Dalla dolorosa vicenda Enichem, che lascia aperte ancor oggi molte ferite nel tessuto cittadino, alle attuali prospettive di sviluppo industriale del territorio di Manfredonia e della Puglia in generale, prospettive che prendono oggi il nome di trivellazioni petrolifere, come recita il sottotitolo dell’opera: “Dal “su” al “giù”: lo sviluppo industriale dalle ciminiere alle trivelle”.
L’excursus, dal passato al presente dell’industrializzazione a Manfredonia, affrontato nel dibattito è servito ad interrogarsi su un paradosso: quello del modello di sviluppo proposto da anni alla Capitanata.
Nei loro saluti iniziali, il sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi e il consigliere regionale Giandiego Gatta hanno ricordato all’unisono come la vicenda Enichem abbia segnato la città ma sia servita almeno da lezione ad un territorio ed una cittadinanza adesso consapevoli di quali siano le scelte da farsi, memori delle decisioni “scellerate” del passato. “Lo sviluppo non può che essere ecosostenibile ed ecocompatibile”, ha affermato Gatta; Riccardi dal canto suo ha sottolineato gli investimenti cospicui del Comune nel settore delle energie rinnovabili. All’autore di “Vialenichem”(“da una scritta murale che un ignoto cittadino sentì anni fa di dover lasciare”) Pino Ciociola il compito di ripercorrere le tappe della vicenda Enichem, il sogno chimico trasformatosi in incubo, vicenda costellata da innumerevoli scelte sbagliate, a partire da quella del sito.
Dal 1969, quando arrivò il petrolchimico Anic, poi Enichem, in riva al golfo di Manfredonia, alle pendici del Gargano, area di indubbio pregio naturalistico e turistico, al 1989, allorquando il petrolchimico abbandonò tutto dopo aver tentato la riconversione in centro di raccolta di rifiuti tossici e nocivi, lasciando sul terreno sipontino macerie e bonifiche, morti e malati.
Per l’autore, “estremo semplicismo ed uguale livello di politicizzazione” hanno caratterizzato tale tentativo di svolta industriale, che vide una diversa reazione delle istituzioni e della cittadinanza. La mancanza di programmazione rivelò le responsabilità e le carenze della politica, laddove invece i movimenti cittadini, in primis quello delle donne di Bianca Lancia, con le loro veementi contestazioni mostrarono una maggiore lungimiranza ed attenzione ai diritti umani. Contestazioni di cui “la politica locale non tenne conto”, è stata l’accusa di Ciociola.
La vicenda Enichem rese evidenti, ha continuato l’autore, le altissime protezioni di cui godevano le industrie di Stato, rispetto alle quali la battaglia della cittadinanza manfredoniana si pose come un'”azione di autotutela” che suppliva all’indifferenza delle istituzioni.
Ad un dibattito che poteva facilmente arenarsi sulle sterili recriminazioni di quello che doveva essere e non è stato, ha imposto l’opportuna correzione di rotta il moderatore (e curatore della prefazione di “Vialenichem”) Vincenzo Muscatiello, il quale ha posto alla platea e al parterre di ospiti un interrogativo di stridente attualità, che rappresenta il vero punto dirimente di ogni discussione sullo sviluppo industriale: è possibile evitare, e ancor prima prevenire, i rischi di incidenti simili a quello dell’Enichem?
A suo dire, la risposta è nella soluzione localistica del fenomeno della riduzione del rischio, come insegna l’odierna vicenda delle paventate trivellazioni al largo del Gargano. Da registrare le forti contestazioni di una parte del pubblico in sala all’intervento del professor Assennato, il quale ha definito “ingenerosa” l’accusa mossa nel libro alla classe politica locale dell’epoca, giacchè “mancò al tempo la consapevolezza diffusa, presente invece oggi, rispetto alle tematiche ambientali”. Gli animi già surriscaldati non hanno digerito facilmente nè tale affermazione, nè quella secondo cui “i controlli all’Enichem apparivano a noi medici del lavoro esemplari, tant’è che gli operai che vi lavoravano erano considerati dei privilegiati rispetto a quelli impiegati in altre realtà senz’altro più pericolose”, come quella della Fibronit di Bari o dell’Ilva di Taranto”.
Al Procuratore Capo di Foggia Russo è spettato il compito di ricordare la vicenda processuale dell’Enichem e quindi il processo di appello che ha avuto inizio il 30 aprile scorso, ai dieci ex dirigenti e a due consulenti di medicina del lavoro imputati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, lesioni e omissioni di controllo, disastro ambientale, che erano stati assolti nell’ottobre 2007 in primo grado “perché il fatto non sussiste”.
Dallo stesso Russo è venuto un importante parallelo tra la storia dell’Enichem di Manfredonia e quella, altrettanto tragica, dell’Ilva di Bagnoli: in ambedue i casi le conseguenze dell’industrializzazione forzata di luoghi pieni di attrattive turistiche sono state “inquinamento e Cassa Integrazione”, ovvero il fallimento dell’intero progetto.
Logiche clientelari e mancanza di programmazione adeguata sono state, per Russo come per Ciociola, i mali alla base della vicenda del petrolchimico sipontino, laddove invece sarebbe stato ( com’è ) imperativo valorizzare la vocazione turistica del territorio.
E ad un Assennato che è parso scusare i politici dell’epoca Russo ha risposto ricordando che “la responsabilità politica esiste sempre, nel bene come nel male”.
Atteso l’intervento di Lorenzo Nicastro, neo assessore alla qualità dell’ambiente (“il nome è già indicativo dell’alto livello di tutela che l’amministrazione regionale mira a garantire”), il quale ha concordato con Russo in merito all’ insufficienza della tutela dell’ambiente e della salute garantita dall’attuale diritto penale, che punisce con semplici contravvenzioni comportamenti che richiederebbero invece ben diversa severità di giudizio, un diritto penale che dunque non usa “la dovuta gravità” di punizione richiesta dai valori messi a repentaglio.
Dopo aver sottolineato l’impegno della Regione Puglia nella promozione della green economy (“che significa sposare le ragioni dell’ecologia con quelle dell’economia”), Nicastro ha garantito che le trivellazioni nel mare delle Tremiti “non si faranno, com’è stato reso evidente dalla opposizione concorde di tutti i partiti”; per quanto riguarda invece le altre proposte di trivellazioni in mare pugliese, “il parere della Regione è obbligatorio ma non vincolante, e comunque la Regione ha finora sempre espresso parere nettamente negativo”.
Un accenno al tema del giorno, ovvero quello del business dai contorni sin troppo fluidi e ambigui che ruota intorno alle energie rinnovabili e ai rifiuti, a dimostrazione dell’esistenza di un controllo vigile da parte delle istituzioni regionali; infine Nicastro ha espresso i propri dubbi e perplessità in merito alla decisione della Corte Costituzionale di bocciare la legge regionale che vietava il fotovoltaico nelle aree di pregio, che potrebbe aprire la strada ad una inopportuna deregulation.
La consapevolezza della imprescindibilità di limiti precisi e di rigorosi controlli è quello che distingue la situazione attuale da quella di trenta-quaranta anni fa del caso Enichem, ed è grazie ad essa che si può sperare di non ripetete gli stessi errori di allora, la stessa sciagurata scelta di sacrificare sull’altare delle ragioni economiche la salute di una cittadinanza e l’ambiente di un paradiso naturale.
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Manfredonia, storie di rivalse e petrolchimiciM
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