Statoquotidiano.it, 17 GENNAIO 2023 – Ieri, 16 gennaio 2023, dopo 30 anni di latitanza, è stato arrestato Matteo Messina Denaro, l’ultimo dei corleonesi, boss spietato e fedelissimo del capo dei capi, Totò Riina che, coincidenza incredibile, fu arrestato il 15 gennaio 1993, sempre a Palermo, a soli 5,4 km di distanza.
Dopo “la mafia uccide solo d’estate” c’è “la mafia si fa arrestare a gennaio”.
È una vittoria per lo Stato, per tutte le istituzioni che per anni ci hanno creduto, per l’Italia e per gli italiani. Ma è una vittoria “mutilata”.
Gabriele D’Annunzio coniò questa espressione alla fine della Prima Guerra Mondiale per identificare il mancato “giusto compenso” per la vittoria italiana. Mi sento di utilizzare oggi questa espressione perché l’Italia ha vinto una grande battaglia (neanche una Grande Guerra) contro la mafia, ma senza un giusto risarcimento. È stato catturato uno tra i dieci criminali più ricercati al mondo, sopra qualsiasi altro criminale eccellente. Ma il superlatitante è oggi un uomo di 60 anni, benestante ma malato, in fase di chemioterapia per un cancro al colon con metastasi, uno tra i più letali. L’aspettativa di vita, in media, si aggira attorno ai 24 o 36 mesi. Tre anni. Tre anni potrebbero rimanere da vivere a “U’ siccu”. Carcere a vita breve. Una pena quasi da arresti domiciliari.
L’articolo 27 della Costituzione Italiana dice che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. Nessuno ci crede, almeno per un boss del suo calibro. E tre anni in un carcere abruzzese con un ottimo reparto di oncologia risuonano come una bestemmia a qualsiasi santo del calendario.
Troppi sospetti su un arresto che sembra frutto di un lavoro più decennale che trentennale, dove lo spettro della costituzione spontanea aleggia incessantemente. Troppo sangue è stato versato dalla mafia in nome di un potere maligno e un onore mai esistito, di una vita fatta di fughe, pizzini e covi segreti. Troppe persone hanno perso ingiustamente la vita in nome della lotta al vero cancro italiano, con una chemioterapia che sembra più un placebo con i soli effetti negativi.
Non sappiamo se scopriremo mai il famoso archivio segreto, ormai più leggenda che prova materiale scritta in atti giudiziari, o se il trapanese vuoterà il sacco in un impeto di pentimento da speranza di Purgatorio, ma è il solo modo in cui ci possa essere più luce in tutto questo.
Italiani brava gente che ci ha creduto nella lotta alla mafia, a cui solo ostacoli si paravano davanti, ma con vista di un futuro florido all’orizzonte. Scacco matto al Re Nero, abbiamo vinto, ricominciamo la partita.