Foggia, 19 marzo 2018. Il 5 aprile debutta al Teatro del Fuoco di Foggia ‘La Bohème’ di Giacomo Puccini, spettacolo patrocinato dalla Provincia di Foggia, opera ‘in pillole’ rivisitata e presentata in una riduzione per canto e pianoforte e di cui Alessio De Palma rappresenta la mente creatrice: saranno rappresentati quattro quadri di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica tratti da ‘Scène de la vie de Bohème’ di Henri Murger.
La grande dedizione e l’amore per la musica uniti a professionalità e talento ha portato giovani artisti emergenti locali e non a collaborare per celebrare il grande genio di chi ha saputo far grande nel mondo la musica lirica.
Alessio De Palma, giovane tenore foggiano, raggiunto telefonicamente, ha parlato nel dettaglio di questo progetto a Statoquotidiano.
Com’è nata l’idea di mettere in scena, riadattandola, ‘La Bohème’ di Puccini?
Sono figlio d’arte, mio padre è un tenore ed è stato direttore del teatro ‘Umberto Giordano’ per diversi anni, mi sono appassionato da piccolo al mondo della lirica: ho debuttato a 9 anni come comparsa in ‘Fedora’ di Giordano ed il mio primo ruolo solistico l’ho avuto a 13 anni come domestico ne ‘La Traviata’; la passione è diventata un lavoro, ho avuto la fortuna poi di collaborare con professionisti di fama internazionale nel panorama lirico. Quest’idea di riportare ‘La Bohème’ a teatro rappresenta solo una prima tappa di quello che è il mio progetto e in cui ho coinvolto altri colleghi, rileggendo le grandi opere liriche e sperando di incontrare il favore del pubblico.
Dietro questo debutto c’è tanto studio e preparazione…
Sì certo, dietro un’idea di questa portata ci sono anni di preparazione e studio: mi occupo anche di giornalismo e sono un insegnante, ho scritto diversi saggi a carattere letterario-musicologico e per questo devo ringraziare l’ex direttore del ‘Conservatorio di Musica Giordano’ di Foggia, Francesco Di Lernia che mi ha dato la possibilità di pubblicare un mio articolo su Antonio Carlos Gomez, compositore brasiliano di cui nessuno si occupava più dagli anni 70.
Continuo il mio impegno non solo per quello che è il teatro pratico ma anche nello studio della teoria del teatro e della musica operistica in particolare, faccio parte del ‘Coro lirico pugliese’ e ho partecipato con grande entusiasmo all’opera ‘Giove a Pompei’ rappresentato anche nell’anfiteatro di Pompei; un grande onore è stato anche quello di affiancare sul palco uno dei più grandi musicologi viventi, Guido Salvetti, nell’ambito di un convegno-relazione su Umberto Giordano lo scorso anno.
Progetti futuri e un sogno nel cassetto?
Ora continuo a lavorare per portare avanti ‘Pillole d’opera’ cercando di renderlo un progetto itinerante a livello nazionale; il sogno più grande, come credo sia per chi ama e pratica la lirica, è quello di calcare i palcoscenici dei più grandi teatri come ‘La Scala’ di Milano e l’Arena di Verona ma il cuore mi porta a prediligere il teatro ‘San Carlo’ di Napoli dove mio padre ha lavorato per otto anni e il Festival Puccini di Torre del Lago dove ho assistito per la prima volta alla produzione di un’opera lirica quando avevo dieci anni, si trattava della ‘Madama Butterfly’ che è diventata poi inevitabilmente la mia opera preferita.
A cura di Libera Maria Ciociola
Manfredonia, 19 marzo 2018