LECCE – Aveva solo 23 anni Giuseppe Russo, il giovane morto poche settimane dopo essere stato morso da un ragno violino mentre faceva giardinaggio a Collepasso, in provincia di Lecce.
Ma il suo decesso è davvero collegato al morso del ragno violino?
A provare a rispondere a questa domanda è Francesco Menichetti, primario e professore di infettivologia all’Università di Pisa, che in un’intervista a Repubblica racconta di essere stato morso anche lui da un ragno violino, ma che nei sintomi di Russo riconosce un’altra possibile causa.
L’esperto: «Il ragno violino mi ha punto»
Menichetti racconta: «Il ragno violino mi ha morso all’avambraccio nonostante la camicia.
Lì per lì sembrava una banale puntura d’insetto, ma dopo qualche minuto il prurito è diventato più intenso e attorno alla puntura si è formato un alone nerastro che indicava la necrosi.
Ho dovuto medicare la ferita per un mese, ma tutto si è concluso con una piccola cicatrice».
«Un paio di giorni più tardi – continua – mia moglie è tornata nella legnaia per fare pulizia e l’ha trovato: era proprio lui, corpo piccolo rispetto alle zampe e il segno del violino sul dorso».
Per curare la puntura, Menichetti chiamò un amico medico: «Mi ha consigliato di mettere del cortisone e disinfettare.
A volte c’è bisogno di un intervento di chirurgia plastica per rimuovere il tessuto cutaneo necrotizzato, ma nel mio caso non è stato necessario».
L’ipotesi batterio mangiacarne
Quanto alla morte di Russo: «Non vorrei sostituirmi ai colleghi che hanno curato il paziente, ma raccontata così sembrerebbe una fascite necrotizzante.
Si tratta di un’infezione rara, ma subdola e grave: avviene quando ci si ferisce con una piccola scheggia che penetra in profondità nella pelle.
Se quella scheggia ospita un particolare batterio della famiglia degli streptococchi, battezzato mangiacarne, può iniziare a creare una necrosi che si allarga in profondità. Se non curata, può portare a un’infezione grave, alla necessità di amputare l’arto o addirittura alla morte per sepsi».
L’esperto spiega ancora: «È una malattia molto rara, per questo potrebbe non essere riconosciuta dai medici.
Il paziente sente un dolore fortissimo, ma dall’esterno la pelle è normale, non si vede nulla. Nessuna ferita, perché il corpo estraneo è molto piccolo.
E nessuna infezione apparente perché la necrosi sta scavando nei tessuti in profondità.
Il medico guarda il malato perplesso chiedendosi perché si lamenta tanto, nel frattempo il rischio di sepsi aumenta col passare dei giorni».
Lo riporta leggo.it