Foggia, 16 febbraio 2018. Federica Ventura (uccisa a Troia da suo marito) è stata una studentessa dell’Università di Foggia. Profondamente scossi dall’accaduto, docenti e personale tecnico-amministrativo del Dipartimento di Studi umanistici. Lettere, Beni culturali e Scienze delle Formazione (dove Federica ha studiato) hanno affidato alla prof.ssa Antonella Cagnolati, delegata del Rettore alle Pari opportunità, una lettera aperta. Proprio a cura della prof.ssa Cagnolati, l’Università di Foggia nei mesi scorsi ha allestito un corso di perfezionamento totalmente incentrato sulla violenza di genere, sul fenomeno del femminicidio e sugli abusi perpetrati in famiglia.
Lettera aperta per Federica
Stop al Femminicidio
”Ricordo molto bene Federica. La rivedo entrare nella mia stanza, in via Arpi, e discutere con me le correzioni da apportare alla sua tesi di laurea; le immagini da inserire; la scelta del colore della copertina. E tutto ciò avveniva solo poco più di un anno fa, 10 novembre 2016. La notizia della sua morte piomba nella nostra vita (in quella dell’intero Dipartimento) come un fulmine. Mai il femminicidio aveva sfiorato così da vicino la mia vita e la nostra vita, i miei e i nostri affetti. Sì perché le studentesse diventano parte della nostra vita: le accogliamo, le curiamo, le seguiamo, spesso ascoltiamo i loro problemi e le confortiamo. Di Federica mi avevano sempre colpito – e spesso me ne chiedevo la ragione recondita – i suoi occhi tristi, velati, al punto che avevo intuito abissi di infelicità. Mi raccontava le sue aspirazioni: lo studio che aveva ripreso da adulta, il desiderio di lavorare come educatrice, l’amore per i suoi bambini. Negli ultimi tempi l’avevo vista spenta, assente, distratta e capisco solo ora la portata del suo disagio, del suo “non dire”, non aprirsi, non svelare. Una giovane donna che non riusciva a trovare la forza di chiedere aiuto, che stava annegando nel suo dolore.
Femminicidio. Quante volte sentiamo pronunciare questa parola, abbinata a nomi e cognomi di donne sconosciute che diventano immediatamente un gelido fatto di cronaca? Quando le persone sono vere, le hai viste, hai il loro viso impresso nei ricordi non puoi più tacere, non puoi non gridare: dobbiamo agire, dobbiamo far salire alta e forte la nostra voce per non far morire due volte, di odio e poi di oblio, queste nostre sorelle. Mi preme ribadire che da anni la nostra Università è attiva su questo fronte. Innumerevoli le iniziative, i progetti, il sostegno a tutto ciò che può favorire la consapevolezza e squarciare il velo di indifferenza su tali crimini efferati. Noi ci siamo. E non dimenticheremo (mai) Federica.” (Prof.ssa Antonella Cagnolati, a nome di tutto il Dipartimento di Studi umanistici. Lettere, Beni culturali e Scienze delle Formazione dell’Università di Foggia).
Lo sgomento della Consigliera di Parità della Provincia di Foggia, Antonietta Colasanto, a qualche ora dall’omicidio di Federica Ventura.
“Avrei voluto commentare e plaudire ad una ritrovata sinergia promossa dalla Provincia di Foggia attorno al triste fenomeno della prostituzione ed invece, a qualche ora di distanza, mi ritrovo a dover esprimere rabbia e dolore per l’ennesima tragedia familiare sfociata in femminicidio”. Così Antonietta Colasanto, consigliera dell’Ufficio della Parità della Provincia di Foggia, all’indomani del tavolo di concertazione avviato dalla Provincia sul difficile tema della prostituzione, segnatamente quella che ha luogo sulle strade della Capitanata, e a qualche ora dall’omicidio di una donna, a Troia.
“Ogni parola sarebbe superflua in questo momento ma le Istituzioni hanno il dovere di dirle ancora più più forte oggi queste parole: bisogna fidarsi di ciò che c’è fuori; oltre le mura familiari c’è una rete di soggetti e competenze pronta a prendere in carico, ciascuna per la propria parte e competenza, il dramma e colei o colui che lo vive. Le donne in particolare hanno il dovere di ascoltare e lo devono fare per se stesse, perchè valgono e una donna che ‘scopre’ di valere sarà una donna che non accetterà più passivamente e silenziosamente alcun tipo di vessazione, e lo devono fare per i propri figli, vittime innocenti di una violenza assistita che spesso segna intere esistenze. Come Ufficio da tempo ci battiamo sul fronte culturale, provando a sperimentare percorsi e forme anche alternative di sensibilizzazione, in prevalenza destinati alle nuove generazioni, al fine di promuovere una educazione all’affettività ed un vocabolario, verbale e gestuale, che ci insegni a distinguere l’amore sano dall’amore malato”.
“NON UNA DI MENO continuiamo a ripeterci. E continueremo a farlo. E’ il nostro mantra e saremo martellanti, diventeremo martellanti. Perchè una comunità che perde una sua figlia in una pozza di sangue, è una comunità fallita prima che addolorata. Ad essa ci stringiamo”.
Sul tema della prostituzione, infine, Antonietta Colasanto si è soffermata sulle iniziative messe in campo dall’Ufficio di parità e sulla necessaria sinergia, anche con i media. “Abbiamo necessità di stringere un patto con chi si occupa di comunicazione. La donna oggetto che si trova sulle strade non è molto diversa dalla donna oggetto protagonista di numerosi spot pubblicitari. Così come serve il giusto vocabolario quando si racconta un femminicidio, bandendo toni e termini quasi assolutori o tesi a dare una giustificazione agli eventi: l’omicidio, sia chiaro, non ha mai giustificazioni”.