Manfredonia (Fg), 17 novembre 2022 – Esce in questi giorni, in libreria, il nuovo libro di Papa Francesco dal titolo “Ti voglio felice” (Libreria Pienogiorno, 272 pp, 16,90 euro), una sorta di manifesto per un’autentica realizzazione di sé intesa non tanto in senso edonistico o narcisistico, quanto piuttosto in senso pieno, psicologico e anche spirituale, sia in chiave personale che sociale.
Per contrastare quella che due psichiatri francesi, alcuni anni fa, in un famoso libro, hanno definito “l’epoca delle passioni tristi”, papa Bergoglio, nella parte introduttiva, (pp. 11-16), elenca 15 passi per arrivare a una felicità non effimera ma autentica, profonda e duratura. Una felicità non ingenua, ma alla prova della vita e delle sue sfide.
Nel primo passo, il Papa ci invita a leggere dentro noi stessi. “Leggi dentro di te. La nostra vita è il libro più prezioso che ci è stato consegnato, e proprio in quel libro si trova quello che si cerca inutilmente per altre vie. Sant’Agostino lo aveva compreso: “Rientra in te stesso. Nell’uomo interiore abita la verità”. È l’invito che voglio fare a tutti, e che faccio anche a me. Leggi la tua vita. Leggiti dentro, come è stato il tuo percorso. Con serenità. Rientra in te stesso”.
Nel secondo passo, ci chiede di prenderci per mano e di non svalutarci: “Ricordati che sei unico, che sei unica. Lo è ciascuno di noi ed è al mondo per sentirsi amato nella sua unicità e per amare gli altri come nessuno può fare al posto suo. Non si vive seduti in panchina a fare la riserva di qualcun altro. No, ciascuno è unico agli occhi di Dio. Quindi non lasciarti “omologare”: non siamo fatti in serie, siamo unici, siamo liberi, e siamo al mondo per vivere una storia d’amore, di amore con Dio, per abbracciare l’audacia di scelte forti, per avventurarci nel rischio meraviglioso di amare”.
Nel terzo passo parla della bellezza che è nascosta in noi: “Fai emergere la tua bellezza! Non quella secondo le mode del mondo, ma quella vera. La bellezza di cui parlo non è quella piegata su se stessa, come Narciso che, innamoratosi della propria immagine, finì per affogare nel lago dove si rispecchiava. E nemmeno quella che scende a patti con il male, come Dorian Gray che, a incantesimo finito, si ritrovò con il volto deturpato. Parlo della bellezza che non sfiorisce mai perché è riflesso della bellezza divina: il nostro Dio è inseparabilmente buono, vero e bello. E la bellezza è una delle vie privilegiate per arrivare a Lui”
Nel quarto ci propone l’atteggiamento di una sana ironia: “Impara a ridere di te stesso. I narcisisti si guardano continuamente allo specchio… Io consiglio ogni tanto di guardare nello specchio e di ridere sé. Ridete di voi stessi. Vi farà bene”.
Nel quinto ci invita a non saziarci con troppa facilità di cose banali: “Vivi una sana inquietudine, nei desideri e nei propositi, quell’inquietudine che spinge sempre a camminare, a non sentirsi mai “arrivati”. Non isolarti dal mondo rinchiudendoti nella tua stanza – come un Peter Pan che non vuole crescere – ma sii sempre aperto e coraggioso”.
Nel sesto ci consiglia di essere capaci di perdonare: “Impara a perdonare. Ogni persona sa di non essere sempre il padre o la madre che dovrebbe essere, lo sposo o la sposa, il fratello o la sorella, l’amico o l’amica che dovrebbe essere. Tutti siamo “in deficit”, nella vita. E tutti abbiamo bisogno di misericordia. Ricorda di avere bisogno di perdonare, di avere bisogno del perdono, di avere bisogno della pazienza. E ricorda che sempre Dio ti precede e ti perdona per primo”.

Nel settimo passo ci propone di accettare i momenti di tristezza per non farci scoraggiare: “Impara a leggere la tristezza. Nel nostro tempo è considerata solo un male da fuggire a tutti i costi, e invece può essere un indispensabile campanello di allarme, che ci invita a esplorare paesaggi più ricchi e fertili che la fugacità e l’evasione non consentono. A volte la tristezza lavora come un semaforo, ci dice: è rosso, fermati! Accoglila, sarebbe molto più grave non avvertire questo sentimento.
Nell’ottavo ci spinge a sognare per non vivere da persone parcheggiate: “Fai grandi sogni. Non accontentarti del dovuto. Il Signore non vuole che restringiamo gli orizzonti, non ci vuole parcheggiati ai lati della vita, ma in corsa verso traguardi alti, con gioia e con audacia. Non siamo fatti per sognare solo le vacanze o il fine settimana, ma per realizzare i sogni di Dio in questo mondo. Egli ci ha reso capaci di sognare per abbracciare la bellezza della vita”.
Nel nono passo ci avvisa di evitare le illusioni per non sperimentare poi le relative delusioni: “Non dare ascolto a chi vende illusioni. Una cosa è sognare, e altra è avere illusioni. Chi parla di sogni e vende illusioni è un manipolatore di felicità. Siamo stati creati per una gioia più grande”.
Nel decimo, ci stimola ad essere protagonisti del cambiamento ed essere rivoluzionari: “Sii rivoluzionario, va’ controcorrente. Nella cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano che l’importante è “godere” il momento, che non vale la pena di impegnarsi, di fare scelte definitive, perché non si sa cosa riserva il domani. Ti chiedo di essere rivoluzionario, di ribellarti a questa cultura che, in fondo, crede che tu non sia in grado di assumerti responsabilità. Abbi il coraggio di essere felice”.
Nell’undicesimo passo ci invita a rischiare anche a costo di sbagliare: “Rischia, anche se sbaglierai. Non osservare la vita dal balcone. Non confondere la felicità con un divano. Non essere un’auto parcheggiata, lascia piuttosto sbocciare i sogni e prendi decisioni. Rischia. Non sopravvivere con l’anima anestetizzata e non guardare il mondo come fossi un turista. Fatti sentire! Scaccia le paure che ti paralizzano. Vivi! Datti al meglio della vita!
Nel dodicesimo, ci esorta a non isolarci e a non essere felici da soli: “Cammina con gli altri. È brutto camminare da soli. Brutto e noioso. Cammina in comunità, con gli amici, con quelli che ti vogliono bene: questo ti aiuta ad arrivare alla meta. E se cadi, rialzati. Non avere paura dei fallimenti, delle cadute. Nell’arte di camminare, quello che importa è non “rimanere caduti”.
Nel tredicesimo ci richiama a basare la felicità non sul calcolo m sulla gratuità e sulla libertà interiore: “Vivi la gratuità. Chi non vive la gratuità fraterna fa della propria esistenza un commercio affannoso, sempre misurando quello che dà e quello che riceve in cambio. Dio dà gratis, fino al punto che aiuta persino quelli che non sono fedeli, e “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni” (Mt 5,45). Abbiamo ricevuto la vita gratis, non abbiamo pagato per essa. Dunque tutti possiamo dare senza aspettare qualcosa. È quello che Gesù diceva ai suoi discepoli: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Ed è il senso di una vita compiuta”.
Nel quattordicesimo passo ci invita a non farci bloccare dalle paure ma ad alzare lo sguardo: “Guarda oltre il buio. Sforzati di avere occhi luminosi anche dentro le tenebre, non smettere di cercare la luce in mezzo alle oscurità che tante volte portiamo nel cuore e vediamo attorno a noi. Alzare lo sguardo da terra, verso l’alto, non per fuggire, ma per vincere la tentazione di rimanere steso sui pavimenti delle nostre paure. Questo è il pericolo: che siano le nostre paure a reggerci. Di rimanere rinchiusi nei nostri pensieri a piangerci addosso. Questo è l’invito: alza lo sguardo!
Nel quindicesimo ed ultimo passo ci esorta a cercare non tanto una gioia annacquata, finta, ma profonda e duratura, anche se faticosa e impegnativa: “Ricorda che sei destinato al meglio. Dio vuole per noi il meglio: ci vuole felici. Non si pone limiti e non ci chiede interessi. Nel segno di Gesù non c’è spazio per secondi fini, per pretese. La gioia che ci lascia nel cuore è gioia piena e disinteressata. Non è mai una gioia annacquata, ed è una gioia che ci rinnova”.

Insomma un bel libro da leggere e meditare, una sorta di breviario che ci può fare compagnia per affrontare le innumerevoli sfide chela la vita ci pone innanzi, specialmente in questi tempi così bui e incerti. Un bel regalo per Natale!
Presenterò il libro alla città nel mese di prossimo mese di dicembre.
A cura di Michele Illiceto
Caro Michele, nel leggere le tue riflessioni sul Manifesto per la Felicità di Papa Francesco i “passi” che più mi hanno colpito sono:
il secondo, dove si legge “Ognuno di noi è unico/a agli occhi di Dio. Siamo al mondo per vivere una storia d’amore, di amore con Dio”;
il terzo, dove si parla della bellezza che mi ha fatto ritornare in mente la “creazione” dell’universo e dell’uomo, “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Genesi 1.31); “Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina” (Genesi 1.27); Io penso che Dio dopo aver creato l’uomo impazzì d’amore, un amore infinito ed eterno;
Il sesto sul perdono, “Ogni perdono ricevuto Dio, è un debito da assolvere. Il perdono non è un restauro, ma rifare l’uomo secondo la volontà di Dio” (parole di Don Carlo Sansone, sacerdote);
il dodicesimo sul “Camminare insieme agli altri”. E se nel camminare cadiamo, dobbiamo rialzarci”;
il tredicesimo, “Vivere la gratuità”. Tutti possiamo dare senza aspettarci qualcosa.
Michele, è sempre un piacere leggerti.
Un caro saluto
Caro Michele meditiamo la Bibbia che parla ampiamente riguardo a ciò che hai scritto.
Non c’è bisogno che lo scrivono altri ciò che è stato scritto già da Dio.
Caro Michele, nel leggere le tue riflessioni sul Manifesto per la Felicità di Papa Francesco i “passi” che più mi hanno colpito sono:
il secondo, dove si legge “Ognuno di noi è unico/a agli occhi di Dio. Siamo al mondo per vivere una storia d’amore, di amore con Dio”,
il terzo, dove si parla della bellezza che mi ha fatto ritornare in mente la “creazione” dell’universo e dell’uomo, “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Genesi 1.31); “Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina” (Genesi 1.27); Io penso che Dio dopo aver creato l’uomo impazzì d’amore, un amore infinito ed eterno;
Il sesto sul perdono, “Ogni perdono ricevuto Dio, è un debito da assolvere. Il perdono non è un restauro, ma rifare l’uomo secondo la volontà di Dio” (parole di Don Carlo Sansone, sacerdote);
il dodicesimo sul “Camminare insieme agli altri”. E se nel camminare cadiamo, dobbiamo rialzarci”;
il tredicesimo, “Vivere la gratuità”. Tutti possiamo dare senza aspettarci qualcosa.
Michele, è sempre un piacere leggerti.
Un caro saluto