“Possiamo aiutarvi”. Carabinieri e Confcommercio insieme contro il racket

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Foggia – LA situazione richiede una forte presa di posizione ed induce ad una seria riflessione. Ma non solo. Malgrado il numero delle denunce si mantenga ancora basso, infatti, la Capitanata resta la maglia nera in quanto a numero di estorsioni. Le cifre, presentate dai Carabinieri, sono quelle già diffuse nella conferenza stampa di fine anno: 141 estorsioni perseguite, 86 scoperte. In calo, a fronte di quelle datate 2009 (quando furono, rispettivamente, 178 e 97). Strano, ma vero. Rimane il fatto che, non sempre, l’associazione denunce – atti criminali sia sillogicamente fondata. Vito Antonio Diomeda, comandante provinciale dell’Arma, anzi, conferma l’esatto opposto. E lancia l’allarme: “In molti – ha spiegato stamattina – credono di poter fare da sé quando sussiste un problema di natura economica”. Da qui al cappio dell’usura prima e dell’estorsione poi, il passo è breve.

Da qui, si torna all’inizio. Alla situazione emergenziale che obbliga ad una forte presa di coscienza e ad un’effettivo riscontro nel concreto. Impellente si fa la necessità della piena diffusione della morfologia del fenomeno. Si spiega in virtù di questa urgenza il bisogno di unire le forze. Stamane, così, in una conferenza stampa svoltasi presso il Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Foggia, Beneamata e Confcommercio di San Giovanni Rotondo hanno illustrato il loro piano. Primo step: l’informazione. Ecco come e perché nasce un opuscolo la cui diffusione sarà presto avviata. Titolo: “Possiamo aiutarvi”. Quale sia l’obiettivo, lo ha illustrato Errico Salvatori, responsabile Ufficio Zona della Confcommercio: “Questo dell’opuscolo è un progetto pilota, che ben presto troverà forme di espansione”. Si punta ad organizzare infatti altre campagne di sensibilizzazione ed una serie di convegni che, partendo dalla cittadina di San Pio, si diffondano sull’intero territorio provinciale.

All’interno dell’opuscolo sono contenuti, oltre alla spiegazione articolata dl significato del racket ed alla sua pericolosità sociale, una serie di suggerimenti e consigli. Informazioni utili su chi rivolgersi e su come saper riconoscere gli episodi criminali. Un passo, quello della consapevolezza, ritenuto essenziale. “Molti cadono nella rete del racket – ammette Diomeda – per colpa dell’ingenuità”. Ma, nel dover riconoscere l’impossibilità di un’ingenuità generalizzata, il colonnello spiega come “l’errore sia di credere benefattori persone che, al contrario, non fanno altro che certificare l’adesione ad una forma di schiavitù”. Che costringe sul lastrico famiglie ed imprese e, non di rado “porta anche qualcuno alla disperazione, inducendolo al suicidio”. Meglio prevenire, dunque, che intervenire tardivamente.

Ma le resistenze, rimangono. “I dati sull’usura sono risibili, ridicoli”. In effetti, malgrado la stasi di una fenomenologia ormai affermata, le cifre parlano, per il 2010 di quattro denunce appena. Ed è qui, nel non rivolgersi “all’unica entità che può realmente garantire il cittadino, ovvero lo Stato”, che sta il nodo scorsoio. È qui, sulla sensibilizzazione, che risiede il cambiamento. È nella cultura, insomma, che ha sede la narrazione dell’inversione di rotta. Conoscere e riconoscere il pericolo per scansarlo prima e sommergerlo poi.


p.ferrante@statoquotidiano.it