È diminuita del 7,8 % la disoccupazione in Puglia, ma le donne non ne traggono beneficio. I dati riguardo la disoccupazione a livello regionale, pubblicati dall’ufficio statistico europeo (Eurostat), confermano che i richiedenti lavoro sono al di sotto delle percentuali medie registrate al Sud e nelle isole. Nello specifico, tra il 2017 e il 2018, il tasso di disoccupazione nella fascia d’età dai 15 e i 74 anni è passato dal 18,9% al 16,1%, e questo sta a significare che in un anno il 2,8% dei disoccupati ha trovato lavoro in Puglia.
Capitolo giovani, con lo sguardo rivolto a Sud
Il calo di disoccupazione si evidenzia soprattutto nei giovani: è stato rilevato che nel 2017 la disoccupazione giovanile toccava il 51,4%, nel 2018, mentre adesso è scesa al 43,6% (quindi 7,8% in meno di giovani disoccupati). Questo calo di disoccupazione, tra l’altro, non ha pari nel confronto con altre realtà che chiudono il 2018 con il 15,2% in Europa, 32,2% in Italia, 47,9% in Sud Italia, 49,4% nelle Isole. Tutto ciò in un momento storico molto difficile per il Sud Italia, che vive in una realtà in cui il lavoro è sempre meno e molti giovani sono costretti a spostarsi al nord o addirittura emigrare all’estero.
E le donne?
All’interno di queste percentuali, le donne purtroppo non ci sono. La Puglia infatti è tra le regioni in cui il tasso di occupazione femminile si aggira intorno al 30%. Fanalini di coda invece Calabria e Sicilia, entrambe al 29%, mentre la provincia di Bolzano si colloca nella prima metà delle regioni europee, con un tasso di occupazione femminile pari a 71,5%.
Prospettive future al femminile
Questi dati, nei prossimi anni, dovrebbero mutare soprattutto per le lavoratrici. All’interno del nuovo decreto, infatti, troviamo l’opzione donna, che ha modificato l’età pensionabile per le donne prevedendo la possibilità, sia nel pubblico che nel privato, di andare in pensione anticipata, a patto però che accettino un assegno calcolato sul sistema contributivo. Fa parte dei quattro punti forti, in tema previdenziale, del decreto varato dal Governo: quota 100 (sperimentale per tre anni), blocco dell’aumento dell’aspettativa di vita per le pensioni anticipate, proroga dell’Ape sociale e di opzione donna. Quest’ultima era già stata introdotta dalla Legge Maroni n° 243/04, poi è stata ripresa successivamente con la Riforma Pensioni Fornero del 2011, prorogata dalla Legge di Bilancio 2017 e infine da quella 2019. Avvalendosi di questa opportunità, quindi, l’età pensionabile per le donne è di 58 anni (59 se autonome) se hanno raggiunto i 35 anni di contributi al 31/12/2018.
Tutto ciò rappresenta una via d’uscita riservata alle lavoratrici che richiede un minor numero di contributi, una possibilità cui possono aderire tutte le donne avendo raggiunto l’età pensionabile, iscritte all’assicurazione generale obbligatoria, a fondi sostitutivi o esclusivi, che siano in possesso di contributi alla data del 31 dicembre 1995. Non possono invece esercitare questa opzione coloro che sono iscritte alla gestione separata o che, per qualsiasi motivo, vogliano utilizzare i contributi maturati in tale gestione per raggiungere il requisito contributivo.