In queste ore leggo che sta ritornando in auge, sempre in modo subdolo e nei mesi estivi (quasi impercettibile ai cittadini), la proposta di introduzione o meglio di reintroduzione del TFM (Trattamento di Fine Mandato), ricordo che quando fu avanzata la prima volta, questa proposta esattamente un’anno fa, generò, giuste e sacrosante, polemiche e di prese di posizione da parte dei Sindacati Confederali; la proposta fu avanzata di alcuni consiglieri regionali, ed ebbe un’iniziale avvallo dello stesso Presidente Emiliano che sostenne che si trattava di un giusto Diritto.
Da cittadino e lavoratore di questa Regione, ritengo, si stia giocando a mistificare le parole e i termini parlando di diritti e paragonando il TFM (trattamento di fine Mandato) al TFR (trattamento di fine Rapporto) chi lo fa sbaglia e sa di farlo.
Va ricordato a chi non mastica o non conosce le norme regionali, che nel 2012 la Regione Puglia con con l’allora presidente Vendola con la legge n° 30 abrogò il TFM e stabili gli emolumenti per i consiglieri regionali, importi che vanno da un minimo di 11.100 euro/mensili/lordi per un consigliere ad un massimo di 13.800 euro/mensili/lordi per chi ha ruolo di Presidente (regione e consiglio) passando per importi determinati per assessori ecc., va anche detto che a questi importi poi vi sono al tipi di benefit che nn sto qui ad elencare perché la questione non è far polemica ma chiarezza, infatti voglio focalizzare l’attenzione sul TFM.
il Trattamento di fine mandato (TFM) non è previsto né disciplinato da alcuna norma di legge, attualmente è uno strumento applicato in modo facoltativo da gruppi societari per riconoscere agli amministratori delle società (o comunque ai soggetti che prestano una collaborazione senza alcun vincolo di subordinazione) un importo in termini di buona uscita. Pertanto, l’amministratore rinuncia a una parte di quanto gli spetta durante la vigenza del rapporto del mandato per poi ricevere la somma soltanto con l’esaurimento dell’incarico;
Di contro il Trattamento di Fine rapporto (TFR) è disciplinato dall’articolo 2120 del Codice Civile, pertanto è un DIRITTO, questo sì, previsto per legge e stabilisce che in caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, il prestatore di lavoro ha diritto ad un trattamento di fine rapporto; si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5. In pratica, per rendere comprensibile il concetto si tratta di un elemento della retribuzione ed è salario differito (ma sempre salario è), trattenuto al lavoratore in quota parte a cadenza mensile e accantonato in un fondo dedicato, che al momento dell’interruzione del rapporto di lavoro deve aiutare il lavoratore a sopperire al momento di difficoltà imminente dovuto all’assenza di lavoro e quindi di retribuzione.
Pertanto nel caso della Regione Puglia, chi parla di diritto rispetto al TFM sbaglia e sa di farlo, o magari lo fa inconsapevolmente e in questo caso dovrebbe documentarsi prima di usare termini impropri, infatti, nel caso della Regione e dei suoi Amministratori per gli emolumenti riconosciuti non è previsto l’accantonano di nessun importo, quindi invece di parlare di TFM si dovrebbero usare altri termini più consoni, forse regalo? in questo caso si potrebbe usare la sigla RFM (Regalo di Fine Mandato), nella proposta di Legge presentata un’anno fa, e poi per fortuna ritirata e congelata, quella somma (a tratti quasi pretesa) non derivava da accostamento, ma era aggiuntiva agli emolumenti.
La cosa certa e che quando a suo tempo i Sindacati Confederali alzarono il livello di contrapposizione e contrasto, fecero una battaglia seria e giusta, avevano ed hanno ancora pienamente ragione a farlo, siamo in una Regione che vive mille problemi e mille difficoltà; la Politica dovrebbe impiegare il proprio tempo, per risolvere le troppe annose questioni che vivono i cittadini, come ad esempio, solo per citarne alcune: Autonomia Differenziata e gli effetti devastanti che avrà sulla nostra regione (sanità, scuola, trasporti ecc.); o ancora, per continuare, vi sono persone anziane e vulnerabili spesso abbandonate a se stesse; vi sono troppe famiglie in condizioni di semi povertà; i nostri giovani emigrano per trovare un lavoro e realizzare se stessi; l’abbandono scolastico sta diventando un problema serio; e per concludere (alcuni esempi), e mi fermo qui, vi sono migliaia di persone (migranti) che vivono in baracche fatiscenti in condizioni disumane.
Da cittadino e lavoratore ritengo che chi fa Politica Amministrativa dovrebbe occuparsi degli altri, della collettività, che migliorare la condizione di vita altrui sia la più alta e nobile gratificazione oltre che il motivo per cui sono stati Eletti;
Vorrei ricordare a me stesso, ma anche a chi fa Politica che uno dei padri del Sindacalismo nonché Padre Costituente, un nostro conterraneo, anni fa nel suo ultimo comizio pubblico, tenuto a Lecco il 3 novembre del 1957, disse: “La nostra causa è veramente giusta, serve gli interessi di tutti, gli interessi dell’intera società, l’interesse dei nostri figliuoli. Quando la causa è così alta, merita di essere servita, anche a costo di enormi sacrifici” questo Grande uomo si chiamava Giuseppe Di Vittorio ed era di Cerignola. Nel suo spirito e nel suo pensiero, oggi più che mai, dovrebbe muoversi la Politica di questa regione magari togliendo dall’agenda il TFM e mettendo come primo punto la Puglia, il suo sviluppo e il suo benessere.
A cura di Daniele Calamita