La relazione del prefetto di Foggia sullo scioglimento per mafia del Comune di Orta Nova si sofferma, ancora nell’ultima parte, nell’ atteggiamento “inerte ed omissivo dell’amministrazione comunale” non solo circa le cautele antimafia, ma anche nelle modalità di gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Orta Nova, l’intreccio mafioso al Comune negli appalti, polizia municipale, cimitero
Alcuni beni immobili assegnati all’ente, sin dal dicembre 2014, sono tuttora inutilizzati, scrive il prefetto.
Si rileva una “significativa assenza di iniziative” circa le richieste formulate all’amministrazione comunale sulla presa in possesso di immobili confiscati a componenti del clan mafioso locale.
“Tali richieste, ignorate dal sindaco di Orta Nova manifestano il totale spregio del ruolo che il Codice antimafia (art. 48) attribuisce alle amministrazioni comunali, quali attori privilegiati nell’attuazione della strategia di contrasto alla criminalità organizzata”.
Irregolarità amministrative ed assenza della relativa documentazione agli atti del comune sono stati rilevati in sede ispettiva nelle procedure di rilascio dei permessi di costruire.
“Alcuni sono stati concessi in favore di un familiare del capocosca locale, sebbene non siano stati posti in essere alcuni prescritti adempimenti quali, tra gli altri, il versamento degli oneri urbanistici, la mancata comunicazione di inizio lavori, l’autorizzazione sismica, l’indicazione della ditta esecutrice dei lavori, la relativa attestazione del DURC”.
“Condotte accondiscendenti anche per il rilascio del permesso di costruire una cappella cimiteriale”,
che la commissione di indagine ritiene sia destinata alla suddetta famiglia mafiosa benché il titolo edilizio risulti intestato a terze persone.
A questo riguardo viene riferito del rilascio “in sanatoria” del permesso di costruzione del manufatto nonostante che lo stesso fosse stato sequestrato dalle forze di polizia per abusi edilizi.
“Tali elementi rivelano una serie di condizionamenti nell’amministrazione comunale di Orta Nova volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché li pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità”.