare”, “forse è un po’ mia la colpa di certi comportamenti, se non lo faccio arrabbiare tutto andrà per il meglio”, purtroppo sono spessissimo solo pensieri magici e autoconsolatori che non trovano riscontro nella realtà.

Ma voglio rilevare anche un’altra dimensione della questione. Un paradosso. Alcuni uomini vanno in pezzi al pensiero dell’abbandono da parte della compagna perché sono, di fatto, fortemente dipendenti dalla stessa. Imbrigliati in una relazione non matura, dove la vera reciprocità (che implica la piena libertà dell’altra) è subalterna rispetto alla necessità di trarre nutrimento dal rapporto, e da “quella” persona che è percepita come assolutamente necessaria per la propria sopravvivenza psichica. Non se ne può fare a meno, il rischio è di crollare; come quando si butta giù un muro portante di un appartamento. Queste due dimensioni, della “territorialità” e/o della dominanza verso la compagna e della fragilità-dipendenza sono presenti alternativamente negli uomini che passano alle vie di fatto verso le proprie partner. Altre volte sono presenti entrambe le componenti simultaneamente, combinate in modi vari e peculiari.

Credo che se è vero che per millenni la nostra cultura ha indottrinato alla dominanza (attesa) del maschile, è anche vero, per contro, che forse gli uomini non si sono resi conto, per altrettanti millenni, di quanta dipendenza “sottotraccia”, la vogliamo dire così? essi hanno sviluppato, avviluppandosi alle proprie compagne. Tante volte paghiamo il conto salato di questo meccanismo doppio e paradossale.

E’ falso però anche il mito della donna “innocente e santa, punto e basta”. Voglio dire, ci sono donne che fanno un mobbing anche spietato, subdolo e feroce nella relazione col proprio compagno. Ed è vero che la violenza psicologica, da qualunque parte provenga, può far male quanto, se non a volte più delle botte. E se una relazione è malsana è giusto, ove opportuno, chiuderla definitivamente. Vale per le donne, e vale per gli uomini. Ma la violenza fisica, fino all’assassinio rimane una cosa atroce. Piuttosto allontanarsi, piuttosto mollare la presa; piuttosto quello che si vuole. Ma le storie di sopraffazione di coppia davvero non si possono sentire. E quando c’è un evento finale funesto questo è solo l’apice di un percorso, distruttivo e autodistruttivo. Appunto. E non c’era modo di stopparlo prima questo percorso? Questo è. Io non credo affatto al dare la croce agli uomini, anzi. Dobbiamo proporre ai ragazzi, a scuola come a casa, modelli possibili, per quanto sempre imperfetti e provvisori, di rispetto (leggi amore) per l’altra/l’altro. Credibili, magari.
Dobbiamo assolutamente imparare a lasciarci! Senza angosce apocalittiche d’abbandono. Non è la fine del mondo. E’ la fine del mondo solo quando pensiamo che un altro essere umano debba essere il nostro perenne baricentro nell’incapacità costante ad averne uno per conto proprio. Nessuno “ci appartiene”, come se fosse un maglione. Davvero non riusciamo a bastarci? E perché questa “buco dell’assenza” diventa sempre più feroce? Perché trascinarsi giù, a fondo, nell’abisso di un’avvitante se non funesta dipendenza? Sapersi lasciare è valido banco di prova della nostra stoffa personale; partner o ex partner che ci chiamino.

(A cura della dottoressa Vittoria Gentile

2 commenti su "Se mi lasci vale"

  1. A volte capire se il partner fa mobbing è davvero complicato, soprattutto se è una donna. E a volte è anche difficile capire il motivo di questo mobbing. E’ anche complicato capire se stiamo con una persona a causa di una nostra mancanza oppure perchè davvero la si ama. Il problema a questo punto diventa, più che interrompere definitivamente, capire se la persona è quella giusta oppure vogliamo solo plasmarla a nostra immagine.

  2. No non credo che sia difficile rendersi conto che ci si sta avvitando in una relazione sempre più soffocante dove l’altra persona (che sia maschio o anche femmina) limita gli spazi di libertà personale, controlla,costringe, avvinghia a se il partner come se potesse o volesse fuggire via da un momento all’altro. Non è tanto difficile rendersi conto di questo; è difficile affrontare la situazione, aprire la gabbia del rapporto, spezzare il meccanismo perverso in cui si è avvinghiati, almeno ridiscuterlo seriamente. Questo è davvero difficile! Sia per i maschi che per le femmine (ma alle donne capita con maggiore frequenza, e con esiti non di rado ben più pesanti). Poi sì è vero che spesso stiamo nelle relazioni perchè siamo dipendenti rispetto a “nostre mancanze” e le colmiano con l’altro. Quindi in qualche modo non siamo indipendenti a prescindere come persone adulte, ma abbiamo piuttosto bisogno di qualcuno cui appoggiarci e senza il quale non ce la faremmo. Ma nessuna persona sarà mai quella giusta se non siamo noi per primi “giusti” per noi stessi. Allora ha senso stare nelle relazioni in questo modo? Ciascuno ha la risposta per sè. E le soluzioni di “compromesso” sono numerosissime, temo.

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