Per Copagri, “innanzitutto, bisogna attivarsi affinché venga ridotto il divario tra il contributo che l’Italia paga e quanto invece percepisce in termini di risorse. A livello nazionale, i nostri parlamentari si devono interessare al fine di ricostruire il vecchio Istituto di Commercio con l’Estero (ICE), ovvero degli sportelli che si rifacciano ai tre ministeri – Agricoltura, Attività Produttive, Commercio Estero – per snellire gli uffici ed essere di grande aiuto alle aziende all’estero. A livello europeo, bisogna spingere il nostro Governo a mettersi in moto per ricostruire un mercato basato su un welfare comunitario, anche mediante strutture di controllo sanitario europee che si occupino del controllo della qualità dei prodotti in maniera assolutamente inflessibile. A tal fine, è auspicabile istituire organismi tipo ‘dogane’ in grado di vigilare sul rispetto delle norme sulla qualità delle produzioni agro-alimentari, soprattutto impendendo a chi esporta nei nostri Paesi europei di far entrare prodotti di qualità inferiore alla nostra, i quali costituiscono, oltre che un pericolo per la salute, una grave alterazione della concorrenza a danno di aziende, come quelle italiane, che sostengono alti costi produttivi proprio per rispettare le stringenti nome in materia di sanità e qualità.
Bisogna insistere nelle attività di controllo e repressione anti-frode ed istituire un coordinamento internazionale per estirpare il fenomeno alla radice. Inoltre, sono necessarie politiche che consentano una forte ripresa della produzione: bisogna riprendere a produrre, vista la grande richiesta di cibo da parte del mondo. Altresì è imprescindibile la riduzione del carico fiscale e contributivo e la sua redistribuzione, colpendo le rendite, i redditi da capitale e l’evasione fiscale, che porterebbe anche all’abbassamento dell’IVA che, in caso contrario, aumenterebbe con un effetto moltiplicatore sul piano dei prezzi e dell’inflazione. In particolare, si chiede la restituzione del surplus di gettito IMU e l’abolizione dell’imposta per tutti i beni strumentali, quali capannoni e terreni agricoli in quanto dediti alla produzione. Occorre una defiscalizzazione del gasolio, sempre nell’ottica di abbassare i costi gravanti sugli agricoltori. E in ultimo, si deve incidere senza mezzi termini – conclude Inneo – sugli istituti di credito, perché non è possibile che le banche prendano soldi dal Governo all’1% per investire presso le aziende, ed invece chiudano a queste ultime le porte in faccia”.
Redazione Stato
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