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VIDEO Maxi sequestro al capoclan Rocco Moretti, procuratore Rossi: “I profitti illeciti inquinano l’economia”

Solo nel territorio di Foggia, negli ultimi due anni, sono stati sequestrati ai clan circa 19 milioni di euro

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
15 Febbraio 2024
Cronaca // Foggia //

FOGGIA – Quattro società, tredici immobili, 10 tra auto e mezzi speciali e 22 rapporti finanziari e polizze assicurative, del valore complessivo di circa 2 milione.

Mezzo di euro, sono stati sequestrati dalla Dia in provincia di Foggia.

Tutti beni (negozi di articoli per la casa, un ristorante e due bar) intestati a dieci prestanome ma riconducibili al boss Rocco Moretti, da anni al 41 bis e ritenuto tra i capi fondatori della Società foggiana, la mafia del capoluogo dauno.

“Il sequestro dei patrimoni illeciti è uno degli obiettivi principali della Procura – ha detto il procuratore Roberto Rossi – Le organizzazioni criminali mettono in conto di trascorrere un periodo nelle patrie galere ma non di perdere i beni, che non solo hanno un valore in sé, perché il profitto illecito è negativo, ma perché inquinano l’economia e rendono forte l’organizzazione criminale di fronte ai cittadini. Il rilievo di questo è notevolissimo” ha detto Rossi, ricordando che “solo la Dia ha sequestrato nel Foggiano beni per circa 19 milioni di euro negli ultimi due anni.

Questo – secondo il procuratore – mette in seria difficoltà la criminalità organizzata e dà la misura non solo della dimensione del lavoro fatto ma anche della dimensione della ricchezza della mafia foggiana, che non è una mafia contadina e poco professionale ma anzi è una mafia degli affari, con capacità di violenza e anche di investimenti”.

Il caposezione della sezione della Dia di Foggia Paolo Iannucci, tenente colonnello dei carabinieri, ha evidenziato il “lavoro complesso” fatto in questa indagini, perché “da un lato la pericolosità sociale di lunghissima durata è stata difficile da ricostruire e dall’altro è stato anche difficile ricostruire i beni appartenenti a lui e al suo nucleo famigliare particolarmente ampio e alle persone che li gestiscono in maniera fittizia.

La sensazione – ha detto Iannucci – è che i beni mafiosi siano il frutto delle ferite inferte alla società sul piano culturale, morale oltre che criminale”.

Il capo della Dia di Bari, il colonnello Roberto Di Mascio, ha ricordato che proprio oggi ricorre “il quarto anno dall’apertura della sezione della Dia di Foggia.

Abbiamo ritenuto di investire in quel territorio – ha spiegato – perché era necessario un presidio e nel giro di quattro anni i risultati sono stati significativi”.

 

Fonti verificate: lagazzettadelmezzogiorno.it //

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