Il destino della storica testata giornalistica della Gazzetta del Mezzogiorno resta avvolto in una fitta nebbia. I 46 giornalisti impiegati nelle redazioni di Bari, Potenza, Taranto, Lecce, Andria e Foggia sono in cassa integrazione a zero ore da oltre un anno e mezzo. Grazie all’intervento delle task force delle Regioni Puglia e Basilicata, si è riusciti a evitare i licenziamenti collettivi, ottenendo la cassa integrazione fino al 31 dicembre 2024. Tuttavia, non è chiaro cosa accadrà dopo tale scadenza e non ci sono segnali che lascino presagire una soluzione che assicuri la ripresa e il futuro della testata e la salvaguardia dei posti di lavoro.
La proprietà, che ha rilevato lo storico quotidiano pugliese dalla procedura fallimentare, non ha mostrato alcun interesse a investire per il rilancio del quotidiano. Al contrario, ha chiuso tutte le redazioni provinciali, eliminando completamente la presenza in Basilicata e riducendo le tradizionali edizioni provinciali a un’unica edizione nazionale.
Nonostante le denunce del FINSI-Sindacato Unitario dei Giornalisti Italiani, la proprietà, grazie ad alcune operazioni societarie e alla creazione dell’impresa sociale Cultura e Mezzogiorno, continua a percepire contributi pubblici per l’editoria: 1,9 milioni di euro per il 2022 e altrettanti per i successivi due anni.
La questione è stata portata all’attenzione del Parlamento dall’onorevole Franco Mari di Alleanza Verdi Sinistra con un’interrogazione nella Commissione Lavoro della Camera, alla quale il rappresentante del Governo, il sottosegretario Claudio Durigon, ha risposto in modo burocratico, senza offrire soluzioni concrete.
È tempo che la vicenda sia riesaminata e portata nuovamente all’attenzione del Governo Nazionale, con il coinvolgimento delle Regioni Puglia e Basilicata. È necessario l’intervento del Ministero del Lavoro e del Dipartimento per l’editoria presso Palazzo Chigi per attivare controlli sull’utilizzo dei fondi per l’editoria di cui beneficia il gruppo proprietario della Gazzetta del Mezzogiorno.
Si richiede inoltre l’intervento del Ministero delle Imprese e del Made in Italy per convocare un tavolo di confronto con la proprietà e le organizzazioni sindacali, utilizzando tutti gli strumenti disponibili per ripristinare l’offerta informativa nel territorio e garantire un futuro ai 46 giornalisti coinvolti e alle loro famiglie.
Fedele Cannerozzi
Dipartimento Lavoro
Segreteria Regionale Sinistra Italiana