Premesso chem, nel 2016, l’amico Avv. Pino Ciociola, in uno dei suoi interessanti e preziosi racconti pubblicati nel suo libro dal titolo: “Cose di casa nostra”, Andrea Pacilli Editore, inserì la storia di Matteo Berardinetti, pescatore di Manfredonia, pittore Naif e abilissimo maestro “nell’arte del bastone”. Affascinato dal personaggio, ho cercato nel tempo, di reperire altre notizie sulla sua vita.
Matteo Berardinetti, nacque a Manfredonia il 18 febbraio 1889. Nel corso della prima guerra mondiale, fu tra i soldati italiani inviati al fronte. A tal proposito, per meriti di guerra, fu insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto. Prima di partire per l’Argentina, aveva lavorato a Manfredonia come pescatore, sulla barca a vela di suo padre insieme ai suoi fratelli.
In giovane età a bordo della barca remo-velica di famiglia, “Ze Mattoje” aveva appreso “l’arte du curtille” (l’arte del coltello). Un’antica tecnica, di difesa personale, con il maneggio del coltello “a teréte de curtille” che Berardinetti apprese da un certo Antonio Talamo, pescatore, detto “Mandrucchie”. Quest’ultimo, che era compare di matrimonio del padre di “Ze Mattoje”, lavorava come marinaio, sulla barca della famiglia Berardinetti. Chi invece, agli inizi, insegnò in loco “l’arte del bastone”a Matteo Berardinetti, fu un pastore, abilissimo nel maneggio del bastone. Successivamente, affinò questa antica arte di difesa personale, sotto la guida di un certo Giuseppe Di Benedetto detto “Tunnarélle”.
Nel 1931, Berardinetti, emigrò in Argentina a Buenos Aires e, abitò per alcuni anni nel pericoloso quartiere “La Boca” (in spagnolo la bocca) sulla foce del Riachuelo, nel Rio de la Plata, dove erano residenti altri manfredoniani e migliaia di italiani emigrati in Argentina. Berardinetti, sul porto di “La Boca” agli inizi, esercitò il lavoro di pescatore e successivamente quello di portuale.
Conosciuto a Manfredonia, come: “Ze Mattoje l’Argendine” o “Mattoje sciopparafanille”, quest’ultimo nomignolo, per via del soprannome che aveva ereditato da suo padre pescatore. Va detto, altresì, che Berardinetti emigrò in Argentina, insieme al compaesano Nicola Trimigno detto “u sardòne”, al quale insegnò poi, “l’arte”, il maneggio del coltello.
Nicola Trimigno, amico e compare de “Ze Mattoje” con il quale emigrò in Argentina, poiché soffriva di nostalgia, rimpatriò dopo due anni a Manfredonia, dove continuò a tramandare in loco, l’antica arte di difesa con l’utilizzo del coltello. Berardinetti, arricchì ancora in Argentina, l’arte raffinata del bastone, con l’apporto di un amico portoghese, che gli insegnò la tecnica del “bastone portoghese”.
Va ricordato che nel quartiere “La Boca”, il nostro “Ze Mattoje” era molto conosciuto e rispettato.
In questa antica disciplina di difesa, Matteo Berardinetti, era considerato a Manfredonia, una sorta di caposcuola, per la sua eccezionale abilità, elasticità ed eleganza nel maneggio del bastone.
In Argentina, dopo alcuni anni di residenza nel quartiere “Boca”, Berardinetti si trasferì nel centro di Buenos Aires, dove iniziò a cimentarsi per diletto nell’arte della pittura Naif e nella costruzione di barche a vela in miniatura, non tralasciando mai l’esercizio di maestro di bastone.
La passione, per la pittura naif e la costruzione di modellini di barche a vela, “Ze Mattoje”, la intensificò nel 1960, quando andato in pensione, rimpatriò dall’Argentina e si stabilì definitivamente a Manfredonia.
Mi riferiva l’amico Peppino De Salvia, che i primi due allievi, a cui Matteo Berardinetti, insegnò l’arte del bastone dopo il suo ritorno a Manfredonia, furono lui e Gianni Berardinetti, quest’ultimo, nipote di “Ze Mattoje”. De Salvia, in breve tempo, sotto la guida attenta dell’arzillo Berardinetti, acquisì in maniera mirabile l’arte del bastone.
Peppino De Salvia, conobbe “Ze Mattoje”, perché quest’ultimo, dopo il suo ritorno a Manfredonia, andava spesso a trovare Luigi Damiano detto “Ze Luigge u ballétte”, animatore del popolare Balletto, sito in via Maddalena, dove Peppino, nipote di “Ze Luigge”, è vissuto “ce cresciove” sin da piccola età. Berardinetti, dopo il suo rimpatrio, ha abitato in via Tribuna al civico 139, dove si dilettava a dipingere quadri in stile naif (che ricordavano il suo passato) e a costruire barche remo-veliche in miniatura.
Sempre nel suo pianoterra, continuò ad allenarsi nell’arte del bastone fino a tarda età. A tal proposito, mi riferiva sempre l’amico De Salvia, quanto segue: “Ze Mattoje”, fino all’età di 81-82 anni, era ancora così ben allenato, che riusciva incredibilmente da fermo, ad alzare la gamba destra, e farla roteare passando con il piede sulla mia testa. Una cosa incredibile, per una persona della sua età”. I bei dipinti Naif di Matteo Berardinetti, che fece dono a parenti, amici e compari, sono tuttora conservati in numerose abitazioni di Manfredonia.
“Ze Mattoje l’Argendine”, è stato sicuramente un personaggio singolare, rispettato e rispettoso degli altri, una di quelle persone di vecchio stampo “umene de na volte”, così definiti un tempo in loco, certamente da non dimenticare.
Matteo Beradinetti, è deceduto a Manfredonia il 18 novembre 1978.