Gargano. Una vasta operazione contro la criminalità organizzata in Puglia ha portato all’arresto di 39 persone e al sequestro patrimoniale di circa 10 milioni di euro. L’operazione, denominata “Mari e Monti”, rappresenta uno dei più complessi e innovativi interventi della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari nel contrasto alle associazioni mafiose attive nella provincia di Foggia.
Il procedimento penale che ha condotto a questa operazione si concentra sulla criminalità organizzata del clan li Bergolis, riconosciuto ufficialmente nel 2009. L’inchiesta ha messo in luce l’operatività continua di questa associazione per un periodo di 15 anni, riempiendo un vuoto informativo significativo.
Le indagini hanno integrato i risultati di vari procedimenti penali, avvalendosi di un’ampia gamma di elementi, tra cui le testimonianze di collaboratori di giustizia. Per la prima volta, l’indagine ha visto il coinvolgimento congiunto della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, dei Carabinieri, della Polizia e della Guardia di Finanza, segnalando un approccio collaborativo senza precedenti.
L’azione di contrasto ha incluso misure cautelari personali e sequestri patrimoniali urgenti disposti dal GIP del Tribunale di Bari, su iniziativa del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e del Procuratore della Repubblica di Bari. Tra gli arrestati, 37 sono stati incarcerati, mentre due sono stati posti agli arresti domiciliari.
La struttura del Clan Li Bergolis
Il clan li Bergolis si distingue per la sua configurazione tradizionale, unita a elementi moderni, mostrando una notevole capacità di adattamento e di evoluzione. Il gruppo mantiene una forte connotazione familistica e un radicamento territoriale profondo, assicurando una robusta omertà e un’abilità nel condizionare l’ambiente locale, evidente nell’imposizione di estorsioni, presentate come una sorta di tassa di sovranità.
Organizzativamente, il clan è composto da cellule autonome, ma gerarchicamente controllate da una singola linea di comando. Negli ultimi anni, il clan ha cercato di espandere la propria influenza dalle aree interne delle montagne garganiche verso le coste, coinvolgendosi nel traffico internazionale di droga e collaborando con cartelli albanesi e cosche della ‘ndrangheta calabrese.
Il Conflitto con il Clan Romito-Lombardi-Ricucci
Un aspetto cruciale dell’operatività del clan li Bergolis è la violenta rivalità con il clan Romito-Lombardi-Ricucci, che ha causato una scia di sangue, inclusi 21 omicidi e 18 tentati omicidi dal 2009. L’apice di questa violenza è stato il quadruplo omicidio di Apricena nel 2017, che ha coinvolto anche innocenti.
La capacità del clan di coinvolgere giovani e minori nel crimine, attraverso un sistema di tutoraggio, è un elemento preoccupante, così come la loro abilità di mantenere contatti anche durante la detenzione dei membri di alto livello, utilizzando canali clandestini come pizzini e comunicazioni telefoniche.
L’operazione “Mari e Monti” si inserisce in un contesto di allerta crescente riguardo alla vitalità operativa del clan, che continua a prosperare nonostante gli arresti. La capacità del gruppo di infiltrarsi nel tessuto economico locale è stata evidenziata dalle numerose interdittive antimafia emesse dal Prefetto di Foggia.
Con la fase delle indagini preliminari ancora in corso, il giudice ha descritto la situazione investigativa come “la più allarmante criminalità organizzata del territorio pugliese”. Gli indagati dovranno ora affrontare un interrogatorio di garanzia, con la loro eventuale colpevolezza da stabilire in un processo regolare, nel rispetto dei diritti della difesa.
Questa operazione rappresenta un passo significativo nella lotta alla mafia in Puglia, con l’obiettivo di ridurre l’influenza delle organizzazioni criminali e ripristinare la legalità nella regione.
I numeri dell’indagine
§ 33 interrogatori resi da 18 differenti collaboratori di giustizia, per totali 3580 pagine; 75 intercettazioni di differenti utenze telefoniche;
§ 53 ambienti oggetto di intercettazione tra presenti; 16 apparati telefonici oggetto di intercettazione telematica con captatore informatico;
§ 22 siti sottoposti a videosorveglianza; 16 intercettazioni di colloqui carcerari (con 43 colloqui utilizzati)
§ 160 pronunce giudiziarie acquisite e versate in atti; 26 procedimenti penali collegati, analizzati;
§ 3 provvedimenti di scioglimento comunale (Monte S. Angelo, Mattinata e Manfredonia); § 14 interdittive antimafia esaminate;
§ un elevato numero di verbali di arresto e di annotazioni di p.g. § sequestri, nel tempo, di 11 fucili, 9 pistole, 3 ordigni esplosivi, 10 kg di materiale esplosivo, 636 munizioni.
§ sequestri, nel tempo, di 1674 Kg di marijuana; 1, 3 Kg di cocaina; 1 kg. di eroina; 3 kg di hashish.
ELENCO INDAGATI (compreso posizioni archiviate)
- ARMILLOTTA Matteo, detto “babbion” – Nato a Roma, il 19.10.1979, residente a Monte Sant’Angelo (FG).
- BASTA Angela – Nata a Manfredonia (FG), il 05.01.2002, residente a Monte Sant’Angelo (FG).
- BISCEGLIA Donato – Nato a Monte Sant’Angelo (FG), il 10.02.1986.
- CARPANO Davide, detto “Davidone” o “l’Orso” o “il detto” – Nato a Foggia (FG), il 15.05.1991, residente a Vieste (FG).
- CATERINO Giovanni – Nato a Manfredonia il 04.07.1980.
- CICCONE Marino Arturo Pio, nato a Foggia (FG), il 28.11.1958, residente a Manfredonia (FG).
- CILIBERTI Nicola – Nato a Manfredonia (FG), il 12.07.1998, residente a Monte Sant’Angelo (FG).
- CIOCIOLA Giuseppe Pio, detto “Pannone” – Nato a San Giovanni Rotondo (FG), il 10.06.2003, residente a Monte Sant’Angelo.
- CIUFFREDA Gianmichele – Nato a San Giovanni Rotondo (FG), il 31.07.1987, residente a Vieste (FG).
- COLANGELO Libero – Nato a San Giovanni Rotondo (FG), il 14.04.1982, residente a Monte Sant’Angelo (FG).
- FERRI Luigi, detto “Gino” – Nato a San Giovanni Rotondo (FG), il 10.09.1980, residente a Manfredonia (FG).
- GALLO Francesco – Nato a Cerignola (FG), il 30.12.1970.
- GUERRA Giulio – Nato a San Giovanni Rotondo (FG), il 25.08.1989, residente a Monte Sant’Angelo (FG).
- GUERRA Michele Libero – Nato a Manfredonia (FG), il 02.07.1985.
OK
La mafià è una montagna di merda (cit)
Le Forze dell’Ordine e la Magistratura possono fare tanto, ma non possono, da soli, risolvere e sconfiggere il fenomeno mafioso, qualsiasi fenomeno di delinquenza organizzata.
Manca un tassello fondamentale e determinante ad affrontare con efficacia tale fenomeno: il cittadino.
L’omertà, da non confondere con la “paura”, legittima e umana, si è insinuata nel “modus vivendi” di uno strato sociale ampio e diffuso su tutto il territorio. L’indifferenza – fatti i fatti tuoi – è una costante, un coro continuo nelle strade e nelle case di tanti concittadini. Una complicità inconsapevole, ma funzionale al sistema del malaffare.
Che fare?
“Un Patto di Risveglio Civile” da sottoscrivere tra tutte le istituzioni Pubbliche e Private presenti nel territorio.
La Scuola metta nel “curriculum educativo”, di ogni ordine e grado, un programma di azioni concrete – letture, cinema, teatro, poesia, musica – che abbia come tematica il “Benvivere” con l’Altro.
Ogni istituzione Pubblica e Privata si doti di un codice “deontologico” che respinga ogni “tentazione” di complicità diretta e indiretta con il “Malaffare”.
Siamo tutti bravi a giudicare chi viene tirato in ballo essendo una persona innocente, ma qua la gente è brava solo a parlare e ad infangare la gente onesta con le chiacchere e nient’altro, fatevi un esame di coscienza prima di giudicare gli altri
Come puo la Polizia Giudiziari e I Magistrato eliminare la mafia se hanno scheletri nell’armadio Ancor più grosso della mafia stessa?
Si dovrebbe affrontare il problema do mentalità oligarchica, liberare la mente ed agire contro il Deep State .
Pulita la Pubblica Amministrazione di questo Stato tra cui la Magistratura allora si che si assisterebbe all’autocrazia del codice.
Fin troppo bistrattato dagli addetti ai lavori.