Da alcuni mesi imperversa fra i media un fenomeno stranissimo, legato alla pubblicazione dell’ormai noto libro intitolato “Il mondo al contrario” e scritto dal generale Roberto Vannacci.
Il tema di fondo è che il pensiero dominante, presente nel mondo della comunicazione e dell’informazione, che gli anglofili a corto di definizioni indigene denominano mainstream e che il generale apostrofa, appunto, come mondo al contrario, occulterebbe o quantomeno svilirebbeil pensiero viceversa comune e genuino, questa volta appartenente al popolo italiano, di cui il medesimo generale si riterrebbe interprete e rappresentante.
Non interessano a questo punto le vicissitudini personali di quest’ultimo, legate alla sua pur rilevante carica istituzionale, che mal si concilia con la propaganda politica, di fatto esondata dalla pubblicazione del libro medesimo, e non interessa neanche il suo contenuto specifico, il quale pare consistere in teorie forse non assolutamente campate in aria, ma anche piuttosto retrograde e neppure troppo originali.
La parte davvero interessante, viceversa, è proprio il cortocircuito da essoscaturito, secondo cui tale “mainstream” avrebbe la tendenza ad offuscare le tesi del generale medesimo, considerandole assurde o insensate, proprio nel mentre lo trasforma in un fenomeno mediatico presente ovunque, persino nei maggiori mezzi di informazione e comunicazione.Infatti, professarsi martiri dell’informazione è ormai diventato sport olimpico, soprattutto fra i propugnatori delle teorie e tesi più bislacche.
Qualcuno potrebbe giudicare questo atteggiamento di tipo passivo aggressivo, o meglio di chi è consapevole di essere minoritario nell’immaginario collettivo e tenta di compensare tale debolezza, ribellandosi e strillando più forte, al fine di assumere contemporaneamente appunto il ruolo di vittima predestinata.
In realtà sappiamo benissimo che proprio l’enorme universo della comunicazione e informazione, ormai arricchito e amplificato dai nuovi media, è oltremodo complesso, fatto di numerose sfaccettature e non manca chi predilige le tesi strampalate, le urla disumane, i battibecchi televisivi, in cui i contendenti se ne dicono di ogni, per la semplice ragione che fanno audience e quindi producono profitti a fronte di modico investimento ed impegno, anzi forse ne rappresenta la maggior parte.
Come, d’altro canto, vi sono anche coloro i quali strenuamente cercano di mantenere intatta la loro professionalità, magari preferendo lo studio e la ricerca continui, la verifica delle fonti, il dialogo costruttivo, l’attenzione costante alrispetto delle tesi altrui, anche quando sono numerose e differenziate, e che nel complesso vanno a costituire quello che è a tutti gli effetti l’unico vero valore di una corretta informazione e del dialogo democratico, cioè l’onestà intellettuale e la credibilità, e sono proprio questi ultimi che il generale va a bollare come mainstream.
Atteggiamento tipico di una fetta importante del popolo italiano,purtroppo convintabasti leggere un paio di testi raccolti a casaccio sulla rete per diventare espertissimi di una qualsiasi materia e da quel momento in poi sorda a qualsiasi opinione contraria proferita da chi per anni si è occupato del tema e ne ha fatto oggetto di studio approfondito. Tutto questo, poiché in un modo o nell’altro le semplificazioni, la superficialità, le insinuazioni pesanti, le affermazioni in mala fede, gli insulti gratuiti, producono fama e successo.
Qualcuno disse che una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe.
Quindi non è affatto vero che nel multiforme mondo dell’informazione le tesi minoritarie o eccentriche, vengano trascurate, ma è vero l’esatto contrario e cioè che si fa molta fatica a porvi argine o contrastarle, come è giusto sia nel dibattito pubblico, se urlate e immotivate. Per fare un esempio banale, non manca giorno in cui non si sappia di una interruzione di autostrada o imbrattamento del patrimonio artistico per opera di eco vandali,e se tutto questo non fa breccia nel cuore di nessuno o comunque non nella maggioranza dei cittadini, non è perché mancano informazioni al riguardo o si è destinatari di oscure macchinazioni, ed è inutile legnarsi di questo.
Anzi, anche a voler insistere con gesti sempre più eclatanti,in abbinamento ad accuse complottistiche sempre più sofisticate, non cambierebbe assolutamente nulla.
D’altro canto, è proprio questa l’essenza della democrazia, la possibilità di convogliare nel dibattito pubblico tutte le possibili opinioni, anche le più originali, poiché comunque in grado di arricchirlo o sicuramente affinarlo.
Se poi però, con il cessare degli strepiti e con il clima meno incandescente, la razionalità ed il buon senso fanno giustizia di coloro i quali per il semplice fine di raggiungere il successo sono in grado di spararla più grossa possibile, magari urlando o persino cambiando idea di continuo per rimanere sulla cresta dell’onda, costoro non possono lamentarsi di essere contrastati ed accantonati da quello che considerano il mainstream, cioè il pensiero comune. (I fontinua)
A cura di Lorenzo D’Apolito
Vannacci Comandante Vigili Urbani di Manfredonia, Gratteri Sindaco, Di Matteo lavori pubblici x 10 anni. stop.