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CRIMINALITA' Processo Ares: la Cassazione certifica la mafiosità dei clan di San Severo

Confermata la mafiosità dei gruppi Nardino e Testa-La Piccirella, dominanti nella città dei campanili per anni.

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
18 Maggio 2024
Cronaca // Foggia //

La Cassazione ha concluso il processo “Ares” contro i clan mafiosi di San Severo, confermando la mafiosità dei gruppi Nardino e Testa-La Piccirella, dominanti nella città dei campanili per anni.

Tra le condanne definitive spicca quella di Franco Nardino, detto “Kojak”, 61 anni, capo del clan Nardino, condannato a 18 anni di reclusione. Anche il fratello, Roberto Nardino, detto “Patapuff”, è stato condannato a 14 anni e otto mesi. Severino Testa, noto come “Il puffo”, ha ricevuto una condanna a 10 anni e 8 mesi, mentre il suo braccio destro, Carmine Delli Calici, è stato condannato a 11 anni.

Per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, che prevede uno sconto di un terzo della pena, le condanne complessive ammontano a oltre due secoli di carcere. Il processo “Ares”, dal nome del blitz condotto dalla Dda e dalla Polizia di Stato nel 2019, coinvolgeva una trentina di persone accusate di far parte della mafia di San Severo. Le accuse includevano associazione mafiosa, traffico di droga, racket, tentati omicidi e furti. Questo procedimento ha segnato la prima volta in cui è stata riconosciuta ufficialmente l’esistenza di un’associazione mafiosa a San Severo, con gruppi criminali ormai indipendenti dalla Società Foggiana.

Alcuni arrestati che hanno scelto il rito ordinario sono ancora in attesa di sentenza definitiva. Giuseppe La Piccirella, alias “Il professore”, è stato condannato a 30 anni dal Tribunale di Foggia in primo grado. La Piccirella è stato per trent’anni una figura di vertice della malavita sanseverese insieme a “Kojak” e al “Puffo”.

Le altre condanne: I ricorsi degli imputati sono stati in gran parte respinti o dichiarati inammissibili. I ricorsi di Luciano De Stasio, Lorenzo Di Lorenzo e Arnaldo Sardella sono stati annullati con rinvio solo relativamente alla pena in continuazione. La pena di Libero Ciociola è stata rideterminata senza rinvio.

Queste le pene inflitte in appello:

  • Vincenzo Pietro Nardino, detto “Enzo”, 6 anni e 6 mesi
  • Matteo Nazario Nardino, 6 anni e 6 mesi
  • Stefano Romano, 7 anni
  • Lucio Roncade, 6 anni e 10 mesi
  • Loredana Russi, 5 anni
  • Gennaro Tumolo, 7 anni
  • Arnaldo Sardella, detto “Cinese”, 8 anni e 8 mesi
  • Donato Luigi Colio, detto “Dino”, 1 anno e 4 mesi
  • Daniele De Cotiis, alias “Don Ciccio”, 5 anni e 4 mesi
  • Michele Luciano Parisi, detto “Coccett”, 8 mesi
  • Vincenzo Leonardo D’Onofrio, 2 anni
  • Giuseppe Vistola, alias “Fafum”, 6 anni
  • Giovanni Minischetti, alias “Gianni”, 8 anni
  • Antonio Florio, detto “Coniglio”, 10 anni
  • Pasquale Irmici, alias “Cipolla”, 5 anni

Altri condannati includono:

  • Vincenzo Astuti, 10 mesi e 20 giorni
  • Leonardo Augenti, 3 anni
  • Giacomo Baldassi, 4 anni
  • Oreste Belfonte, 6 anni
  • Carmine Bozzo, 4 anni
  • Vincenzo Bruno, 8 anni
  • Francesco Carolla, 4 anni
  • Libero Ciociola, detto “Il sindaco” o “Il nonno”, 9 anni e 4 mesi
  • Luciano Michele De Stasio, detto “Figliastro”, 14 anni e 2 mesi
  • Armando Dell’Oglio, alias “Dino”, 2 anni e 10 mesi
  • Luigi Di Gennaro, 3 anni
  • Lorenzo Di Lorenzo, 3 anni
  • Gennaro Immobile, 4 anni
  • Giuseppe Leo, 2 anni
  • Luigi Mario Mastromatteo, alias “Il milanese”, 7 anni

Lo riporta l’Immediato.net.

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Se le persone che amiamo ci vengono tolte, il modo per farle vivere è non smettere di amarle (James O’Barr)

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