Foggia – DEVO confessare che, pur essendo abituato a trattare, per motivi di lavoro, con la complessa e a volte anche controversa normativa del settore dei gioco e scommesse, del quale ho spesso sottolineato gli aspetti sociali e i risvolti negativi che il suo abuso può avere, specie sulle categorie di persone più esposte al “rischio” di rimanere vittime del gioco d’azzardo, non riesco ancora a comprendere quale sia in realtà il ruolo dello Stato in questa delicata materia. Solo per fare un esempio: ascolto, da qualche tempo, messaggi pubblicitari, su tutti i media: nazionali e locali; pubblici e privati, che invitano a giocare su una delle tante tipologie di giochi offerti dalla rete dell’AAMS, che gestisce in Italia il gioco e le scommesse, per conto dello Stato e per mezzo di concessionari, facendo risaltare come sia facile vincere e magari realizzare il sogno di “sistemarsi” per la vita. Lo “spot”, dopo essersi dilungato sull’invito al gioco, si chiude, con l’immancabile, ma questa volta veloce, avviso ai giocatori, proveniente da un’ammiccante vocina, di “Giocare il giusto..!”
Ora, a parte l’imbarazzante invito a giocare, anche poco, che sembra più una richiesta di elemosina fatta da chi non ha più nulla da chiedere ai suoi già pluri vessati cittadini; è come se uno spot esaltasse l’uso del fumo e raccomandasse di “fumare il giusto!”. Oppure di bere ma, il “giusto..” Ma ciò che più preoccupa è quell’aggettivo qualificativo di grado positivo: “Giusto!” Che significa gioca il giusto? E quale e quant’è il “giusto”: Ed è “giusto”, prima ancora, giocare? Può lo Stato “spingere” a giocare, sia pure il giusto?
E qual è l’effetto di questa “spinta” anche psicologica su soggetti più deboli della catena sociale; sui giovani, i disoccupati, i pensionati ecc? Completezza di informazione vorrebbe, allora, che, almeno, si dicesse: “Il gioco eccessivo può essere pericoloso ed esporre a ludopatie”; “è vietato giocare sino a 18 anni”, “giocate solo nelle agenzie e punti autorizzati”. Al pari di tutte quelle “controindicazioni” che siamo abituati ad ascoltare, quasi sempre senza comprenderle per la velocità della pronuncia, quando si pubblicizzano i prodotti farmaceutici. Non essendo pertanto definibile “a priori”, né immaginabile che in ogni luogo dove si giochi o scommetta ci sia qualcuno, per conto dello Stato, ( per il famoso principio del doppio ruolo: promotore e gestore del gioco e controllore dello stesso) pronto ad intervenire in caso di gioco “non giusto” dobbiamo convenire che ciascuno è libero di interpretare il “giusto” secondo le proprie capacità di autolimitarsi. Poniamo che non tutti siano in queste condizioni; che ci siano centinaia di migliaia di persone che, per un motivo qualsiasi, siano portati a giocare più del “giusto” e ad indebitarsi sino al limite delle possibilità se non addirittura ricorrere agli amici ed agli amici degli amici che, sappiamo, sono sempre pronti.. a darci una mano! Di chi la responsabilità? Oggi il gioco è ai primi posti nelle classifiche di spesa degli italiani; molti pensionati, disoccupati, cassintegrati, e persone ai margini della nostra società vivono di “speranza”. Persone già, quindi, deboli, psicologicamente, che dovrebbero essere allontanati, subito, da questo “vizio”, vengono, viceversa, allettati, da spot e pubblicità varie.
Lo Stato guadagna troppo, tanto, dal gioco e dalle scommesse; dalle video slot e dal poker online che, dallo scorso luglio è legittimo e si può giocare anche a soldi veri ! Prossimamente sono in arrivo nuove concessioni, migliaia, per i poker da tavolo, sino ad ora vietati, dal vivo. Che senso ha, allora, mantenere in piedi tutto il sistema normativo che punisce il gioco d’azzardo. Posto che oramai si può giocare a poker da casa, da qualsiasi postazione wi.fi; che sono in crescita esponenziali le offerte di video slot ( macchinette mangiasoldi,..) e videolottery. E’ davvero un controsenso giuridico.
Abbiamo appena letto, qualche giorno fa, delle statistiche sul gioco; sui suoi effetti sociali; sulla spesa, altissima, pro capite nelle nostre regioni ecc. Proprio nella nostra provincia non sono mancati casi di persone che hanno preferito ammazzarsi, stretti dal vortice del gioco, piuttosto che finire nel vortice dell’usura. Forte è il grido di allarme delle varie associazioni che si battono per cercare di arginare il fenomeno. Ma quando hai come controparte lo Stato; proprio quello che dovrebbe tutelarti e fermare questo fenomeno, diventa difficile operare. Se proprio lo Stato “deve”, per questioni di soldi ( sulla pelle di povera gente, perché questi giocano) obbligatoriamente “promuovere..” il gioco, che almeno, come avviene per l’alcool, lo faccia nelle ore notturne e nelle fasce non tutelate. Alla fine è solo una questione di.. dignità!
( A cura del dr Salvatore Aiezza – s.aiezza@yahoo.it)