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Incidente in Afghanistan: morti 3 militari italiani. Uno pugliese

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
20 Febbraio 2012
Cronaca //

Tre i militari italiani morti stamane in Afghanistan, in seguito ad un incidente stradale avvenuto nei pressi di Shindand (fonte image: lapresse)
Roma – TRE i militari italiani morti stamane in Afghanistan, in seguito ad un incidente stradale nei pressi di Shindand. A riferirlo fonti della Difesa italiana. L’incidente è avvenuto a circa 20 Km a sud-ovest di Shindand, dove un Lince sarebbe rimasto coinvolto in un incidente. Il mezzo appartenente alla Task Force Center, con base a Shindand, sarebbe stato impegnato in un’attività tesa al recupero di “un’unità bloccata dalle condizioni meteo particolarmente avverse, quando nell’attraversare un corso d’acqua, si è ribaltato intrappolando, al suo interno, tre dei militari dell’equipaggio che sono successivamente deceduti”. Attualmente in corso “tutte le attività possibili per informare le famiglie dei militari”.

In base a quanto emerso, i soldati appartenevano al 66esimo reggimento di stanza a Forlì. Le tre vittime sono il caporal maggiore capo Francesco Currò, 33 anni di Messina, il primo caporal maggiore Francesco Paolo Messineo, 29 anni di Termini imerese (Palermo), e il primo caporal maggiore Luca Valente, 29 anni di Miggiano (Lecce).

Cordoglio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha appreso “con profonda commozione – come emerge da una nota del Quirinale – la notizia del grave incidente in cui hanno oggi perso la vita tre militari italiani, impegnati nella missione internazionale per la pace e la stabilità in Afghanistan, ed esprime i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari dei caduti, rendendosi interprete del profondo cordoglio del Paese”.

I 3 militari del 66esimo Reggimento di stanza a Forlì, deceduti stam ane, sono le prime vittime italiane del 2012 in Afghanistan. Complessivamente 10 i decessi nel 2011 su un totale di 565. Dall’inizio delle operazioni in Afghanistan, le vittime italiane sono state 48.

Aggiornamenti. Fra i 3 militari deceduti un salentino. Palese: La Puglia e il Salento pagano ancora “La Puglia paga ancora un tributo di sangue alla pace in Afghanistan. La morte dei tre militari italiani ci addolora profondamente e siamo affettuosamente vicini alle loro famiglie. A titolo personale e a nome dell’intero Gruppo consiliare del Pdl alla Regione Puglia, desidero esprimere un sentimento particolare di vicinanza e di cordoglio, alla famiglia del caporalmaggiore Luca Valente, intorno alla quale oggi si stringono la Puglia e il Salento. I nostri ragazzi, impegnati nella missione di pace sul suolo afghano, sono l’orgoglio della nostra terra, ma la Puglia ha pagato e continua a pagare un tributo troppo alto in termini di vite umane”. Lo dichiara in una nota il capogruppo del Pdl alla Regione Puglia, Rocco Palese.

Afghanistan e India: il dolore e l’ansia del Consiglio pugliese. La notizia del grave incidente costato la vita a tre militari italiani impegnati nella missione di pace in Afghanistan è accolta con profonda emozione dal Consiglio regionale della Puglia. “Rendendomi interprete dei sentimenti dell’intera Assemblea e con sincera commozione personale – dichiara il presidente Onofrio Introna – esprimo il cordoglio per il nuovo lutto che ha colpito il Paese, le Forze Armate, le comunità di appartenenza e che sconvolge tre famiglie. A loro, in particolare, sentiamo di rivolgere un abbraccio accorato. Ci stringiamo ai familiari dei caporal maggiori Currò, Messineo e Valente, salentino, figlio di una regione che continua a piangere caduti per il dovere”. In quest’occasione, continua il presidente del Consiglio regionale, “il pensiero va con apprensione anche a due famiglie pugliesi e a due marò del San Marco coinvolti nelle acque dell’Oceano Indiano in un incidente internazionale che stenta a trovare un chiarimento. L’auspicio è che l’effettiva dinamica dei fatti possa venire accertata quanto prima e rivelare l’estraneità dei marinai italiani e la correttezza della loro condotta”.

Dichiarazione del consigliere regionale Mario Vadrucci (PdL). “Esprimo profondo dolore per la scomparsa del giovane Luca Valente di Miggiano. Il suo è l’ennesimo tributo di sangue che paga questa nostra terra salentina ad una causa giusta ma che è costata fino ad ora troppe vittime”.

Dichiarazione del consigliere regionale Franco Pastore (Misto/Sel). “Ancora giovani e ancora pugliesi che perdono la vita sul fronte di guerra. E non è neppure la prima volta che si tratta di un incidente. Sono addolorato per il militare salentino morto in Afghanistan e alla sua famiglia porgo il mio cordoglio. Comprendo e immagino l’ansia e le preoccupazioni delle famiglie di tutti i militari che operano in quelle zone, ragazzi che sono motivati e spinti da buoni valori, di giustizia, democrazia e pace ma anche dal bisogno. Sarebbe bene che i nostri ragazzi rientrassero e che il Paese investisse altrove quanto investe in quelle missioni, soprattutto in un momento come questo”

Nichi Vendola. Il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola esprime “grande commozione e profondo cordoglio” per la dolorosa scomparsa dei tre militari italiani deceduti quest’oggi a causa di un incidente stradale nei pressi di Shindand, in Afghanistan. “Vorrei esprimere la mia vicinanza e solidarietà – ha detto Vendola – alle famiglie dei militari, in particolare alla famiglia del giovane pugliese di Gagliano del Capo, il caporal maggiore Luca Valente. Un elenco di dolore che si allunga ancora di più con la vita di altre giovani vittime incolpevoli di un destino tragico in terra afgana. Oggi ancora di più è arrivato il momento della riflessione su una guerra della quale non riusciamo a capirne il senso”

Il cordoglio di Vendola per la scomparsa dei tre militari in Afghanistan. Il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha espresso “grande commozione e profondo cordoglio” per la dolorosa scomparsa dei tre militari italiani deceduti quest’oggi a causa di un incidente stradale nei pressi di Shindand, in Afghanistan. “Vorrei esprimere la mia vicinanza e solidarietà – ha detto Vendola – alle famiglie dei militari, in particolare alla famiglia del giovane pugliese di Gagliano del Capo, il caporal maggiore Luca Valente. Un elenco di dolore che si allunga ancora di più con la vita di altre giovani vittime incolpevoli di un destino tragico in terra afgana. Oggi ancora di più è arrivato il momento della riflessione su una guerra della quale non riusciamo a capirne il senso”.


Redazione Stato@riproduzione riservata

1 commento su "Incidente in Afghanistan: morti 3 militari italiani. Uno pugliese"

  1. Da: Avv. Eugenio Gargiulo (eucariota@tiscali.it)

    La sopraggiunta accertata “inidoneità fisica” del lavoratore allo svolgimento delle mansioni attribuitegli non ne giustifica l’automatico licenziamento!

    La sopravvenuta inidoneità fisica non giustifica il licenziamento del lavoratore. Prima, infatti, il datore di lavoro deve constatare se sia possibile assegnargli altre mansioni di pari livello, affidate ad altri lavoratori. Il tutto, comunque, evitando di pregiudicare gli altri dipendenti attraverso mutamenti e spostamenti nell’organico aziendale.

    Lo ha deciso il Tribunale di Foggia, sezione Lavoro, nell’ accogliere il ricorso, presentato da un lavoratore dipendente di una azienda della Capitanata, che si occupa di lavorazione e trasformazione di prodotti per alimenti, avverso il licenziamento irrogatogli dalla medesima ditta a seguito del proprio rifiuto ad essere adibito a certe mansioni, risultate incompatibili con il proprio stato di salute a causa di un’allergia.
    Il lavoratore licenziato era stato,infatti, dapprima assunto come addetto ad una data “catena di trasformazione del prodotto” e , successivamente , trasferito ad un’altra nella quale l’utilizzo e l’impiego di certe sostanze, finalizzate alla lunga conservazione alimentare, erano “inconciliabili” con la propria “patologia”.

    L’impresa alimentare , certificato medico aziendale alla mano, aveva preferito licenziare il dipendente senza neppure attendere la perizia della Asl locale che, invece, ha accertato la perdurante compatibilità dello stato di salute del lavoratore con le precedenti mansioni assegnategli prima del “rifiutato” trasferimento di incarico.
    Secondo il Tribunale di Foggia, dunque, il dipendente avrebbe potuto essere adibito alla precedente mansione, svolta con successo , senza “alcuna alterazione dell’organigramma aziendale” e senza danneggiare alcuno degli altri dipendenti.

    Il Giudice del Lavoro dauno, nella propria sentenza, richiamando un recente orientamento della Suprema Corte , ha quindi “affermato” il principio giuridico che “ ..la semplice inidoneità fisica a svolgere la mansione assegnata non è sufficiente per giustificare il licenziamento del dipendente, nel caso in cui risulti che il datore di lavoro non abbia effettuato le dovute verifiche per destinare il lavoratore a un’altra mansione . Sulla scorta di questa considerazione di diritto va , pertanto, accolta la richiesta di reintegra e di risarcimento danni , avanzata nel proprio ricorso da lavoratore licenziato perché “inidoneo alle manzioni assegnategli” ( in tal senso vedasi Cassazione Civile 13 ottobre 2009 n. 21710)

    La ditta ,operante nel settore di trasformazione alimentare, si era difesa in giudizio sostenendo la tesi della legittimità del licenziamento, irrogato al proprio dipendente, in quanto, in caso di sopravvenuta inidoneità fisica del lavoratore , deve tenersi conto che di tale accertamento è parte integrante non solo la reale sussistenza di detta inidoneità, ma anche l’idoneità ad altre mansioni, compatibilmente con l’assetto aziendale poiché , vertendosi nella materia lavoristica e non in quella dell’assistenza sociale , gli interessi del lavoratore vanno bilanciati con quello al libero esercizio dell’iniziativa economica dell’imprenditore (garantito dall’articolo 41 della Costituzione).

    Ma il Tribunale di Foggia non ha inteso “far propria” tale posizione giuridica , ribadendo ed evidenziando che l’ esercizio dell’iniziativa economica privata deve, comunque, svolgersi nel “rispetto del diritto alla salute dei lavoratori”. E, dunque, ben può l’ Autorità giurisdizionale annullare un licenziamento, quando risulti che il datore di lavoro non abbia messo in campo le dovute verifiche per destinare il dipendente a un’ altra mansione, nel caso in cui ciò non comporti né trasferimenti di altri lavoratori, nè alterazioni dell’organigramma aziendale. (in tal senso vedasi anche Cassazione civile , sez. lav., 09 settembre 2008, n. 23109)

    Sull’ argomento interviene l’avv. Eugenio Gargiulo , il quale evidenzia come, nel caso concreto, valutato dal Giudice del Lavoro di Foggia, l’ azienda convocata in giudizio non aveva rispettato il suo “obbligo” di dovere “riconvertire” il lavoratore in una posizione lavorativa idonea e conforme agli obblighi prescritti . Il Tribunale dauno ha ,poi, concluso, precisando ,altresì, il principio giuridico in forza del quale “il datore di lavoro può adibire il lavoratore, divenuto inidoneo alle mansioni da ultimo espletate, a mansioni di livello inferiore, solo con il consenso del dipendente, provando, a norma dell’art. 2697 del codice civile, l’ impossibilità di assegnare il dipendente ad altre mansioni equivalenti a quelle da ultimo espletate, od a mansioni di livello intermedio.”
    Foggia, 20 febbraio 2012 Avv. Eugenio Gargiulo

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