MANFREDONIA (FOGGIA), 15/06/2022 – “Mentre le truppe russe avanzano lentamente verso il Dnepr e quelle ucraine arretrano, si fa sempre maggiore il rischio che una grande massa delle forze armate ucraine rimangano intrappolate e siano costrette alla resa.

In una guerra di questo tipo, convenzionale e per certi versi “arcaica”, il rischio è reale e forse è anche lo scopo tattico che si sono prefissati i russi. L’immissione in combattimento di vecchi carri armati, l’avvicendamento dei reparti combattenti, le predisposizioni logistiche in vista di un allungamento del braccio dei rifornimenti, la limitazione del sostegno aereo e l’impiego degli esuberi di munizionamento della Marina, indicano che la Russia sta consumando tutto il ciarpame della Guerra fredda e si sta riarmando per uno scontro più moderno e tecnologico e soprattutto più strategico che tattico.

Quando e se affluiranno gli armamenti pesanti e i missili promessi dall’occidente, potrebbe essere il momento per il salto di qualità. Da parte sua, lo Stato Maggiore ucraino ha già emanato gli ordini di arretramento e di irrigidimento sulla sponda occidentale del Dnepr. Molte unità logistiche e le artiglierie a lunga gittata sono già oltre il fiume. Le armi che Zelensky ancora chiede con insistenza serviranno esclusivamente a battere le città del Donbass e decimare ulteriormente quelli che ritiene siano propri cittadini. Le unità di combattimento più a contatto con i russi resistono nelle città e in corrispondenza di ogni ostacolo possibile, come i vari fiumi del bacino del Donbass. È una resistenza quasi drammatica, ma scarsamente eroica”.
di Fabio Mini
già Capo di Stato Maggiore del comando NATO per il sud Europa e comandante della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003
Tra poco la Russia implodera’… ci sarà una rivoluzione più sanguinaria di quella del 1917
Mini, vatt’ min’ à mer’