PRIMA IL NORD, urlavano i leghisti e finalmente ce l’hanno fatta a prendersi definitivamente tutto il malloppo.
Non c’è dubbio sulla innegabile bravura a raccontare la favoletta che l’Italia la mantengono con le loro quattro regioni e, quindi, è giusto arraffare tutto ciò che è possibile arraffare.
D’altronde, la SPESA STORICA questo dice: perché mai bisogna fare il contrario proprio ora?
Cosa importa dei LEP e del piagnisteo di quattro vagabondi lazzaroni che non hanno mai lavorato in vita loro?
Ma davvero sono solo loro a produrre e a mantenere l’Italia?
Diamo un’occhiata ai dati del Pil nazionale 2022 forniti dall’Istat e notiamo che:
1) Roma ladrona produce più del fantasmagorico e scintillante Veneto, regno incontrastato degli “sghei”;
2) Le derelitte Sicilia, Campania e Puglia producono e pesano quanto Emilia-Romagna e Toscana;
3) La Puglia produce oltre il 60% in più della Liguria e del decantato Trentino Alto Adige, terra di abnormi e doppie sovvenzioni pubbliche, sia alla Regione sia alle Provincie Autonome;
4) Sempre la derelitta e indolente Puglia produce quanto le laboriosissime Marche e Friuli Venezia Giulia messe insieme;
5) Gli scansafatiche di Sicilia e Puglia producono quanto il Veneto (pensa un po’ se provassimo “a laurà” un po’ di più)
E’ proprio vero che il Sud continua ad essere sempre “assistito e incapace” di sostenere il proprio sviluppo?
Do you kown, “fatturazione elettronica”?
Bene, analizzando i dati di Unimpresa del 2023 relativi alle partite iva e, in particolare, alla fatturazione elettronica, sembrerebbe che il cielo si stia pian piano capovolgendo; infatti, la variazione percentuale 2023 su 2022, porta alla seguente graduatoria:
1) Molise + 13.9%
2) Sicilia + 12.35%
3) Valle d’Aosta + 9.9%
4) Campania + 7.3%
5) Piemonte + 6,4%
6) Calabria + 6.2%
7) Puglia + 4,1%
Con Liguria a – 8.6%, Lombardia a – 4.3%, Trentino a – 1.3% e Friuli a – 1%
“Oibò” – direbbe Totò – “c’è qualquadra che non cosa” nello storytelling che vede il Sud (magma unico e inscindibile…) come palla al piede delle Grandi Realtà del Norde; quel Norde che adesso, potendo contare anche sulle briciole cadute dal tavolo nazionale, potrà finalmente competere ad armi pari con i competitor europei e mondiali senza la zavorra dei terroni.
Chissà, forse hanno ragione loro. O forse no.
L’unico dato certo e incontrovertibile è la presenza di una vera, grande, inutile, pesantissima e costosissima zavorra che frena lo sviluppo meridionale: la sua classe politica imbelle e inadeguata che va rapidamente cambiata.
A cura di Tommaso Rinaldi.