La notizia arriva sul mio smartphone intorno a mezzogiorno. La fonte è uno dei medici di famiglia. E’ possibile, per chi lo desideri, farsi vaccinare ad Accadia e a Troia, indipendentemente dalle prenotazioni. Mio marito per i suoi 72 anni è già prenotato nella nostra ASL e sinceramente non abbiamo mai avuto questa urgenza e nemmeno la paura di ammalarci prima del vaccino.
Questo anno e mezzo ci ha così costretti ad esercitare la pazienza che francamente un giorno in più o uno in meno per noi due è lo stesso. Gli altri membri della famiglia, tutti operativi nel mondo ospedaliero, sono stati vaccinati ope legis già tempo fa.
Penso che la sola comodità di utilizzare questa possibilità è quella di vaccinarci entrambi. Decidiamo per Accadia, che è più interna da raggiungere e che pensiamo, ma è solo una supposizione, sia meno frequentata e con tempi di attesa inferiori. In effetti alle 18:00, guidati dal navigatore, raggiungiamo il Palazzetto dello Sport dove è stato allestito il centro vaccini. Ammetto che è abbastanza vergognoso non inquadrare subito le strade nella loro posizione geografica in zone così accessibili e avere bisogno di un navigatore per raggiungere paesi viciniori e ammetto subito la mia colpa: passeggiate in passato, quando era possibile uscire, sempre un po’ più lontano dal nostro paesello, quasi snobbando i bei centri della Daunia. Ma a questo si potrà porre rimedio. Ora siamo anche vaccinati!
Niente fronzoli inutili sul frontespizio del Palazzetto dello sport oltre alle indicazioni plurilingue che lo indicano come il centro per vaccinare. Solo un disegno di primula, delicata e di buon auspicio, e nessuna struttura aggiuntiva che denoti spese superflue. All’ingresso del Palazzetto siamo accolti da una volontaria giovanissima che immediatamente e soprattutto con un sorriso di accoglienza ci fornisce i primi moduli e i primi numeri per la compilazione successiva.
Ci fanno accomodare all’interno con la disposizione delle sedie che si vede in tv: sedie di plastica, bianche, distanziate il giusto. Di fronte, le cabine per la vaccinazione e le scrivanie dove giovanissimi medici sbrigano la parte di indagine burocratica preventiva. Un signore si aggira fra noi in attesa. Non siamo tanti, ci sono anche sedie vuote. Lo sentiamo parlare al cellulare, disporre, dire sì, dire no, e capiamo che gestisce il tutto. Infatti si avvicina e cortesemente si rivolge a noi osservando che per non perdere neanche una goccia di vaccino ora deve mettere in fila 10 persone. Lo fa in tempi rapidissimi. Nell’attesa gli chiedo quale dei vaccini (i cui nomi conoscono anche le pietre) si somministra lì. “Astrazenica”, risponde. “Rigorosamente”, aggiungo io mentalmente, riadattando la nota pubblicità sulla pasta della brava Claudia Gerini.
Siamo accolti insieme, in quanto congiunti, mio marito ed io alla scrivania di un giovanissimo medico che sorride e sbuffa in modo da coinvolgerci su tutte quelle crocette che deve mettere nelle apposite voci richieste dalla modulistica! “Ha qualche malattia di importanza da dichiarare per il vaccino?” mi domanda.“Che ne so! – gli rispondo – Fino ad oggi non so niente”. Procediamo. Finita la compilazione dei moduli, con il sorriso sempre sul volto, ci domanda se abbiamo domande da fargli. Domande? Dopo la indigestione di tutti i servizi tv sui vaccini dove ognuno dice quello che gli pare penso sia arrivato il momento di dire a qualcuno la mia verità.
“Nessuna domanda, dottore, per la semplice ragione che mi sono rotta le scatole di sentire parlare di vaccini”. Il ragazzo esplode in una sonora risata. “Signora, lei mi rende felice con questa risposta; lei non ha idea della paura della gente”. Bene, non volendo ho fatto un’opera buona al vaccinatore!
Paradossalmente la mia intenzione di non fare domande che giudico inutili accende nel giovanissimo medico il desiderio di non lasciarci andare via senza qualche giusto e ripetuto consiglio: in caso di freddo, spossatezza, febbre, subito tachipirina, senza attendere troppo. (E in effetti il giorno dopo scopro che mi accade proprio questo. Mio marito benissimo, io dolorante ma sempre paziente). Breve attesa; vaccinazione; un quarto d’ora di sosta post vaccino. Ripartiamo alle ore 19:00. Ma prima chiedo al signore che controllava perfettamente, serenamente e con efficacia l’avvicendamento di noi tutti il suo ruolo preciso. Mi dice che è il dr. Gennaro Natale, responsabile dei centri di Accadia e di Candela. Gli faccio i miei complimenti per la professionalità.
Per le 20:00 siamo di ritorno a casa. La sera stessa la tv classifica la Puglia fra le regioni di massima disorganizzazione. Siamo stati fortunati ad incontrare persone intelligenti, mi viene da pensare. Tutto filava, senza stress e senza caos. Ad Accadia, provincia di Foggia.
In questa epoca di restrizioni di movimenti, per chi è ligio come credo siamo noi, oltre ad aver adempiuto a un gesto che andava fatto, abbiamo ammirato il verde che circonda i nostri centri. Ci stiamo perdendo anche la primavera… pensavo.
Una meraviglia anche per lo spirito. Per un pomeriggio abbiamo goduto della vecchia libertà. In un clima di fiducia per il futuro.