Bari, 15 gennaio 2021. La gestione finanziaria del Gruppo Eni, anno 2019,esaminata dalla Corte dei Conti Sezione del controllo sugli Enti. Il valore complessivo dell’attività negoziale pari a 14.400 mln euro di cui 60% all’estero. La ripartizione per settore evidenzia questo : Exploration & Production 9.000 mln circa,Refining & Marketing e Chimica 4.000 mln, Corporate e altre mansioni 1.000 mln,Gpl e Gas & Power 400 mln.
L’entità produttiva è stata corroborata dallo sviluppo del giacimento di Zohr(Egitto) e dei progetti avviati nel 2018 in Libia Angola e Ghana,dagli start up in Messico e Norvegia e Egitto e Algeria(per un contributo di 253 mila boe/giorno) e da incrementi in Nigeria Kazakistan e Emirati Arabi Uniti.
Tali fattori sono stati parzialmente compensati da minore produzione di gas in Indonesia a causa della riduzione della domanda di gas in Asia, Venezuela nonché dal declino dei giacimenti maturi che si trovano in Italia e Angola.
Nel corso del 2020 a seguito della crisi del mercato petrolifero—eccesso di offerta,scorte elevate e scarsa domanda dovute alla pandemia da Covid 19—Eni ha rivisto i piani industriali mettendo in campo azioni finalizzate a rafforzare la liquidità e la struttura patrimoniale, difendere la redditività in attesa di tornare a crescere.
Tra le misure praticate quella di uno scenario petrolifero che ipotizza il prezzo Brent a 60 dollari/barile rispetto ai precedenti 70,il varo di una nuova struttura organizzativa, l’emissione di bond ibridi di 3 mld di euro.
Eni,sede legale a Roma e due secondarie in San Donato Milanese, capitale sociale di euro 4.005.358.876 è presente in 66 Paesi. Fra i suoi azionisti il Ministero dell’Economia e Finanze con il 4,3%, Cassa Depositi e Prestiti 25,76% : quindi lo Stato italiano detiene voti per esercitare un’influenza dominante nell’assemblea dei soci.
Presente in 66 Paesi, al 31 dicembre 2019 controllava 225 società tra cui Banque Eni SA,Ecofluel spa, Lng Shipping, Eni corporate university,Enipower,Eni Progetti,Versalis ,Eni finance international.
Il personale del Gruppo ammonta a 31.321 persone(21.078 in Italia e 10.243 in zone estere), con un aumento di 371 unità a fronte del 2018, formato da 1021 dirigenti,9387 quadri,16.050 impiegati e 4.663 operai.
La remunerazione del presidente del consiglio di amministrazione nella misura di 500 mila euro lordi annui, all’amministratore delegato e direttore generale spetta la cifra lorda annuale di 1.600.000,00 euro, ai consiglieri la somma oscilla da 146 mila a 205 mila euro lordi ciascuno ogni anno,80 mila euro all’anno al presidente del Collegio sindacale e 70 mila euro ai sindaci effettivi.
Eni e società collegate sono parte in procedimenti civili e amministrativi riferiti ,interessate anche da indagini penali nei confronti di membri dei vertici societari o dirigenti. A tale riguardo è stato previsto in bilancio un fondo rischi di 850 milioni di euro ( 824 milioni nel 2018) inerenti contestazioni in sede legale e stragiudiziale.
“Tutto ciò—mettono in luce i Magistrati contabili—postula la necessità di proseguire in azioni costanti e adeguate da parte di Organi e management per prevenire e contrastare comportamenti non corretti”. Gli atti giudiziari di natura penale hanno per oggetto,tra gli altri, salute sicurezza e ambiente.
Ecco : Eni Rewind(già Syndial spa) sito in Crotone discarica di Farina Trappeto, Eni Rewind e Versalis sito di Porto Torres e Darsena Porto Torres, discarica di Musciaredda sito Porto Torres, Eni Rewind spa e Amianto Ravenna, Raffineria di Gela spa Eni Mediterranea Idrocarburi spa e disastro innominato.
Eni spa e indagine Val d’Agri dove la Procura della Repubblica di Potenza ha richiesto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati e della persona giuridica Eni(5 dipendenti Eni per presunto traffico illecito di rifiuti prodotti dal Centro Olio Val d’Agri di Viggiano e smaltiti in impianti di depurazione su territorio nazionale),processo aperto nel 2017 a tutt’oggi non concluso.
Il Procuratore della Repubblica di Potenza,Francesco Curcio, nel corso della conferenza stampa del 23 aprile 2017 dichiara : “ Gli esiti di questa inchiesta dimostrano che in Val d’Agri vi sia stato un disastro ambientale che ha compromesso tutte le matrici,terra e acqua in particolare,conseguenza di una politica aziendale,legittimamente interessata alla produzione,ma che non ha avuto di mira la tutela dell’ambiente e del territorio come avrebbe dovuto essere secondo Legge”.
Altra indagine preliminare, condotta dalla Procura della Repubblica di Mantova, su Eni Rewind spa e Versalis in materia di reati ambientali relativi al SIN di Mantova si è chiusa con la richiesta di rinvio a giudizio.
Nel corso di settembre 2019 è stata notificata citazione dinanzi al Tribunale di Potenza firmata da 80 soggetti,residenti nei Comuni della Val d’Agri. Lamentano danni patrimoniali biologici e morali tutti derivanti dalla presenza di Eni. Si chiede al Giudice di dichiarare la responsabilità di Eni “ per aver causato emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti” e subordinare la ripresa delle medesime all’avvenuta realizzazione di tutti gli interventi necessari ad eliminare le asserite situazioni di pericolo. Infine condannare Eni al pagamento di tutti i danni, diretti e indiretti,presenti e futuri.
Il giudizio è in corso.
Per l’anno 2021 è stimata una riduzione dei costi del Gruppo Eni di 1,4 mld euro e 2,4 mld per gli investimenti.
La Società comunica che nonostante gli effetti di crisi da Covid 19 i business del gas,retail e bioraffinazione abbiano dimostrato grande robustezza,facendo registrare risultati migliori di quelli del 2019 e trainando quelli consolidati al di sopra delle aspettative di mercato.
Ciò ha consentito di mantenere una generazione di cassa superiore all’esborso per impieghi e di non intaccare le risorse di liquidità di 18 mld di euro al trenta giugno 2020.