Da tempo circolano in ambito intellettuale alcuni stereotipi sull’informazione che si fa fatica ad abbandonare.
Uno dei più vecchi è quello secondo cui la storia sia scritta dai vincitori, ma già su questo il professor Barbero si è molto dilungato.
Più interessante invece è quello secondo cui le guerre si vincano con la propaganda, allo stesso modo che in politica vinca la comunicazione piuttosto che i contenuti. Posto che nessun marketing politico sia in grado di colmare un vuoto di punti programmatici, è evidente che la stessa propaganda bellica attecchiscesolo se riesce a fare breccia su precisi interessi di parte, i quali da sempre rappresentano i veri motori della storia e dell’agire politico. In fondo la propaganda fascista in Italia fece presa perché gli italiani ad essa volevano credere o quantomeno preferivano nascondere la testa sotto la sabbia, ma poi il risveglio fu molto brusco e doloroso. D’altro canto, va anche precisato che, vittima principale dell’informazione contraffatta, è proprio colui che la diffonde, poiché per essere creduto è costretto a convincersene lui per primo, subendo di fatto un bias cognitivo, cioè una distorsione della propria percezione.
A parte questo, oggi,definiamo con superficialità propaganda quella che è a tutti gli effetti pura e semplice menzogna, magaristudiata a tavolino affinché si dimostri convincente.
Per fare solo un esempio, sostenere che la Russia sia superiore militarmente all’Ucraina o viceversa, è semplice propaganda, sostenere che l’Ucraina disponga dell’atomica è all’opposto una menzogna, o una fake news.
La differenza non è da poco. Nei regimi democratici la propaganda è tollerata, quasi che ne costituiscail fastidioso prezzo da pagare per la libertà di informazione, ma le menzogne non lo sono affatto e costano molto care, tant’è che in politica impediscono una rielezione se non peggio.
Non sono rari i casi in cui i direttori di testate giornalistiche siano condannati nell’eventualità diffondano notizie false od offensive. Nei regimi autoritari, purtroppo, esse coesistono amabilmente e non destano scandalo perché i rispettivi popoli ne sono assuefatti. Con l’avvento dei nuovi media, per giunta, vi è la sensazione, probabilmente illusoria, che entrambe le fattispecie di informazione distorta,siano più efficaci che in passato.
Un noto aforisma recita che: ”Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”, ma in realtà,essa innanzitutto passerà nel dimenticatoio entro ventiquattro ore, vista la enorme mole di notizie di cui siamo sommersi. Poi,sulla lunga distanza, la verità verrà fuori comunque e l’autorità da cuipromana, una volta persa la sua credibilità, non la recupererà mai più.Detto questo, è evidente che se ne produca tanta, sia in tempo di pace che in tempo di guerra. In tempo di guerra è la protagonista delle guerre asimmetriche, cioè delle guerre in cui la parte militarmente più debole,in genere i regimi autoritari,la adottano contro i regimi democratici nella sciocca presunzione che siano più permeabili, ma non è così. Prova evidente vi è stata durante la pandemia, in cui tutti i regimi autoritari, con la Russia in testa, ma anche la Cina da cui il virus è partito, hanno veicolato nel mondo la tesi secondo cui il vaccino fosse un’arma di distruzione di massa piuttosto che una cura.
Al contrario,la stragrande maggioranza degli italiani e degli occidentali, si è vaccinato e solo una sparuta minoranza, anche se agguerrita e persino violenta, ne è rimasta vittima.
Ma non basta.
Lo stesso blocco antioccidentale ha tentato due anni fa di allargare a piacimento il proprio bacino di influenza, proprio perché convintosi (il bias di cui si è detto) che con la propria propaganda avrebbe disarticolato la parte avversa, ormai indebolita dalla pandemia e dalla recessione economica, prendendo un abbaglio colossale, come si è visto con il supporto all’Ucraina. Venendo all’attualità, alcuni giorni orsono la attuale presidente del consiglio italiana è rimasta vittima di un particolare scherzo mediatico per opera di presunti comici russi, i quali le avrebbero estorto alcune ovvie dichiarazioni di contrarietà alla guerra, che però sono state spacciate come contrarietà al sostegno dell’Ucraina.
La notizia è rimbalzata ovunque, ma non ha spostato per nulla gli equilibri internazionali, mentre al massimo renderà le istituzioni occidentali molto più sospettose. Tornando alla propaganda, dunque, esiste una opinione diffusa secondi cui le democrazie sarebbero indifese di fronte agli attacchi mediatici esterni in ragione della libertà di pensiero di cui sono permeate e che impedirebbe loro di fronteggiarli, poiché sarebbero accusate di censura.
Ma in realtà è l’opposto.
Il modo migliore di combatterli non è occultarli, ma permetterne la naturale diffusione attraverso il pluralismo delle fonti e delle idee, nella convinzione più che fondata che perderanno la partita. A qualcuno può sembrare ottimistico, però è anche vero che l’opinione contraria, ridurrebbe notevoli spazi di democrazia a cui siamo abituati.
Per fare un esempio legato alla Russia, che è per certi versi anche divertente, nel dopoguerra una parte politica la dipingeva come un paradiso in terra, mentre l’altra sosteneva fosse abitata da divoratori di infanti. Gli italiani hanno sempre saputo la verità, e cioè che fosse davvero ben lontana da quanto propagandato. Dunque,pur non essendo semplice smascherare le forme più deleterie di informazione manipolata, neanche è impossibileriuscirci.
La prima e più generale forma di propaganda è, infatti, proprio quella consistente nell’accusare gli altri di farne uso, al fine di anticiparne l’obiezione. Più precisamente, i regimi autoritari criminalizzano la stampa o le opposizioni, quando non le eliminano fisicamente, ma per difendersi da questa accusa, la ribaltano sull’avversario.Nel caso di speciefanno riferimento all’unico caso di Julian Assange, il noto giornalista che diffuse milioni di documenti riservati dell’intelligence occidentalee poi inquisito. Viceversa, innanzitutto il citato giornalistanon risultaabbia mai subito un solo giorno di carcere. Ma soprattutto, si è sempre sottratto alla giustizia americana, esattamente come fece il Presidente Craxi a torto o ragione, dove avrebbe potuto sostenere liberamente le sue motivazioni, in un paese che pratica la separazione dei poteri e garantisce una magistratura non soggetta all’esecutivo.
D’altro canto, si è tutti contrari alle guerre e lo sono soprattutto inoti porgitori di guance altrui, laddove sostengono che per prevenirle sia assolutamente necessario ricorrere alladiplomaziae allaintelligence. Ebbene, il citato giornalista non ha fatto altro che annientarle, violando le leggi e mettendo a repentaglio l’incolumità della quasi totalità dei singoli appartenenti alle rispettive reti.Magari lestesse che in Israele hanno fallito il 7 ottobre scorso ed avrebbero potuto prevenire la attuale catastrofe umanitaria. Paragonare quell’unica figura controversa con la marea di giornalisti russi avvelenati o con quella delle migliaia di dissidenti iraniani incarcerati, stuprati e uccisi è alquanto ingenuo.Dopodiché, di ribaltamento in ribaltamento si può giungere ovunque.
Lo stesso leader del Cremlino, volendo invadere l’Ucraina con il pretesto dei fantomatici massacri in Donbass, ripercorre le gesta dello stesso Hitler con i Sudeti, tra l’atro alleato dei russi. Per non essereaccusato di nazismo, lui per primo ribalta la medesima accusa al leader ucraino, notoriamente ebreo e di etnia russa. Ma la stessatipologia di capovolgimenti si verificano di continuo anche in Italia e accomunano gli estremismi più retrogradi, sia di destra che sinistra, andando dal generale Vannacci fino ai leader populistio sovranisti, anche se la loro rilevanza è nulla. Accusano l’informazione di essere monocorde ed asservita non si sa bene a chi, proprio nel mentre quella stessa li trasforma in fenomeni mediatici.
Per cui in definitiva è ovvio che si può facilmente riconoscere un propagandista allorché accusi altri di fare altrettanto. Un vero democratico, di regola, controbatte le opinioni che non condivide o le notizie che reputa false, ma non va oltre con accuse inutilmente retoriche. D’altro canto, qualunque informazione appresa dalla pubblica opinione tende a polarizzarla, anche la più assurda.
Se si svolgesse un sondaggio sulla possibilità che gli asini volino, ci sarà sempre una seppur risicata minoranza che vi presti fede come accade appunto con il terrapiattismo. Ma la grandezza della democrazia deriva dal fatto che, anche quando si discuta di temi più controversi, come la guerra e la salute pubblica enonostante la netta polarizzazione, vi sarà sempre una piccola quota di elettori o cittadini che si schiererà dalla parte giusta, essendo meglio informata ed evoluta rispetto a chi parteggia ideologicamente, e farà tutta la differenza del mondo.
A parte che la citazione corretta del famoso aforisma del filosofo Hegel non è “La storia la scrivono i vincitori”, bensì “La storia è la versione dei fatti di chi detiene il potere”, che, già di per sé, denota un significato ben più profondo della versione errata riportata nell’articolo, questa frase non è affatto uno stereotipo, anzi.
Basti vedere cos’è avvenuto DAVVERO nel 1861. Una cosa che il “buon” Barbero, medievalista “improvvisamente” interessatosi all'”unità d’italia” (volutamente in piccolo), sa bene, ma ovviamente osteggia per “ordini dall’alto”
#SudColoniaInterna #Dal1861FratelliDiNessuno