Il turismo a Monte Sant’Angelo (Fg), ovvero il grande assente
di Matteo Pio Impagnatiello e Matteo Notarangelo*
Perché il turismo, a Monte Sant’Angelo, è in crisi?
Ci sono località nel mondo che, per molteplici circostanze storiche, geografiche, religiose, culturali, economiche, sono centri attrattivi per il turismo.
In virtù delle “posizioni di vantaggio” che li caratterizzano, fungono da potente calamita capace di invogliare masse sempre più numerose di persone a raggiungerli, fino a diventare mete preferite di vacanza.
Potrebbe essere il caso di Monte Sant’Angelo. Purtroppo, così non è. Il suo progressivo declino ha registrato una decisa e forte accelerazione nel corso degli ultimi decenni.
Il colpo di grazia le è stato inferto negli ultimi anni. Prova ne è un calo demografico tale da determinarne un impoverimento complessivo e difficile da recuperare per un paese di montagna, privo (o quasi) di attività economiche.
Non rimaneva che il turismo, appunto. Anche questo settore, strategico per lo sviluppo del territorio garganico, ha visto il disimpegno di chi aveva ed ha l’obbligo istituzionale di curarne la crescita.
Forse per incapacità e impreparazione, forse per poca lungimiranza, non sono state adottate misure per invertire il trend involutivo, optando per l’immobilismo, che ha pesato negativamente su intere generazioni.
A proposito del dolce far niente, Matsuo Basho, poeta giapponese del periodo Edo, scriveva: «Sedendo quieto, senza far nulla, la primavera arriva e l’erba cresce da sé».
Gli amministratori pubblici di Monte S. Angelo l’avranno pensata alla maniera del compositore nipponico. Ne è conseguito l’annullamento dei sacrifici di chi nel secondo dopoguerra è stato costretto ad emigrare e, da città lontane, inviava rimesse ai propri familiari rimasti in paese.
Stavolta l’esodo di montanari per andare a vivere fuori provincia o fuori regione o, magari, all’estero, si è contraddistinto rispetto ad alcuni periodi passati per la partenza di interi nuclei familiari.
Wikipedia (l’enciclopedia della rete internet), a proposito dell’evoluzione demografica del centro garganico, così riporta: «Negli anni settanta del secolo scorso migliaia di cittadini di Monte Sant’Angelo si sono trasferiti nella vicina città di Manfredonia, altri invece sono emigrati all’estero. Dal 1990 al 2000, invece, c’è stato un vero e proprio boom di emigrazione dei montanari verso il nord Italia, a causa della forte depressione economica che ha vissuto in questo decennio la città. Questo fattore, ovviamente, ha influenzato l’andamento demografico del paese che peraltro continua ad essere negativo. Infatti, secondo i dati ISTAT dal 2017 a gennaio 2022, quindi in meno di cinque anni, sono emigrate circa 2000 persone e ciò sempre a causa di una forte depressione economica».
Oggi il comune conta 11.418 abitanti, con un indice dell’età media molto elevato. Si direbbe un paese “anziano”.
Il turismo poteva davvero rappresentare il volano per una robusta crescita economica ed arrestare l’emorragia di abitanti.
L’insensibilità mostrata a più riprese dall’ente locale, invece, non lascia ben sperare. Da sempre meta dei pellegrinaggi dei fedeli cristiani fin dal VI secolo, il turismo religioso “disporrebbe” anche dei preziosi eremi situati in località Pulsano di Monte San’Angelo, nei pressi dell’abbazia Santa Maria di Pulsano, incastonati su di un anfratto roccioso sul versante meridionale del Gargano.
Le grotte naturali fungevano da abitazioni e luoghi di preghiera per i monaci. Gli eremi di Pulsano, risalenti al X secolo, sono stati eletti “Luogo del Cuore” FAI 2010 e molti di essi accolgono preziosi affreschi a tema religioso.
Eppure questi ambienti, di dimensioni solitamente esigue, giacciono lì, in stato di abbandono e, in quanto esposti alle intemperie, soggetti a deterioramento e crolli, come già accaduto.
I riconoscimenti dell’Unesco e/o del Fai (di cui il territorio di Monte Sant’Angelo non difetta) non sono sufficienti a garantirne la piena utilizzazione e tutela.
Così, il patrimonio storico-culturale diviene “oro buttato”, riprendendo il nome di una inchiesta televisiva italiana del 2010, che allora mostrava lo stato di abbandono di alcune zone del sito archeologico di Pompei.
A differenza degli eremi di Pulsano, a Pompei vi è stata la svolta e la rinascita, con la valorizzazione dei suoi tesori.
Gli eremi, lasciati in pessimo stato di conservazione, senza la necessaria manutenzione e restauro, non compaiono nei “percorsi” culturali nazionali e internazionali: restano, appunto, eremi, lontani dal mondo.
Beni storico–culturali, destinati “all’estinzione” e che rientrano a pieno titolo nell’architettura rurale, sono anche i cosiddetti “pagliai” (al singolare lu pagghiére, in dialetto).
Sono le tipiche capanne in pietra a secco: fungevano da ricovero d’emergenza per le persone e soprattutto da deposito degli attrezzi e da luoghi di conservazione del fieno.
Una volta, si contava la presenza di numerosi pagliai: ora ne sono rimasti pochissimi, ridotti a ruderi fatiscenti, completamente abbandonati a sé stessi.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sta offrendo, soprattutto ai piccoli Comuni, un’opportunità storica.
Le amministrazioni locali, quelle attente al proprio territorio, hanno già messo in moto da tempo le macchine comunali che, con un lavoro di squadra, potranno beneficiare delle risorse economiche dell’Unione Europea.
Sarebbe sufficiente conoscere la Costituzione italiana, per cogliere l’importanza della cultura: «Elemento costitutivo dell’identità italiana», come dichiarato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 3 marzo 2022, nel giorno del giuramento. L’articolo 9 della Costituzione prescrive, tra i principi fondamentali, quello della promozione della cultura e della ricerca, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione. Si tratta cioè di difendere e valorizzare il patrimonio storico, artistico, monumentale, antropologico, archeologico, archivistico e librario che costituisce testimonianza di civiltà.
Nel 2005 gli Stati membri del Consiglio d’Europa hanno sottoscritto il trattato sul valore del patrimonio culturale per la società, meglio nota come Convenzione di Faro.
Purtroppo, nel territorio garganico i principi costituzionali e gli obiettivi della Convenzione restano spesso solo sulla carta.
*Di Matteo Pio Impagnatiello (membro Unidolomiti) e Matteo Notarangelo (sociologo e consigliere comunale)
Voi Montanari siete maestri del chiacchiericcio. Gossip e lamentele, siete i numeri 1. Il vostro più grande problema è che siete un popolo che, come si suol dire, nun trov r’ggitt. Ed inoltre vi manca una mentalità imprenditoriale ad ampio respiro.
Ricordo Monte Sant’Angelo anni 60 quando a maggio brulicavano i pellegrini da ogni luogo e, specialmente, dal nord barese. I “pustéle” erano stracolme di pellegrini che vi giungevano anche a piedi prima ancora del più rinomato “Cammino di Santiago” o chi “Sciarrabballle”. Autobus bardati di penne e piume multicolori che, al ritorno, stazionavano anche alla cantina “Ciummariello” di Manfredonia per mangiare il capretto al forno da “Grazzio” (Di Candia) ora via del Rivellino. Non esiste più traccia di tutto ciò perché Monte Sant’Angelo non seppe coltivare e mantenere in vita la cultura “Micaelica”. A ciò aggiungasi l’indole dei montanari (u sparagne) e i risultati sono quelli di oggi. Pulsano è un capitolo a parte. Richiederebbe continua manutenzione. L’ultimo intervento fu quello del GAL. Scordatevi di portarvi il turismo di massa (strade o teleferiche). Non lo vollero il Cesarano e il Quitadamo (la strada fu interrotta a Monteleone…) . Gli eremi sono luoghi sacri e resteranno tali solo per i devoti e per quelli come me che ci vado da più di 60 anni ormai.
Chiuso per restauro
Bene, avete fatto l’elenco dei problemi e messo in evidenza l’incapacità dell’Ente locale nel gestire/valorizzare il patrimonio culturale ora però vorremmo leggere anche un elenco illustrativo delle proposte/soluzioni/idee da mettere in campo per contrastare tale fenomeno. Ad elencare i problemi ci vuole poco.
A Nikola@. Proposte e soluzioni: 1) Conoscete la realtà di Mazzaró (Me). Bene. Esiste una funivia (a bassissimo impatto ambientale) che collega detta località a Taormina. Quindi, che la si faccia a “cremagliera” o con funi., l’importante sarebbe farla. 2) Ripristino dell’antico percorso di Scannamugliera per gli appassionati di trekking. 3) Albergo diffuso, a basso costo, su proprietà comunali o di privati aderenti. 4) Sezione di scienze forestali a Umbra da annettere alla facoltà di agraria di Foggia. 5)Masserie didattiche dalla valle di Carbonara a Spigno.. 6) Ripristino dell’antica ferrovia “Decauville” da Umbra a Mandrione, in accordo con il comune di Vieste. 7) Ostelli nelle caserme della forestale e rifugio di Umbra….. Potrei continuare ma mi fermo perché già queste sarebbero più che sufficienti per stravolgere l’economia di Monte Sant’Angelo
Stessa storia, in maniera diversa, di Zambredonia: territorio ricco di patrimoni inestimabili, ma sfruttato poco quanto niente
Per chi desidera venire a Monte,per una semplice passeggiata o per visitare il Santuario,la mancanza di fermate intermedie e al belvedere dei mezzi di linea e ‘ un invito a rinunziare . Grazie per l attenzione M R
Tutta colpa del PD acquaforte e Company ci avete rovinato avete distrutto un paese che poteva diventare grande…ora vi piace?
Finché non ci sarà un consorzio Gargano sarà così purtroppo…. Dovremmo prendere esempio dalla Romagna!!!
Eccoli i soliti manfredoniani che pontificano, credendo di vivere in una città perfetta. Vi rendete conto in quali condizioni pietose versa Manfredonia, confrontandola con omologhe come Trani o Bisceglie? Una città di oltre 50.000 abitanti dovrebbe offrire, da ogni punto di vista, infinitamente di più di quanto effettivamente è capace di dare attualmente, prova ne è l’altrettanto massiccio esodo di manfredoniani verso il Nord o l’estero… non mi serve aggiungere altro.
La politica regionale e comunale è stata spesa corrente e clientele elettorali . I risultati sono emigrazione di cosa ci si meraviglia
Di solito noi meridionali non sappiamo fare squadra… anzi… si tende a lottare il concorrente.
Se i due comuni Monte S.A. e San Giovanni Rotondo unissero le loro forze a cominciare dalle iniziative pubblicitarie, senza dubbio entrambi ne avrebbero benefici…
Esempio…. col valorizzare la VIA SACRA LONGOBARDORUM ovvero la FRANCIGENA DEL SUD
Esempio … vendere pacchetti turistici soggiorni e visite guidate in sinergia ecc
Secondo me non é tanto la presunta assenza da parte del comune ma la Totale assenza dello Stato, mancano: diversi uffici provinciali, caserme militari, scuole di polizia, etc. Poi si può parlare del comune..
@Francesco:
Ringraziamo i SaBoia e GariBBaldo per questo. Il “divide et impera” conseguente alla finta unità d’italia (volutamente in piccolo) ha funzionato bene.
“I meridionali non dovranno mai essere più in grado di intraprendere.”
(cit. Carlo Bombrini, senatore del Regno d’Italia e governatore della Banca Nazionale dal 1861 al 1882, nonché capo dell’Ansaldo ed alienatore dei beni del Regno delle Due Sicilie)
#SudColoniaInterna #Dal1861FratelliDiNessuno
Monte Sant’ Angelo, ha un patrimonio culturale , religioso e architettonico unico al mondo.
Le peculiarità di questo luogo sono davvero meravigliose.
E facile fare osservazioni e sterile polemica, ma altrettanto difficile fare delle valide e costruttive proposte.
Io e la mia famiglia viviamo lontani da Monte, ed ogni volta che raramente ci torno vedo solo piccoli ed impercettibili cambiamenti, che sono sicuramente importanti, ma non sono sufficienti a valorizzare un simile patrimonio, ripeto unico al mondo.
Grazie a tutti.
Buona giornata